Il Timone n. 25 – anno 2003 –
Perseguitati.
Le atrocità commesse dai comunisti nei confronti dei cristiani raggiunsero livelli spesso inimmaginabili. Un esempio: nel carcere di Pitesti, in Romania, gli studenti cristiani che si rifiutavano di rinnegare Dio venivano “battezzati” tutte le mattine nel seguente modo: si immergeva loro la testa in una tinozza piena d’urina e di escrementi, mentre gli altri detenuti attorno salmodiavano la formula del battesimo. Perché il suppliziato non annegasse, di tanto in tanto gli si tirava fuori la testa e lo si lasciava respirare un attimo, prima di reimmergelo in quella mistura. Dal Libro nero del comunismo (Mondadori) apprendiamo che uno dei giovani torturati in quel modo, evidentemente impazzito, per ben due mesi si recava tutte le mattine a immergere da solo la testa nella tinozza, con grande scherno dei suoi rieducatori.
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Convertito.
Il 20 febbraio 1798, Papa Pio VI partiva da Roma alla volta della Francia, fatto prigioniero per ordine del Direttorio.
Durante il lungo e penosissimo viaggio, molta folla fece omaggio di una sincera devozione per il Pontefice.
Il 13 luglio dell’anno successivo, il Papa, sempre sotto scorta, giungeva a Romans e qui venne ospitato nella casa del signor Chabert, una singolare figura di repubblicano generoso e bonario. Lo Chabert, alla vista del Pontefice così sofferente e insieme così paziente e dolce, si sentì trafiggere il cuore, gli si gettò ai piedi, ne invocò la benedizio” ne. Poi, volle gli si procurasse un sacerdote del clero rimasto fedele a Roma, per confessarsi, perché non voleva trascorrere la notte in peccato mortale.
Cominciò per lui una nuova vita, prese a proteggere i preti refrattari e rimase un buon cristiano. Il fatto è raccontato nel bel libro di Sandro Totti, Il martirio di un Papa (edito da Il Cerchio. Iniziative Editoriali). L’autore ha ripercorso l’intero viaggio al quale fu costretto questo grande Pontefice e lo racconta con dovizia di particolari nel volume suddetto. Che merita di essere letto e diffuso.
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Ecologisti doc.
Filippo di Edimburgo, marito della Regina d’Inghilterra e fondatore del WWF, così dichiarava nel 1988 all’agenzia di stampa tedesca DPA: “Se rinascessi, mi piacerebbe essere un virus letale, per contribuire a risolvere il problema dell’eccesso di popolazione”. Non c’è che dire: davvero un bell’esempio di “amore” per il genere umano. Non il solo, purtroppo.
Fulco Pratesi, che del WWF italiano è Presidente, così scriveva nel suo Ecologia domestica del 1989: “Le ricorrenti notizie di famiglie sterminate dai funghi costituiscono un b.uon deterrente e un discreto disincentivo alla loro raccolta selvaggia”. Il libretto di Pratesi (sponsorizzato dalla COOP) suggeriva, tra le altre cose, di utilizzare la carne dei cadaveri umani per confezionare scatolette di cibo per i cani.
Questa incredibile affermazione e altre significative notizie le apprendiamo dal bel libro di Rino Cammilleri I mostri della ragione (Ed. Ares) che ogni apologeta non deve mancare di leggere.
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Gesù, il sinedrio e i romani.
Secondo alcuni studiosi moderni, l’iniziativa politica del processo che .avrebbe portato alla crocifissione di Gesù sarebbe stata dei Romani e di Pilato. Alla radice di questa conclusione c’è la convinzione che il sinedrio avesse il potere di eseguire condanne capitali, cosicché, se la condanna a morte fu eseguita dai Romani ciò significa che anche l’iniziativa del processo fu romana. I Vangeli, attribuendo al Sinedrio la colpa della condanna, non sarebbero attendibili storicamente. In realtà – spiega bene Marta Sordi nel suo “Alle radici dell’Occidente” (Marietti 2002), il potere di condannare a morte era riservato nelle province ai soli governatori romani, i quali, però, lasciavano agli organi locali la capacità di condurre autonomamente i processi (fatta eccezione per la pena capitale). Se il sinedrio, che aveva condannato a morte Gesù per bestemmia, voleva eseguire la sua condanna, doveva convincere il governatore romano camuffando l’accusa religiosa con motivazioni politiche. Così accadde e Gesù: colpevole per il Sinedrio di essersi fatto uguale a Dio, fu denunciato ai Romani dallo stesso sinedrio per essersi proclamato “Re dei giudei”.
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Chiesa e omosessualità.
C’è una profonda differenza tra il fumoso senso comune del mondo e l’insegnamento limpido della Chiesa in tema di omosessualità: il primo rivendica la dignità dell’omosessualità in quanto tale; il Magistero, invece, insegna la dignità degli omosessuali in quanto persone, chiamandole alla conversione. Senza dimenticare che la presunta intolleranza della Chiesa verso gli omosessuali sembra appartenere più alla grande leggenda nera anti-cattolica che non alla realtà dei fatti storici.
Come ricorda Vittorio Messori, i Paesi di lunga tradizione cattolica sono stati i primi a depenalizzare – cioè a non considerare reato, al di là del giudizio morale – le condotte omosessuali: la Francia nel 1810, l’Italia nel 1886, la Polonia nel 1932.
L’anglicana Gran Bretagna ha depenalizzato questi reati nel 1967, la Germania comunista nel 1968, la Jugoslavia di Tito nel 1977, la luterana Norvegia nel 1972, Israele soltanto nel 1988.
Dunque: lasciamo perdere gli slogan, e torniamo alla realtà, che non mancherà di sorprenderci.
IL TIMONE N. 25 – ANNO V – Maggio/Giugno 2003 – pag. 21