Il Timone n. 46 – anno 2005 –
PRIMATO DI PIETRO
Oggi, le Chiese che si denominano “ortodosse” non accettano il Primato di Pietro che si perpetua nei vescovi di Roma. Eppure, al Concilio di Calcedonia del 451, che anche quelle Chiese riconoscono come normativo, il ruolo unico del Papa fu esplicitamente ammesso.
Prova ne è il fatto che i vescovi, al termine del concilio, scrissero a papa Leone, il quale non aveva potuto partecipare, attribuendogli il merito di ciò che era stato fatto e riconoscendo il suo ruolo primaziale con espressioni inequivocabili: «Tu sei venuto fino a noi, tu sei stato per tutti l’interprete della voce di Pietro… Sei tu che, per mezzo dei tuoi vicari, hai diretto e comandato tutta la moltitudine dei padri, come la testa comanda alle membra». Chiarissimo: il vescovo di Roma è “la testa” che comanda alle “membra” della Chiesa.
Questo insegna la dottrina cattolica. E questo proclamavano i vescovi dell’Oriente, sconfessati da coloro che si sono separati da Roma nel 1054.
ALI DELLA FEDE
Erano uomini dell’aria, hanno costruito e pilotato aerei, su nei cieli contemplavano quel Dio nel quale credevano fermamente. Gli ingegneri Ermano Mazzocchi e Filippo Zappata erano uomini di grande fede: il primo, progettista di tanti velivoli di successo, tra cui l’aviogetto utilizzato attualmente dalle Frecce Tricolori, è scomparso recentemente a Varese, non lontano dalla fabbrica dell’Aermacchi dove
si compì la sua straordinaria avventura umana e professionale; del secondo, morto qualche anno fa, si ricordano i trimotori Cant Z del periodo bellico e un avveniristico quadrimotore civile disegnato per l’Agusta nell’immediato dopoguerra. Mazzocchi, fedele lettore del Timone, era legatissimo alla figura di Francesco Olgiati, autore del Sillabario del Cristianesimo e ricordava con riconoscenza la sua formazione giovanile nel Collegio Arcivescovile di Tradate. Zappata, devotissimo a Maria, recitava ogni giorno l’intera corona del Rosario.
CHIESA E CULTURA
Un grandissimo contributo alla libertà nelle nascenti università fu dato da papa Alessandro III. Egli, dapprima attraverso lettere a singoli vescovi affermò la gratuità dell’insegnamento, proibendo loro di riscuotere denaro per la concessione della licenza di insegnare; quindi, con il III Concilio Lateranense del 1179, stabilì che in ogni diocesi fosse assegnata al magister un’indennità per consentirgli di insegnare gratuitamente. Dobbiamo alla civitas christiana medievale la fondazione delle università, da Bologna a Cracovia, da Parigi a Toledo, da Oxford a Uppsala. Nel 1600 si contano più di cento università nel mondo: tutte sono racchiuse nell’area socio-culturale dell’Europa. Non ve ne sono altre nel resto del mondo, tranne che in America Latina, opera dei conquistatori spagnoli.
MARTIRE
Sono oltre un centinaio i sacerdoti uccisi tra il 1944 e il 1947 in tutta Italia dai partigiani comunisti. Molti, sinceramente antifascisti, sapevano però che tra i “rossi” parecchi combattevano non per la libertà ma per l’instaurazione di un regime peggiore di quello uscito sconfitto dalla guerra. Don Luigi Lenzini ebbe il coraggio di denunciare dal pulpito questo pericolo. Fu assassinato a Crocette di Pavullo (MO) la notte tra il 20 e il 21 luglio del 1945, a guerra terminata. Lo vennero a prendere in quattro, oppose resistenza ma invano. Il cadavere fu trovato una settimana dopo, semisepolto in una vigna distante mezzo chilometro, con varie ossa spezzate e crivellato di proiettili, col solo volto che affiorava dalla terra privo degli occhi e con il cranio fracassato dal calcio di una pistola. Tale era il terrore instaurato dai comunisti in quella zona che al processo per l’assassinio nessuno ebbe il coraggio di costituirsi parte civile. Si legga l’ottimo libro di Roberto Beretta, Storia dei preti uccisi dai partigiani (Piemme).
GRAZIE AI MONASTERI
Nel X secolo, l’Europa viveva in una situazione desolante. La caduta dell’impero carolingio, il disgregamento dell’autorità politica, le invasioni di Vichinghi, Saraceni e Magiari, che distruggevano monasteri e chiese, lo sfruttamento e la secolarizzazione della Chiesa da parte delle autorità feudali: tutto ciò costituiva un grave danno per i popoli e per la Chiesa in Europa. Anche questa volta, come ai tempi di san Benedetto, il rinnovamento iniziò da un gruppetto di monaci. Nel 910 l’abate Bernone fondò il monastero benedettino di Cluny, posto alle dirette dipendenze dell’autorità pontificia, oltre che sotto quella dell’abate, e sottratto, in tal modo, alle interferenze dei laici e dei vescovi stessi, spesso succubi delle autorità politiche. Una formula vincente per la libertà della Chiesa e il bene dei popoli. Monasteri cluniacensi si diffusero in Francia, Italia, Spagna, Inghilterra e Germania, tanto che all’inizio del XII secolo se ne contavano 1600 in tutta Europa. Si legga il bel libro di Maurizio De Bortoli, Percorso nella storia della Chiesa (Itaca, 2003).
IL TIMONE – N. 46 – ANNO VII – Settembre/Ottobre 2005 – pag. 25