Il Timone n. 59 – anno 2007 –
PRIMOGENITO
Per protestanti e Testimoni di Geova, Gesù non sarebbe l’unico figlio di Maria. Egli avrebbe avuto fratelli e sorelle e ciò sarebbe confermato anche dal Vangelo, che chiama Gesù “primogenito”. Le cose stanno diversamente: ai tempi di Gesù, veniva chiamato primogenito anche il figlio unico. Troviamo una conferma di questo in una scoperta archeologica (anno 1922). Nella trascrizione greca di un cimitero giudaico d’Egitto, che è stata datata al 28 gennaio dell’anno 5 a.C., si leggono queste parole: «…La sorte mi condusse al termine della vita nei dolori del parto del mio primogenito figlio». Qui si usa lo stesso termine greco usato dall’evangelista san Luca “primogenito”, ma è evidente che Arsinoe, questo il nome della defunta, morì dando alla luce il suo primo – e unico – figlio. Ne consegue che il termine “primogenito” attribuito a Cristo non nega necessariamente la perpetua verginità di Maria.
MEDIOEVO CRISTIANO E SCIENZA
La scienza moderna non nasce con Copernico e Galileo, ma nel Medioevo cristiano. Lo sosteneva con abbondanza di prove Pierre Duhem (1861-1916), ricordato nel bel libretto di Stanley Jaki, Cristo e la scienza (Fede & Cultura, 2006). Secondo Duhem, la scienza antica poggiava su una teologia pagana, la quale sosteneva che i cieli e gli astri fossero degli dei. Invece, in pieno Medioevo cristiano (metà XIV secolo), Buridano ha osato dichiarare che i cieli non erano mossi da intelligenze divine o angeliche, ma da un impulso indistruttibile ricevuto da Dio al momento della creazione, nello stesso modo in cui si muove una palla lanciata dal giocatore. E chi ha fondato la dinamica, scoperto la legge della caduta dei gravi, posto le fondamenta di una geologia?, si chiedeva Duhem. La Scolastica parigina in tempi in cui l’ortodossia cattolica della Sorbona era proverbiale nel mondo intero Per Duhem, dunque, Copernico e Galileo sono i continuatori e in un certo modo i discepoli di Nicola d’Oresme e di Giovanni Buridano. Se la scienza moderna, di cui il mondo è fiero, ha potuto vedere la luce e perché la Chiesa cattolica ne è stata la levatrice.
LA PRIMA COMUNIONE DI NAPOLEONE
Come la maggior parte dei figli della Francia rivoluzionaria, Napoleone per buona parte della sua vita restò lontano dalla fede cristiana cui era stato educato. Durante il doloroso esilio a Sant’Elena, separato dalla moglie e dal figlio, abbandonato da molti suoi fedeli, si riavvicinò invece alla Chiesa Cattolica. Morì accettando i sacramenti e, a chi gli chiedeva quale fosse stato il giorno più bello della sua vita, lui protagonista di tanti trionfi rispose: «Il giorno della mia prima comunione». Questa conversione ispirò appunto allo scrittore italiano Alessandro Manzoni una delle sue poesie più celebri, l’ode “Il Cinque Maggio”.
IL TIMONE – N.59 – ANNO IX – Gennaio 2007 pag. 25
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