Il Timone n. 62 – anno 2007 –
COMUNISMO
Nell’anno 1967, un decreto classificato con il n. 4337, dichiarava l’Albania un Paese ufficialmente ateo, nel quale era proibito per legge credere in Dio. Pregare nella propria abitazione, portare un rosario in tasca, una medaglietta al collo, leggere una bibbia, farsi il segno della croce diventavano reati punibili con anni e anni di carcere e lavoro forzato. Naturalmente, le poche chiese rimaste fino ad allora aperte vennero chiuse e i pochi sacerdoti ancora in libertà vennero arrestati. Dal 1944, anno della presa del potere da parte dei comunisti, la persecuzione costò alla Chiesa la morte di: 2 arcivescovi, 5 vescovi, 1 abate, 64 preti diocesani, 33 francescani, 14 gesuiti, 10 seminaristi, 8 suore e un numero incalcolabile di fedeli.
ITALIA SUICIDA
Famiglia Domani Flash del trimestre ott-nov-dic 2006, trimestrale diretto dal prof. Roberto De Mattei, riporta dati allarmanti riguardo il suicidio demografico intrapreso dal nostro paese negli ultimi anni. In Italia, nel decennio 19501959 nacquero 8.824.000 bambini; nel successivo decennio del boom economico, dal 1960 al 1969, ne nacquero ben 9.679.000; negli anni Settanta le nascite calarono a 8.304.000. Poi avvenne il crollo: nel decennio 1980-1989 le nascite furono 5.987.000, e nel decennio 1990-1999 scesero a 5.367.000. Dati impressionanti, come si può ben vedere. Ai quali va aggiunto anche questo: se negli anni Sessanta il sal-do fra nascite e morti era stato positivo per 4.653.000 unità, negli anni Novanta c’è stato un saldo negativo per 177.000 unità. Poiché tendenze analoghe si sono verificate anche in diverse parti del continente europeo, vi è da meditare sul futuro di spopolamento e di invecchiamento al quale Italia ed Europa stanno andando pericolosamente incontro.
DARWIN
Nel suo L’origine dell’uomo, Charles Darwin, dopo avere pro-clamato l’inferiorità mentale e fisica della donna rispetto all’uomo, dopo aver parlato degli “idioti” come esseri «molto pelosi che tendono a esibire caratteri di un tipo di animale inferiore», proponeva che la generazione tra uomini avvenisse nello stesso modo di quella tra bestie di un buon allevamento. Si lamentava che gli uomini facessero «di tutto per arrestare il processo di eliminazione» naturale, costruendo asili per pazzi, storpi e malati e vaccinando esseri di debole costituzione, salvandoli così da morte certa. In questo modo, scriveva, «i membri deboli delle società civilizzate propagano il loro genere». E aggiungeva: «Nessuno di quelli che si so-no dedicati all’allevamento di animali domestici dubiterà che questo può essere altamente pericoloso per la razza umana». Si legga il bel saggio di Francesco Agnoli – Alessandro Pertosa, Contro Darwin e i suoi seguaci (Nietzsche, Zapatero, Singer, Veronesi…), edito da Fede & Cultura (2006).
KOLBE E LA MASSONERIA
È noto che san Massimiliano Kolbe fondò la Milizia dell’Immacolata per combattere l’attività nefasta della Massoneria. Nella sua battaglia apostolica per convertire alla vera fede i massoni, Kolbe non si limitava alle sole parole. Un esempio: il cofondatore della Milizia, P. Giuseppe M. Pal, ricorda che, mentre si trovava a Roma «[Kolbe] mi propose di accompagnarlo al Palazzo Verde della Massoneria per convertire il gran Maestro della Massoneria ita-liana e gli altri massoni». Chiesto il permesso al Rettore del collegio dove studiava, e non ottenutolo, Kolbe non si scoraggiò. Tornato in Polonia, si adoperò per incontrare il letterato polacco Walter Lieroszewski, ritenuto capo della Massoneria polacca, al quale donò la famosa medaglia miracolosa. Troviamo questa ed altre importanti informazioni nell’Estratto della tesi “S. Massimiliano M. Kolbe e la Massoneria”, discussa per il dottorato in Storia ecclesiastica presso la Pontificia Università Gregoriana (Roma 2003) da padre Paolo Siano, appartenente all’Istituto religioso dei Francescani dell’Immacolata, che si ispira a san Massimiliano Kolbe.
QUALE POPOLO?
I testi di scuola che illustrano la Rivoluzione francese attribuiscono al “popolo” il ruolo di protagonista di quegli eventi. Ora, qualcuno si è preso la briga di contarlo, questo “popolo”, scrive Messori nel suo Pensare la storia (Sugarco 2006): agli avvenimenti parigini di quegli anni parteciparono, in tutto, poco più che 6.000 (diconsi seimila!) habitués, su una popolazione parigina che, con la banlieue, sfiorava il milione. Un computo preciso e non difficile, visto che disponiamo delle liste degli iscritti alle sezioni di sanculotti e ai club giacobini e girondini, dei nomi dei firmatari delle varie petizioni e di infinite descrizioni di testimoni oculari dei momenti che sui libri di scuola vengono definiti “di massa”. «Sei parigini ogni mille: forse un po’ poco per parlare, genericamente, di popolo», conclude Messori.
IL TIMONE – N.62 – ANNO IX – Aprile 2007 pag. 25