Il Timone n. 63 – anno 2007 –
UN BRAVO RE
Ferdinando II di Borbone Re delle Due Sicilie (sovrano dal 1830 al 1858) è stato descritto come uomo rozzo e sovrano inetto. È questo un giudizio dettato dalla volontà di raccontare il Risorgimento mettendo in cattiva luce chi fu sconfitto dalle lotte risorgimentali. Un fatto: quando si celebrò il processo a Settembrini e Spaventa per avere fondato la società segreta “Unità italiana”, gli osservatori stranieri, pur nemici dei Borbone, dovettero ammettere che il processo fu condotto con magistrale correttezza. Quel re era un uomo profondamente religioso e devoto al Papa. Negli anni Trenta, dei liberali gli proposero di mettersi a capo della Rivoluzione Italiana e divenire Re d’Italia. A questa allettante offerta egli rispose: «E del Papa, che ne facciamo?». E rifiutò, quindi, proprio per non aggredire il Pontefice e gli altri legittimi sovrani d’Italia.
BAMBINO NEMICO DEL POPOLO
Fin da bambino, Pavlo Vyshkovskyy, oggi sacerdote appartenente agli Oblati di Maria Immacolata, veniva sbeffeggiato a causa della sua fede cattolica. Gli insegnanti lo tormentavano in presenza dei suoi compagni, mettendolo in ginocchio davanti al quadro di Lenin, lo minacciavano e picchiavano ripetutamente. Nel 1986, all’età di soli 11 anni, andò in chiesa per partecipare alla S. Messa della notte di Natale. Per punizione, gli tolsero il giubbotto e lo costrinsero a tornare a casa in maniche di camicia. L’abitazione distava 5 chilometri e la temperatura era scesa a 20 gradi sotto zero. Non riuscendo a camminare per il freddo, si rotolava e strisciava per terra. Soccorso da un “buon samaritano”, fu portato in ospedale e vi rimase otto mesi. Perse l’udito da un orecchio e risultò menomato anche l’altro. Era solo un bambino, ma la ferocia comunista non ebbe pietà.
Oggi, per ricordare il sacrificio eroico di innumerevoli cattolici ucraini perseguitati dal comunismo, ha scritto Il martirio della Chiesa cattolica in Ucraina (Luci sull’Est, Roma).
SCHIAVITU’
Una legazione di Domenicani aveva portato a Roma l’accusa che i coloni spagnoli facevano schiavi gli aborigeni dell’America Centrale. Papa Paolo III prese posizione in favore dei diritti fondamentali e il 29 maggio 1537 emanò il Breve Pastorale officium all’arcivescovo di Toledo, nel quale si poteva leggere: «Noi, prestando attenzione a che gli stessi Indiani, anche se sono al di fuori del grembo della Chiesa, non siano stati privati o non stiano per essere privati della loro libertà o del dominio sulle loro cose, poiché sono uomini e per questo capaci di fede e di salvezza, (…) diamo mandato alla tua accortezza affinché (…) a tutti e a ciascuno tu impedisca che in nessun modo presumano di ridurre in qualsiasi modo in schiavitù gli Indiani e di spogliarli dei loro beni».
MIRACOLO
Il 15 ottobre 1988, Fiorenza Manzan, cinquantaduenne suora delle Francescane Missionarie di Cristo, cade da una scala, procurandosi lesioni gravissime. Trasportata all’ospedale di Rimini, la diagnosi è infausta: grave trauma cranio-encefalico con frattura dell’osso temporale sinistro, pneumoencefalo, coma, fratture costali multiple e della clavicola sinistra con insufficienza respiratoria. Il quadro peggiora con l’arrivo di una forma gravissima di meningite, la meningoencefalite da Pseudomonas Aeruginosa. I medici sono certi che, in caso di ripresa, la suora potrebbe continuare a vivere solo in stato vegetativo o con gravi menomazioni fisiche e intellettuali. Due consorelle mettono sotto il cuscino della paziente un’immaginetta di suor Maria Rosa Pellesi, morta in concetto di santità l’1 dicembre 1972 e invocano la sua intercessione. Improvvisamente, con grande stupore dei medici curanti, nella notte tra il 30 e il 31 ottobre, il quadro clinico di suor Fiorenza cambia, e in brevissimo tempo, inspiegabilmente, guarisce completamente.
Si legga il bel libro di Valerio Lessi, Una donna felice. Il “segreto” di suor Maria Rosa Pellesi (San Paolo).
STORIA ALL’UNIVERSITA’
È ormai entrato nel suo secondo anno di vita il Corso di laurea in Scienze Storiche dell’Università Europea di Roma (
www.uer.it), l’ateneo promosso dalla congregazione dei Legionari di Cristo, con il fine di «preparare persone impegnate e capaci di vivere e risolvere, secondo lo spirito e l’etica del Vangelo, i problemi culturali e sociali». Che cosa contraddistingue l’insegnamento della storia che vi si riceve rispetto a corsi analoghi? Senz’altro il suo inquadramento all’interno di una visione del processo formativo unitaria, con un accostamento alla scienza esente da derive scettiche e in linea con la «razionalità allargata» di Benedetto XVI e in raccordo organico con le altre discipline. In specifico, un programma volto a formare professionisti della storia, ossia persone dotate di una conoscenza ampia, metodologicamente fondata e aperta a prospettive di ricerca originali e innovative.
Una preparazione cioè adeguata ad affrontare senza «complessi» le sfide culturali e identitarie che affiorano ogni giorno e che coinvolgono, soprattutto sul piano storico, la Chiesa, il cattolicesimo e tout court la civiltà.
IL TIMONE – N. 63 – ANNO IX – Maggio 2007 – pag. 25