Il Timone n. 102 – anno 2011 –
SENZA PAURA
Nel corposo, utilissimo volume di don Ennio Innocenti, Critica alla psicoanalisi (Sacra Fraternitas Aurigarum, 2011) si legge che Sigmund Frued, mostro sacro della psicoanalisi e guru di certa cultura progressista, aveva di se stesso un’altissima opinione. Una volta giunse a dire: «Ho dato al mondo più di quanto esso abbia dato a me». Anche nei confronti di Dio, rivendicava superiorità, senza un minimo di “timore” reverenziale: «Non ho nessuna paura di Dio. Se mai dovessimo incontrarci avrei più rimproveri da muovere io a Lui che Egli a me». Ovvio pensare che se uno si sente creditore nei confronti dell’Altissimo, rincari la dose quando ha a che fare con i comuni mortali: «Nel profondo del cuore – disse una volta –, non posso soffocare il convincimento che i miei cari simili, tranne rare eccezioni, siano esseri spregevoli». E questo signore, ricordiamolo, è stato un mostro sacro della cultura imperante. Si legga il bel libro di don Innocenti, richiedendolo a: fraternitasaurigarum@gmail.com .
IGNAZIO DI ANTIOCHIA
Leggiamo nel bel libro di Cesare Pasini, I Padri della Chiesa (Nomos Edizioni, 2011), che all’inizio del II secolo, Ignazio, vescovo di Antiochia, è trasferito a Roma per subirvi il martirio. In quei frangenti, scrive sette lettere alle Chiese vicine o per le quali passa. Sapendo d’esser prossimo al martirio, sospettando qualche intervento per evitarglielo, e soprattutto convinto che, martirizzato, avrebbe raggiunto il suo Signore Gesù Cristo, questo grande Padre apostolico scrive ai cristiani di Roma: «Lasciate che sia pasto delle belve per mezzo delle quali mi è possibile raggiungere Dio. Sono il frumento di Dio, macinato dai denti delle fiere per diventare pane puro di Cristo». Mosso da una fede eccezionale, nella stessa lettera Ignazio scriveva: «piuttosto accarezzate le fiere perché diventino la mia tomba e nulla lascino del mio corpo e io morto non pesi a nessuno. Allora sarò veramente discepolo di Gesù Cristo… Pregate il Signore per me, perché con quei mezzi sia vittima per Dio». E Ignazio, ricordiamolo, è solo uno dei grandi Padri Apostolici e della Chiesa, dei quali tratta questo sostanzioso volume.
OPERE DI MISERICORDIA SPIRITUALE
Nella sezione “Prime preghiere e formule da imparare a memoria”, il vecchio, ma sempre valido Catechismo di san Pio X, elencava così le “sette opere di misericordia spirituale”: 1) consigliare i dubbiosi; 2) insegnare agli ignoranti; 3) ammonire i peccatori; 4) consolare gli afflitti; 5) perdonare le offese; 6) sopportare pazientemente le persone moleste; 7) pregare Dio per i vivi e per i morti. Un linguaggio forse – forse (?) – datato, che esprime verità profonde.
MASSONERIA
«La Massoneria non è un semplice club intellettuale e filosofico. È una società iniziatica che pratica rituali ed esoterismo »: così lo studioso padre Paolo M. Siano, dei Frati Francescani dell’Immacolata, scrive su Il Settimanale di Padre Pio (n. 35, set. 2010). Padre Siano avverte che, anche in quelle Massonerie che sono considerate “meno ostili” alla Chiesa, come quelle inglesi e filo-inglesi, «sono previste pene di morte violenta per i massoni che tradiscono il giuramento iniziatico» svelando i “segreti massonici” a chi massone non è. Per i rituali della Massoneria americana dei primi decenni dell’800, ad esempio, oltre alle consuete pene previste per i traditori aderenti ai primi “tre gradi” massonici («strozzamento, asportazione del cuore, sventramento»), sono previste – per chi fa parte degli alti gradi massonici – pene quali: «cranio aperto e cervello esposto al sole, decapitazione, squartamento, taglio di mani, impiccagione, petto lacerato, stare in perpetuo nelle tenebre, dissanguamento…». Ora, chi scrive questa nota non sa se tali “misure di sicurezza” siano ancora in vigore o se fossero minacce solo “simboliche”: certo è però che sentirsi fare la predica sui misfatti della Chiesa (Inquisizione, etc) dagli eredi di quella “cultura massonica” che oggi imperano nei mass-media gli risulta grottesco.
Per san Luigi Maria Grignion de Montfort (1673-1716), autore del celeberrimo Trattato della vera devozione alla SS. Vergine Maria, capolavoro che non può mancare a nessun devoto di Maria, sono cinque i caratteri che rendono “vera” questa devozione: 1) “devozione interiore”, che nasce dallo spirito e dal cuore, per l’amore verso per Maria e per la stima che abbiamo di Lei; 2) “devozione tenera”, piena di fiducia, come quella di un bambino per la sua mamma, che ci fa ricorrere alla Madre di Dio in ogni circostanza della nostra vita; 3) “devozione santa”, basata sulla fuga dal peccato e sull’imitazione delle virtù di Maria, quali fede, umiltà, obbedienza, purezza, etc.; 4) “devozione costante”, che consolida l’anima nel bene e la rende perseverante nelle pratiche di devozione, rendendola coraggiosa dinanzi agli assalti del demonio, del mondo e della carne; 5) “devozione disinteressata”, che non serve Maria per vantaggio proprio, ma perché ella merita d’essere servita.
IL TIMONE N. 102 – ANNO XIII – Aprile 2011 – pag. 25