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10.12.2024

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Non tutti sanno che…
31 Gennaio 2014

Non tutti sanno che…

Il Timone n. 108 – anno 2011 –


PERDONARE FA BENE ALLA SALUTE

La via del perdono proposta dal Cristianesimo fa certamente bene all’anima, perché seguendo Gesù Cristo in questa difficile strada è certamente più facile guadagnarsi il paradiso, ma non tutti sanno che fa bene anche alla salute. Stando all’esperienza clinica trentennale dello psicologo e docente di psicologia statunitense Robert Enright e dei suoi Collaboratori, il perdono, che oramai è uno strumento di lavoro clinico validato dallo studio ed è in grado di ridurre vari disturbi che affliggono l’uomo, specialmente nella società odierna, giova anche alla salute fisica, mentale ed emotiva. Non solo: chi riesce a metterlo in pratica, aumenta persino la stima di sé e le speranze per il futuro, nella vita di coppia, nella famiglia, nel lavoro e nella comunità. Si legga, dello stesso Enright, l’interessante Il perdono è una scelta. Il solo modo di dissolvere l’ira e ristabilire la speranza
(Salus Infirmorum – www.edizionisalus.it).

STORICITÁ DI CRISTO

Nell’agile e succoso volumetto I Cristiani e l’Impero romano (Marietti 1820, 2011), la studiosa Ilaria Ramelli, ben nota ai lettori del Timone, ricorda che fin dal 1° secolo le fonti storiche non cristiane attestano la storicità della esistenza di Cristo. A parlare di Gesù come figura importante e straordinaria sono, per esempio, Mara Bar Serapion, stoico pagano, e Flavio Giuseppe, fariseo, storico della guerra che portò alla distruzione di Gerusalemme nell’anno 70 d.C. L’uno e l’altro – vissuti nel 1° secolo e non cristiani – caratterizzano Gesù come “saggio”. Mara però ne enfatizza il titolo di “re dei Giudei”, fatto anche apporre da Pilato sul cartiglio che ne motivava la condanna, mentre Giuseppe ne enfatizza i miracoli. Entrambi ricordano la Risurrezione, ma lo fanno a modo loro: Mara, da stoico, non crede a quella del corpo, ma la ritiene come un suo sopravvivere “nelle leggi da lui promulgate”, mentre Flavio Giuseppe, pur riportando il suo titolo messianico, da ebreo non vi può credere. Resta, in ogni caso, il dato che Gesù non è un personaggio mitologico inventato dagli evangelisti.

IL PADRE NOSTRO

Insegna il grande san Tommaso d’Aquino, nella Somma Teologica, che la preghiera del Padre Nostro, insegnataci da Gesù, è una orazione perfetta, perché in essa non solo si chiedono tutte le grazie che possiamo rettamente desiderare, ma si chiedono anche nell’ordine con cui le dobbiamo desiderare. Infatti, si comincia con il fine del nostro desiderio, che è Dio, e si prosegue prima con le cose che conducono a Dio, poi con le cose che ci allontanano da Lui.

BLASFEMIA

La ignobile e vergognosa legge sulla blasfemia vigente in Pakistan, che condanna a morte chi “offende” Maometto o l’Islam, colpisce anche non pochi musulmani. L’eroica cristiana cattolica Asia Bibi, detenuta in carcere con una condanna a morte che solo l’attenzione vigile del mondo sul suo caso ha fatto sì che non fosse – finora! – eseguita, racconta, nel suo splendido, imperdibile Blasfema. Condannata a morte per un sorso d’acqua (Mondadori, 2011), il caso di una sua vicina di cella, di nome Zarmina, musulmana, che fu vittima di una condanna assurda: lei e il marito, appena sposati, ebbero un incidente con la moto e solo per fortuna non avevano riportato gravi ferite. Ma perdendo il controllo della moto, il marito, con Zarmina seduta dietro, aveva concluso la sua corsa contro un monumento dedicato a Maometto. Questo è stato sufficiente a far imprigionare i due per blasfemia. Zarmina, racconta Asia Bibi, morì una notte nella sua cella dopo avere urlato e invocato aiuto per molto tempo, inascoltata. A tutt’oggi, nessuno ha potuto scoprire che cosa le sia veramente successo…

ANGELI CUSTODI


Il fondatore dell’Ordine Ospedaliero detto dei “Fatebenefratelli”, san Giovanni di Dio (1495-1550), aveva una grande confidenza con gli angeli, specialmente con l’Arcangelo Raffaele. Un giorno, resosi conto che nella casa che lui aveva trasformato in ospedale mancava l’acqua, munito di brocche si recò a prenderla alla fontana, che era piuttosto distante. Oltretutto, avendo da sbrigare altre faccende, quel giorno rientrò piuttosto tardi e, con sorpresa, vide che il suo abituale lavoro era già stato svolto: casa pulita, letti rifatti, piatti e utensili lavati e sistemati, pane tagliato, carne e verdure già cotte, e tutto nel miglior ordine possibile. Chiese allora agli ammalati chi avesse svolto tutto questo lavoro e si sentì rispondere che “lo aveva fatto lui”, tutti lo avevano visto. Nessuno era entrato in ospedale per sostituirlo, di questo tutti gli ammalati – proprio tutti! – erano certi. San Giovanni di Dio comprese che Dio aveva mandato i suoi angeli per servire i suoi poveri bisognosi. Questo fatto, e molti altri davvero straordinari, sono raccolti nel bel libro di Marcello Stanzione e Paola Barigelli-Calcari, Gli Angeli custodi. I nostri invisibili compagni di viaggio (Sugarco, 2011).


IL TIMONE N. 108 – ANNO XIII – Dicembre 2011 – pag. 25

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