Il Timone n. 116 – anno 2012 –
La contemplazione cristiana è uno
sguardo semplice e amoroso rivolto a Dio e ai suoi misteri. Il ricchissimo libro di Cécile J. Bruyère, La vita spirituale e l’orazione secondo la Sacra Scrittura e la tradizione monastica (che si può richiedere all’Eremo della Beata Vergine del Soccorso, di Minucciano, tel. 0583-610084), spiega che la contemplazione può essere acquisita o infusa. È acquisita quando l’intelletto, seppure sostenuto dalla grazia, agisce secondo le vie proprie, naturali e conformi alle leggi ordinarie del suo operare; in questo caso, l’azione di Dio e quella dell’uomo, combinandosi tra loro, operano simultaneamente. Questo genere di contemplazione, proprio perché “acquisita”, è alla portata di qualsiasi anima assistita da una grazia comune. Ma se un’anima viene elevata al di sopra del suo modo naturale di operare, se essa si mantiene come passiva nelle mani di Dio, che la fa agire secondo il suo beneplacito, allora la contemplazione è più opera di Dio che dell’uomo, sicché è detta “infusa”.
«SIA BENEDETTO IL DUCE»
«O Re dei re, benedici – nella tua sapienza infinita – Benito Mussolini Capo del governo e Duce del Fascismo, illuminalo e ispiralo in ogni Sua azione, per il bene del popolo e per la grandezza dell’Italia nel mondo». Molti saranno sorpresi dal fatto che questa fervida invocazione della divina benevolenza si poteva leggere sul Bollettino “La Comunità israelitica” del dicembre 1935, a testimonianza che, nel Ventennio fascista, vi furono diversi settori dell’ebraismo italiano che aderirono entusiasticamente al fascismo. È, questo, uno dei tanti esempi che si potrebbero portare a sostegno di una scomoda verità, taciuta dai manuali di storia e dunque ignota ai più. Se ne parla nel bel libro di Andrea Giacobazzi, L’asse Roma-Berlino-Tel Aviv. I rapporti internazionali delle organizzazioni ebraiche, dell’organizzazione sionista e del movimento sionista revisionista con l’Italia fascista e la Germania nazionalsocialista (Il Cerchio, 2010). Il titolo è lungo, ma inquadra bene il contenuto “esplosivo” del volume.
PRECETTO DELLA CARITÀ
San Tommaso d’Aquino spiega, nella Somma Teologica, che era necessario fare della carità, vale a dire dell’unione con Dio, fine della vita spirituale, un precetto. Anzi, precisa il grande teologo, erano necessari due precetti, uno dell’amore di Dio, l’altro dell’amore del prossimo. Perché due precetti? Perché ci sono persone sprovvedute che non capiscono da sé che nel primo precetto (l’amore di Dio) è contenuto anche il secondo (l’amore del prossimo).
Nel 1995, una statuina della Madonna che si trovava nel giardino dell’abitazione della famiglia Gregori, a Pantano di Civitavecchia, cominciò a versare lacrime di sangue. Il fenomeno si ripeté più volte, una anche tra le braccia dell’allora vescovo Girolamo Grillo. Non tutti sanno che la statuina fu sottoposta a rigorosi esami il cui resoconto si può trovare – insieme a molte altre, strabilianti vicende che riguardano il miracoloso evento – il bel libro di Flavio Ubodi, La Madonna di Civitacecchia. Lacrime e messaggi (Ares, 2012). I primi esami vennero effettuati da due medici, U. Natalini e G. Marsili, e risultò che si trattava di sangue umano. Un secondo fu effettuato da A. Fiori, professore del Gemelli, e G. Umani Ronchi, dell’Università La Sapienza di Roma, con identico risultato. Un terzo esame fu predisposto dalla magistratura di Civitavecchia e confermò: «sangue umano e nessun trucco interno alla statuina». In aggiunta, per ordine della magistratura, la statuina è stata sottoposta a un esame TAC con 43 scansioni, ma il risultato non è cambiato. La scienza ha fatto la sua parte. Ora tocca alla Chiesa.
NO PREGHIERA? NO CARITÀ!
Un giorno, un giovanissimo sacerdote incontrò Madre Teresa di Calcutta. Si presentò dicendo di essere «ai primi passi» e chiese alla Madre di pregare per lui. Madre Teresa lo rassicurò e poi gli chiese: «Quante ore preghi ogni giorno? ». Meravigliato e un po’ confuso, il sacerdote ricordò che quotidianamente celebrava la Messa, recitava il Breviario e il Rosario. Madre Teresa, stringendo tra le mani la corona del Rosario che non abbandonava mai, replicò: «Non basta! Perché nell’amore non ci si può ridurre al minimo indispensabile. L’amore è massimalista». Sorpreso, il giovane sacerdote ribatté: «Madre, ma io da lei mi aspettavo che mi chiedesse: quanta carità fai?». E Madre Teresa: «Leggi bene il Vangelo e vedrai che Gesù, per la preghiera, sacrificava anche la carità. E sai perché? Per insegnarci che, senza Dio, siamo troppo poveri per poter aiutare i poveri». Quel giovane sacerdote era don Angelo Comastri, oggi cardinale, che racconta questo significativo episodio nel bel libro scritto con Saverio Gaeta, Dio scrive dritto. L’avventura umana e spirituale di un cardinale (San Paolo, 2012).
IL TIMONE N. 116 – ANNO XIV – Settembre/Ottobre 2012 – pag. 25
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