Il Timone n. 114 – anno 2012 –
RATZINGER: IDEE CHIARE SUI VESCOVI
Nel suo bel libro Mio fratello il Papa (Piemme, 2012), don Georg Ratzinger racconta che suo fratello Joseph, nell’omelia della Messa celebrata a Monaco in occasione della sua consacrazione ad arcivescovo di Monaco e Frisinga (28 maggio 1977), parlò del ruolo del Pastore nella Chiesa, e disse: «Il vescovo non è soltanto un nome, ma rappresenta un altro, Cristo e la sua Chiesa. Non è un manager, un capo dotato di particolari doti; ma è un incaricato degli altri, di cui si fa garante. Perciò non può cambiare opinione a suo piacimento e prendere le parti ora per uno, ora per l’altro, in base alla convenienza. Non è qui per esporre le sue idee personali, ma è un inviato che deve trasmettere un messaggio più grande di lui. Viene giudicato in base a questa fedeltà, è questo il suo compito». Fosse così per tutti, oggi nella Chiesa non si vedrebbero vescovi e sacerdoti di certi Paesi ostentare resistenza nei confronti del Papa.
BUDDISMO SCONOSCIUTO
Per molti, il buddismo è una “religione” che promette una “illuminazione”, la serenità interiore, l’armonia con tutte le cose della natura, un certo benessere fisico, uno “star bene” con se stessi che affascina tante “anime belle” del nostro mondo occidentale, attori, cantanti e sportivi in primis. Roberto Dal Bosco, nel suo positivamente “scioccante” Contro il Buddismo. Il volto oscuro di una dottrina arcana (Fede & Cultura, 2012) rivela anche quel lato del Buddismo del tutto sconosciuto ai non esperti della materia. Basta prendere in mano uno dei testi principali della “setta” (o “scuola” o “sistema”) buddista guidata dal Dalai Lama, il Kalachakra tantra. «Le letture dei tantra – scrive Dal Bosco – promuovono lo stupro, la pedofilia, l’omicidio rituale, il suicidio rituale, un nazionalismo messianico di matrice apocalittica, e un contorno agghiacciante di pratiche in tutto per tutto identiche a quello che in Europa chiamiamo magia nera, con tutti i suoi crismi: riti sessuali, rapporti pedofili, ingestione di sostanze impure come…». Ci fermiamo qui. Chi leggerà questo prezioso libro avrà modo di scoprire un agghiacciante «volto oscuro» che lo immunizzerà da facili tentazioni di abbracciare quella religione.
LA CREAZIONE DEGLI ANGELI
Insegna san Tommaso d’Aquino nella Somma Teologica che gli angeli, come tutte le cose, hanno in Dio la causa del loro essere e quindi furono creati dal niente, hanno avuto come precedente il niente, perciò gli angeli non sono “ab aeterno”. Costituendo poi il gradino più alto nella scala degli esseri dell’universo, gli angeli furono creati con l’universo e non prima ed ebbero una sede proporzionata alla loro natura spirituale: non la terra ma il cielo.
MATRIMONIO
È piuttosto noto il fatto che nel matrimonio cristiano i “Ministri” del sacramento sono gli sposi. Ma pochi si rendono conto del significato e delle conseguenze di questa verità. Ce le rammenta, in un agile e utilissimo libricino intitolato Piccolo catechismo per il matrimonio (Parrocchia S. Cataldo – Gagliano C.to – EN), Mons. Vito Vasta, il quale innanzitutto premette che per “ministro” si deve intendere il «rappresentante o di una persona o di una istituzione ». Ne consegue che, se nel matrimonio cristiano i “ministri” sono gli sposi, questi – proprio come “ministri” – assumono anche dei doveri nei confronti di Colui che rappresentano, cioè di Dio. Doveri che generalmente gli sposi ignorano o dimenticano. Eccoli in sintesi: a) prendere coscienza della dignità loro conferita dal Rappresentato – che è Dio – e apprezzarla; b) stare in continuo rapporto con il Rappresentato per conoscerne gli intenti e i modi per attuarli; c) godere degli onori e degli impegni relativi alla dignità del Rappresentato e onorarli; d) curare gli interessi del Rappresentato e non i propri, facendo la sua volontà.
PIO IX “AVEVA FATTO BENE”
Poche settimane dopo la proclamazione del Regno d’Italia, il conte di Cavour fu colpito da un’apoplessia che lo portò improvvisamente alla morte il 6 giugno 1861. Prima di morire, al suo capezzale venne chiamato il francescano padre Giacomo da Poirino, che amministrava i Sacramenti al conte, il quale – lo si ricordi – era stato scomunicato, senza esigere la ritrattazione degli errori, come richiesto dalle norme emanate dal Pontefice. Pio IX convocò a Roma padre Giacomo da Poirino e saputo da lui che né il Cavour aveva fatto alcuna dichiarazione, né il frate l’aveva richiesta, gli chiese di riconoscere la sua disobbedienza con una dichiarazione scritta. Il religioso si rifiutò e il Papa dovette sospenderlo a divinis. Nel 1882, il frate scomunicato scrisse a papa Leone XIII riconoscendo che Pio IX “giustamente” lo aveva punito con la “meritata pena” ed essendosi pentito esprimeva il desiderio di essere riammesso al ministero sacerdotale. Cosa che avvenne nel 1884. Si legga l’ottimo libro di Roberto de Mattei, Pio IX e la Rivoluzione italiana (Cantagalli, 2012).
IL TIMONE N. 114 – ANNO XIV – Giugno 2012 – pag. 25