Il Timone n. 124 – anno 2013 –
MIRACOLO EUCARISTICO
È a molti noto il miracolo eucaristico accaduto nella città di Siena nel 1730. Il 14 agosto di quell’anno, ignoti ladri penetrarono nella chiesa di San Francesco, tenuta dai Frati Minori Conventuali, e vi rubarono la pisside contenente 351 ostie consacrate. Ritrovate dopo tre giorni, 223 di quelle particole (le altre sono state consumate) si conservano assolutamente intatte contro ogni legge fisica e biologica. Non tutti sanno che a San Mauro La Bruca, piccolo paesino in provincia di Salerno, pochi decenni orsono accadde un miracolo simile. Il 25 luglio 1969 – leggiamo nel corposo volume I miracoli eucaristici e le radici cristiane dell’Europa (EDS – Istituto San Clemente I Papa e Martire, 2005) – ignoti ladri penetrarono nella chiesa parrocchiale, rubarono dal tabernacolo la pisside contenente le ostie consacrate che, una volta usciti di chiesa, i ladri gettarono in un viottolo. Ritrovate la mattina dopo, furono conservate e tutt’oggi, trascorsi 44 anni dall’evento, le ostie si conservano incorrotte. Fatto inspiegabile con le leggi della fisica e della biologia.
CREDO. MA NON “PRATICO”
La nuova, monumentale e preziosissima Enciclopedia delle religioni in Italia, curata da Massimo Introvigne e Pier- Luigi Zoccatelli, rispettivamente direttore e vicedirettore del Cesnur – Centro Studi sulle Nuove Religioni (Elledici, 2013), ci informa che, in percentuale, il numero degli italiani che dichiara di «credere» ma che nello stesso tempo di fatto non «appartiene» a una comunità religiosa supera il 40%. Forse è questa la “religione degli italiani”. Le “credenze” di costoro sono tuttavia assai variegate e non certo omogenee: si va da coloro che credono in un potere superiore, che non sanno però identificare, a quelli che «credono a modo loro», e a quanti si dichiarano sì cattolici ma «a modo loro», per comprendere anche quelli del «sono cattolico, ma non pratico», «sono cattolico, ma non sono d’accordo con la Chiesa», o anche – posizione non infrequente in Italia – «sono cattolico, ma sono contro i preti». Come si vede, c’è da lavorare parecchio nel campo della nuova evangelizzazione: riguardo a questi «cattolici non praticanti», bisognerebbe far capire loro che «per il cattolico, in tesi, la pratica è obbligatoria».
AMARE I NEMICI
La carità obbliga tutti i cristiani ad amare anche i loro nemici. Ma, spiega il grande San Tommaso nella Somma Teologica, non li si deve amare perché “sono nemici”, quanto piuttosto perché non li si deve escludere dall’amore con il quale amiamo in generale coloro che sono della nostra stessa natura. È dunque necessario non negare ai nemici i segni comuni e generali dell’amore, per esempio non si possono escludere dalla preghiera per tutti i fedeli. Però, non è necessario estendere anche a loro quei segni di amore che riserviamo ai nostri amici.
IL PAPA
Papa Francesco è il 265° successore dell’apostolo Pietro. Ma nel suo bel libro Papa Francesco. La vita e le sfide (San Paolo, 2013), Saverio Gaeta ricorda che i papi, in realtà, sono 263 in tutto, perché Benedetto IX è riportato per tre volte nell’Annuario pontificio, avendo occupato la sede papale in tre periodi distinti. A loro si aggiungono 37 antipapi, cioè quanti si sono arrogati la dignità e le funzioni del Pontefice senza essere canonicamente eletti. Non solo. Nella cronotassi vengono riportati come legittimi sia Leone VIII, sia Benedetto V, ma soltanto uno lo è, anche se non si sa con certezza quale dei due. Il pontificato più lungo, ricorda ancora Gaeta, è stato quello di Pio IX, che ha regnato per 11.559 giorni, mentre il papa più longevo è stato Leone XIII, che è vissuto 93 anni e 4 mesi. Tra i nomi scelti per sostituire quello di nascita, secondo un’usanza avviata da Mercurio (che si chiamò Giovanni II per non mantenere un nome legato a una divinità pagana), sono in tutto 82. I più utilizzati: Giovanni (23 volte), Gregorio e Benedetto (16), Clemente (14), Innocenzo e Leone (13), Pio (12).
PADRE PIO. GRAZIA NEGATA
Da bambino, e poi da soldato, il giovane Francesco Forgione, da tutti conosciuto col nome che assunse da religioso, Padre Pio da Pietrelcina, visitò il celebre santuario di Pompei, dedicato alla Madonna del Rosario. Su Il Settimanale di Padre Pio (n. 17, 28 aprile 2013) si legge che in occasione di una di queste visite egli chiese una grazia particolare e per ottenerla iniziò la novena alla Madonna. Non ottenendola subito, continuò a farla, perseverando pazientemente addirittura per 45 anni di seguito. Poi, non ottenendo niente, chiuse il libretto e decise di smettere. Interrogato da Padre Eusebio Notte, un confratello con il quale aveva confidenza, padre Pio rivelò che la grazia richiesta era quella «che mi chiamasse a sé perché non ce la faccio più a stare su questa terra». Il celebre frate chiedeva dunque la grazia di morire, la chiese per 45 anni di seguito e non l’ottenne. La Madonna gliela negò, si legge sul Settimanale, ma in questo modo la fece a tutti noi. A tutti. Giovanni Paolo II disse che il numero di coloro che sono stati aiutati da Padre Pio lo conosceremo solo in Cielo. E tra questi, certamente ci siamo anche tutti noi.
IL TIMONE N. 124 – ANNO XV – Giugno 2013 – pag. 25
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