Il Timone n. 129 – anno 2014 –
PURGATORIO: GIOIE E DOLORI
È un grave errore, purtroppo diffuso, quello di sottovalutare la realtà del purgatorio. È uno stato di grande e inimmaginabile sofferenza, stando nel quale l’anima si purifica in attesa di essere accolta in Paradiso. Padre Livio Fanzaga nel suo bel libro Il Purgatorio. Fiamme d’amore (Sugarco, 2013) ricorda tuttavia che in purgatorio l’anima è anche contenta, perché si sente amata da Dio e sa che un giorno si unirà a Lui. D’altra parte, soffre terribili pene d’amore, perché non può appagare l’infinito desiderio di unirsi subito a Dio, ritenendosi indegna. Le ragioni della sofferenza sono paragonabili alle pene d’amore quando siamo lontani dalla persona che amiamo. Tali sofferenze sono dunque mitigate dalla gioia, perché l’anima sa che sta preparandosi all’incontro con il suo Amato. La Chiesa insegna, inoltre, che le anime del Purgatorio possono veder alleviate le loro indicibili pene grazie alle preghiere di suffragio che la Chiesa eleva a Dio per loro. E nulla può giovare a queste anime quanto la S. Messa celebrata per loro.
IL DOLORE PIÙ GRANDE
Nel suo bel libro Gesù, ma quanto… quanto ci ami. Viaggio, attraverso la Sacra Sindone, alla scoperta della sorgente della Divina Misericordia (Mimep-Docete 2013), Stefano Battezzati analizza le sofferenze patite da Gesù in croce, anche alla luce dei dati forniti dalla Sacra Sindone, il lenzuolo che avvolse il Corpo di Cristo deposto nel sepolcro. Inchiodando le mani di Gesù al legno della croce, il pollice con un movimento violento si pose in opposizione al palmo della mano, poiché il nervo mediano era stato leso. Questo provocò un dolore acutissimo, lancinante, che si diffuse nelle dita e passò come una lingua di fuoco nella spalla, folgorandogli il cervello. Secondo l’autore, è questo il dolore più insopportabile che un uomo possa provare, quello dato dalla ferita dei grossi tronchi nervosi. Dolore che neppure la morfina può lenire. Dolore che possiamo immaginare come una saetta infuocata che ha percorso la spalla andando a scoppiare nel cervello. Un siffatto dolore di solito porta allo svenimento, ma Gesù non perse conoscenza e rimase con il tendine teso a cavallo del chiodo per tre ore. E tutto questo, ricorda l’autore, Gesù lo ha sopportato per la nostra salvezza.
GOLA
Quando l’appetito disordinato di mangiare e di bere diventa “vizio della gola”, dà origine a molti altri vizi. Perché l’intelletto, ottenebrato dalla pesantezza del cervello, dovuta all’eccessivo bere e mangiare, perde il controllo degli atti. San Tommaso ricorda le principali “figlie della gola”: torpore o stupidità dell’intelletto; disordinata allegria dalla quale seguono grandi imprudenze; eccessività loquacità; volgarità nelle parole e nei gusti; lussuria e impudicizia, che sono l’effetto più frequente e nocivo della gola.
SATANA IN CONFESSIONALE
Padre Pio da Pietrelcina ebbe spesso a che fare con il demonio: tentazioni, vessazioni, assalti, addirittura veri e propri scontri fisici che lasciavano il segno sul volto e sul corpo del frate, la cui opera di salvataggio delle anime dei peccatori suscitava l’odio di satana. Un giorno, il demonio si presentò a padre Pio mentre stava in confessionale. Era un signore alto, snello, vestito con una certa raffinatezza e dai modi garbati e gentili. Confessò una serie di orribili peccati contro Dio e la Vergine Maria – che non nominava mai – e quando padre Pio faceva osservazioni, lui rispondeva con inusitata abilità, tentando di giustificare e rendere normali, naturali, umanamente comprensibili i suoi atti peccaminosi. A un certo punto, padre Pio intuì chi era colui che gli stava davanti e con tono imperioso gli comando di dire: «Viva Gesù, viva Maria!». Appena pronunciati questi nomi, quell’uomo sparì all’istante in un guizzo di fuoco lasciando dietro di sé un fetore irrespirabile. Si legga il bel libro di Andrea Tornielli, Padre Pio e la lotta con il demonio. La pagina più segreta e sofferta della vita del santo (Mondadori, 2013).
TENTAZIONI
Secondo la Tradizione spirituale cristiana, le sorgenti della tentazione al peccato sono tre: la carne, il mondo e il demonio. La tentazione della “carne” è quella che viene da noi stessi, dai nostri vizi e dalle nostre debolezze. Alcuni peccati sono più legati al corpo, come la gola e la lussuria, altri sono maggiormente connessi alla vita psico-spirituale, come la superbia, l’invidia, la menzogna e l’ipocrisia. La tentazione del “mondo” è quella che viene dagli altri uomini, dall’ambiente umano nel quale viviamo, dai nostri nemici o dai falsi amici, cioè dagli ipocriti, che ci spingono a peccare mediante l’attrattiva dei piaceri, degli onori e delle ricchezze. Infine, la tentazione del “demonio”, che ci istiga al male suggerendo alla nostra volontà degli obiettivi peccaminosi, contro la fede o contro la morale. Carlo Di Pietro e Marcello Stanzione, nel loro I Diavoli. Guida essenziale. Compendio di demonologia (Fede & Cultura, 2013), spiegano che non è poi così difficile distinguere la tentazione diabolica dalle nostre debolezze, perché queste ultime le avvertiamo distintamente come nostre, mentre non così per le altre.
IL TIMONE N. 129 – ANNO XVI – Gennaio 2014 – pag. 25
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