Sul bimestrale Cristianità tre articoli sulla presenza storica e politica dei cattolici italiani dal Risorgimento alla caduta del muro di Berlino. Urge una nuova evangelizzazione.
I cattolici dopo il muro, oltre il muro. Di quale muro si sta parlando? Sicuramente del muro di Berlino; a dieci anni dalla caduta del socialismo reale nei Paesi dell’Est, facendo tesoro delle tragedie provocate dalla società ateista, i cristiani sono chiamati a riorganizzare un itinerario politico all’interno della società italiana. Per “muro”, tuttavia, si può e si deve intendere il contesto culturale e morale profondamente relativista a cui i cristiani devono rispondere attuando, in tutte le forme possibili, l’appello di Giovanni Paolo II alla “nuova evangelizzazione” (intesa come ricostruzione del “tessuto cristiano della società umana”) partendo dall’ “autoevangelizzazione” delle comunità ecclesiali. Un “muro”, quello del relativismo morale e culturale, assai difficile da abbattere. Questi temi sono trattati dalla rivista Cristianità in tre articoli di Giovanni Cantoni, Marco Invernizzi, collaboratore de “IlTimone”, e Piero Mainardi.
Dopo l’implosione del sistema imperiale socialcomunista, venuta meno la presenza politica della DC, con il lancio di un “progetto culturale” per la società italiana, la Conferenza Episcopale Italiana ha inteso rispondere alla sfida del secolarismo, nella consapevolezza che i cattolici sono una minoranza e che proprio sul piano culturale bisogna riqualificare la loro presenza. Come ha detto recentemente il card. Giacomo Biffi, una presenza cristiana nella società genera una cristianità, di minoranza o di maggioranza che sia.
La cristianità è quella società che cerca di incarnare i principi del diritto naturale e lo spirito del Vangelo. L’opportunità di tale tentativo è stata più volte messa in discussione anche all’interno del mondo cattolico, soprattutto nel secondo dopoguerra, di fronte alla potente offensiva marxista e laicista mirante a intaccare il comune sentire religioso e morale della nazione. La perdita delle categorie concettuali di riferimento causò una subalternità culturale dei cattolici di fronte al pensiero marxista (la teologia della liberazione) e alla secolarizzazione protestante (Dietrich Bonhoeffer). In questo contesto si inseriscono le forti critiche alla dottrina sociale della Chiesa di alcuni intellettuali: è il caso di Giuseppe Alberigo sul piano teologico, di Daniele Menozzi sul piano storico e di Pietro Scoppola sul piano politico-culturale. Secondo questi cattolici progressisti essa sarebbe il nucleo di una ideologia” della cristianità che andava contestata.
Tuttavia la risposta di Giovanni Paolo II, fin dall’inizio del suo pontificato, è stata di una forte riproposizione della dottrina sociale cristiana, strumento di azione nell’attuale società per una nuova evangelizzazione e quindi per una nuova cristianità.
Dalla “cristianità perduta” alla “nuova evangelizzazione”. Origini e problemi della presenza dei cattolici nella storia politica italiana, in Cristianità anno XXVIII, gennaio-febbraio 200.
Sito internet: http://www.alleanzacattolica.org/
IL TIMONE – N. 7 – ANNO II – Maggio/Giugno 2000 – pag. 11