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12.12.2024

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Oltre la ragione

Oltre la ragione

 

 

 

 

 

 

 

La ragione dell’uomo è in grado di dire molte cose fondate sulla esistenza di Dio. Ma questa straordinaria verità coinvolge anche tutte le altre facoltà di cui l’essere umano è dotato: in primo luogo la libertà e la volontà. Perché io vuole essere accolto liberamente.

Mi domando talvolta, seguendo sulle classifiche dei libri il grande successo di volumi che mettono in dubbio l’esistenza di Dio, la verità del Vangelo, la credibilità della Chiesa, mi domando, dicevo, quali siano gli effetti sui credenti e sui cristiani-cattolici in particolare. Temo che abbiano creato defezioni tra coloro che già erano dubbiosi e certamente disturbo tra molti credenti i quali, pur magari colti in altri settori, non hanno la formazione sufficiente per far fronte ad una tale mole di insinuazioni, di opinioni faziose e anche, spesso, di fatti mutilati oppure, comunque, interpretati da un’ottica opposta a quella cristiana.
Credo che spesso ciò che ha salvato e salva molti sia stato l’aver fatto prima o poi in qualche momento della loro vita, anche solo per pochi istanti, l’esperienza di Dio nell’incontro con Gesù Cristo. L’aver anche solo avvertito per un attimo il calore del suo amore, la luce della sua presenza in seno alla Chiesa, il senso profondo che tutto ciò dà alla vita. Difficilmente ciò può essere cancellato del tutto da attacchi anche pesanti contro la fede. Non si può lasciare a cuor leggero il tesoro che si è scoperto e che si è intuito essere la vera risposta ai bisogni della mente e del cuore.
Così, anche se non sei uno storico o un teologo ferrato, ma solo uno che conosce, magari neanche benissimo, il catechismo, tuttavia ti rendi conto che coloro che parlano in quel modo di Dio, di Gesù Cristo, della Chiesa, di Maria e dei santi sono persone, magari coltissime secondo la visione mondana, brave e rispettabili nel loro mestiere, spesso in buona coscienza che però non “conoscono” Dio. Persone, cioè, che non capiscono che cosa sia davvero la fede, non hanno esperienza profonda della dimensione religiosa nella quale, tuttavia, vogliono inoltrarsi e giudicare. E allora, anche se con un po’ di amarezza e di malinconia, quando giungi a questa percezione tieni duro nel tuo cuore, magari anche pregando per costoro che dicono e scrivono senza conoscere quel Dio che tu sai vivo e vicino.
Tutto ciò non toglie, tuttavia, che sia necessario, appena possibile, cercare di chiarire dubbi e incertezze che riguardano le basi della nostra fede per aiutarci in un cammino non sempre facile e per rinforzare anche da un punto di vista razionale i motivi che ci spingono a rimanere fedeli alla Sacra Scrittura e alla Chiesa. Tentiamo di farlo ora anche se per sommi capi.
Partiamo anzitutto, per chiarirci le idee, da due frasi assai celebri di Pasca I che riguardano la fede e che sono, a mio avviso, davvero determinanti. Riferendosi alla ricerca di Dio – per lui come per noi il Dio di Gesù – egli dice che: «C’è abbastanza luce per chi vuoi vedere, ma anche abbastanza tenebre per chi non vuoi vedere».
E poi, sempre nei suoi “Pensieri” aggiunge: «L’ultimo passo della ragione è riconoscere che ci sono molte cose che la superano». Frase, quest’ultima, che ripete un altro grande convertito del secolo scorso, André Frossard, il quale, osservando questa volta le cose dalla prospettiva della fede, scrive: «La fede è ciò che permette alla ragione di vivere al di sopra dei propri mezzi». Sintesi, tutte, davvero potenti di che cosa sia il credere in Dio e di come l’essere umano ne sia interamente coinvolto in tutte le sue facoltà.
«Abbastanza luce per chi vuoi vedere ma anche abbastanza tenebre per chi non vuoi vedere». L’esistenza di Dio, dunque, non è un fatto così evidente, così palese da essere obbligati ad aderirvi. Ci sono molti indizi in suo favore tali da rischiarare il cammino della ragione, ma non tali da eliminare completamente la possibilità di qualche dubbio.
La mente umana ha di fatto accumulato molte prove, molti ragionamenti che portano a dire che Dio è una ipotesi altamente probabile, ma non può fornirne una certezza assoluta. Resta sempre una zona d’ombra, un chiaroscuro che neanche la scienza più progredita riesce a risolvere del tutto. Cosicché gli scienziati stessi si dividono pressoché equamente tra credenti e non credenti.
Eppure, proprio questo fatto, che potrebbe sembrare contrario alla fede, in realtà finisce per darle una mano chiarendone in modo altrettanto chiaro la natura stessa. E, cioè, come essa sia un evento che non riguarda solo la mente umana che – come per esempio nella matematica – applicandosi alla realtà, ne definisce con esattezza il comportamento riassumibile in una formula, ma in qualche modo sfugga a questa determinabilità. E questo perché la fede è un atto che è destinato a coinvolgere non solo la facoltà umana chiamata ragione, ma anche tutte le altre facoltà di cui l’essere umano è dotato e cioè, in primis, la libertà e la volontà.
È un aspetto molto importante di cui dobbiamo essere ben coscienti per rendere salde le nostre scelte religiose e non esporle al vento di chi cerca di scardinarle facendo prevalere le tenebre. Di chi, intrappolato nella sola ragione, si aggrappi ad essa senza vedere oltre. E questo non solo per quanto riguarda l’esistenza di Dio, ma anche per quanto riguarda la figura di Gesù. E ciò sia per quanto attiene agli aspetti storici che lo riguardano, cioè a quello che ha fatto e ha detto veramente nel corso della sua vita, sia agli aspetti teologici, cioè a quello che proclamava essere nella sua persona: il Verbo incarnato, vero Dio e vero uomo. E poi, ancora, per ciò che riguarda la Chiesa e il suo mistero più profondo: corpo mistico di Cristo nel quale egli si propone a noi sempre presente e vivo.
Torneremo su questi aspetti singolarmente ma fin da ora ci preme sottolineare come, nell’aderire a tutte queste verità che la fede cristiana ci propone, la nostra ragione ha certamente un ruolo molto importante perché non potremmo mai credere ciò che fosse contrario ad essa.
E che quindi è giusto indagare su questi temi anche con ostinazione fino al limite del possibile. Ma come poi, proprio per esercitare la ragione in tutta la sua pienezza, per ripeterlo con Pascal, sia importante riconoscere che nell’uomo ci sono altre facoltà importanti – quelle che danno spazio alle ragioni del cuore – che aiutano questa ricerca sulla fede e che allargano l’orizzonte della sola ragione.
Per questo possiamo prestare fiducia anche a ciò che intuiamo aiutare la ragione stessa a superarsi. Accorgendoci poi come proprio la fede, ampliando le nostre prospettive e introducendoci ad esperienze diverse, sostenga e aiuti la nostra ragione a cogliere e valorizzare meglio gli indizi di luce in una sinergia continua tra le due che si alimentano e si arricchiscono a vicenda. Capendo, inoltre, che il gesto che ci porta ad accettare tali indizi pronunciando il nostro “sì” nasce in un luogo più profondo, che coinvolge altre dimensioni del nostro essere che non siano solo quelle razionali.
In definitiva, noi crediamo in Dio, in Gesù, nella Chiesa solo con un gesto libero della nostra volontà e se in noi non ci sono troppi ostacoli a che, questa nostra libertà appunto, possa pienamente esprimersi. Così, quando ragioniamo sulla fede, dobbiamo cercare di non dimenticare mai, insieme a tutte quelle prove a favore che esistono e che sono importantissime, quell’altro passaggio che Gesù sottolinea bene e che ci fa intendere come solo <ci puri di cuore vedranno Dio». Ciò vuoi dire che se i pregiudizi avvolgono la nostra mente come in una nebbia, se il nostro animo è rinchiuso su se stesso, se il nostro cuore non riconosce con verità ed umiltà i propri bisogni più profondi, difficilmente accetteremo di confrontarci in maniera viva e vitale con i pur numerosi indizi di luce; mentre quelli di tenebra continueranno ad esercitare su di noi una attrazione potente. Anche perché Dio, nella normalità dei casi, non esercita pressioni a cui non sia possibile resistere. Egli vuole essere scelto liberamente da figli che riconoscono di desiderare il suo amore. Per questo sta alla porta e bussa, come dice Gesù. A noi, dunque, l’aprirgli o il chiuderlo fuori. La prima volta e tutte quelle successive. I discepoli già da un po’ si erano posti al suo seguito. Ma ponevano delle resistenze mano a mano che il mistero di quel Maestro andava rivelandosi. «Vuoi andartene anche tu?» chiede allora Gesù a Pietro. Ecco il “vuoi” decisivo: «Vuoi aprire le porte della tua mente e del tuo cuore, vuoi restare?».
«Signore, da chi andremo?» è la risposta di chi, nonostante tutto, ha capito da che parte stia la luce: «Tu solo hai parole di vita eterna» e vi aderisce con rinnovata convinzione della mente e del cuore.

RICORDA

 

«Come si fa, come si fa a conoscere Dio? Questa è la grande questione che tormenta lo spirito moderno (…). Dovremo rinunciare a tale conquista? l’ateismo moderno risponde: dobbiamo rinunciare. (…) Voi sapete che invece la Chiesa non rinuncia alla conquista di Dio. Diciamo: non nega alla mente umana la capacità di arrivare alla conoscenza di Dio; e notate: anche con la ragione, sebbene non senza fatica e con tante ombre».
(Paolo VI, Udienza generale del 27 novembre 1968).


IL TIMONE N. 80 – ANNO XI – Febbraio 2009 – pag. 56-57

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