I primi tre comandamenti riguardano l’amore verso Dio, mentre dal quarto comandamento in poi le prescrizioni divine riguardano l’amore verso il prossimo. Il nostro Catechismo dice: “Il quarto comandamento apre la seconda tavola della Legge. Indica l’ordine della carità” (CCC n. 2197). E le prime persone cui è dedicata l’attenzione sono i propri genitori: “Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio” (Es 20,12).
Dio ha voluto che, dopo di lui, onoriamo i nostri genitori ai quali dobbiamo il dono della vita e che ci hanno trasmesso la conoscenza di Dio. Anzi, promette un “prolungamento di vita” per chi li onora. Oggi i nuovi modelli educativi hanno portato i figli a vedere i genitori come dei fratelli maggiori, in una forma di relazione in cui il valore dell’autorità è andato progressivamente calando. A loro volta il padre e la madre tendono a voler apparire come “amici” dei loro figli. Questa è stata, forse, una reazione agli schemi autoritari non fondati sull’amore, ma è indubbio che tale mal interpretata confidenza indebolisce nei figli il riconoscimento di un’autorità che è immagine dell’autorità di Dio. I genitori la ricevono da Dio e devono esercitarla nell’amore, ma ad essa non si può abdicare se non si vuole privare i figli di preziose certezze, se non si vuole impedire loro di consolidare il proprio io in formazione su un modello di genitore saldo che rimanda i propri valori all’autorità di Dio.
Un grave campanello d’allarme di cui la pedagogia si sta tardivamente accorgendo è la progressiva mancanza di rispetto che le giovani generazioni hanno spesso verso i genitori, gli educatori, gli insegnanti. Il quarto comandamento può essere letto anche come rispetto di quelle autorità che i genitori ci pongono amorevolmente accanto per la nostra crescita, e che sono, oltre ai parenti, i nostri maestri ed insegnanti, i nostri educatori e sacerdoti. E infine il Papa, che è anch’egli un “papà” da onorare, così come la Chiesa che è nostra madre.
L’onore è una caratteristica inseparabile dell’amore. Se a volte svalutiamo questa virtù è perché viene spesso scorporata dall’amore.
Quando noi diciamo: “Ho il mio onore da difendere” possiamo rischiare di apparire ridicoli se non abbiamo nel cuore tutti gli altri valori. Quelle mamme e quei papà che danno cattivo esempio fanno fatica ad esigere l’onore. Ma Dio ci ha dato il dono della vita attraverso i nostri genitori, e chiede che attraverso i nostri genitori lo onoriamo. La Provvidenza del Padre agisce in primo luogo attraverso nostro padre e nostra madre; chi ci ha cresciuto con sacrifici merita sempre tutto l’onore e l’amore possibile, sia durante gli anni della convivenza, sia durante gli anni della sua vecchiaia, quando l’onore si traduce in concreto servizio e amorevole assistenza; e sia dopo la morte, quando i genitori vanno ricordati nella preghiera assieme ai nonni e agli antenati.
Il quarto comandamento “annunzia i comandamenti successivi, concernenti un rispetto particolare della vita, del matrimonio, dei beni terreni, della parola. Costituisce uno dei fondamenti della dottrina sociale della Chiesa” (CCC 2198). Questo comandamento, infatti, implica a sua volta i doveri di tutti quelli che esercitano l’autorità, che sono, oltre ai genitori, i docenti, i datori di lavoro, i magistrati, i governanti, e tutti coloro che hanno responsabilità su una comunità di persone (cfr CCC n. 2199). Il rispetto di questo comandamento procura frutti temporali di pace e di prosperità, mentre la sua trasgressione arreca gravi danni alla comunità e alle persone.
IL TIMONE – N. 31 – ANNO VI – Marzo 2004 – pag. 61