È ricordato soprattutto per avere convocato il Concilio di Trento, uno dei più importanti nella storia della Chiesa.
Un grande Papa, sotto il cui pontificato nacquero Ordini religiosi che avrebbero contrassegnato la storia del cristianesimo.
Nome: |
Alessandro Farnese |
Data nascita: |
a Canino il 28 febbraio 1468 |
Elezione: | 13 ottobre 1534 |
Incoronazione: | 3 novembre 1534 |
Durata: | 15 anni, 27 giorni |
Data morte: | 10 novembre 1549 |
Sepolto: |
Basilica di S. Pietro, Roma |
Posizione cronologica: | 220 |
Alessandro Farnese nasce il 28 febbraio 1468 a Canino nel Viterbese. Riceve un’ottima educazione umanistica grazie agli insegnamenti dell’illustre Pomponio Leto.
L’elegante oratoria e l’abilità diplomatica gli facilitano la scalata alle cariche ecclesiastiche più alte pur non essendo ancora sacerdote. Diventa cardinale nel 1493 con Alessandro VI, nel 1499 è vescovo di Corneto e nel 1509 vescovo di Parma. Abbandona la vita dissoluta a quarantacinque anni e dopo sei è ordinato prete; non rinuncia al tenore di vita sfarzoso che manterrà anche da pontefice.
Alla morte di papa Clemente VII (1523-1534), il card. Farnese è eletto al secondo giorno di conclave all’unanimità grazie anche alla sua imparzialità rispetto alle varie fazioni. La notizia è accolta con molto entusiasmo dai romani, che organizzano sfrenati festeggiamenti. Divenuto Papa, radicalizza ancora di più la sua conversione impegnandosi a fondo alla guida della Chiesa, dimostrandosi prudente e affabile.
La sua priorità è la convocazione del Concilio, per migliorare la moralità del clero ed eliminare gli eccessi e la corruzione della Chiesa, ormai avvizzita e soccombente nel confronto con il dilagante protestantesimo. Paolo III lo riunirà solo dopo 11 anni dall’elezione. Vari i motivi del ritardo: dopo la vittoria del “conciliarismo” al Concilio di Basilea del 1431, i pontefici hanno il timore di non poter più affermare pienamente la propria indipendenza in un sinodo. Inoltre, dato l’appoggio al Concilio dell’Imperatore Carlo V (1500-1558), Francia e Inghilterra temono che l’autorità imperiale si rafforzi eccessivamente.
Tuttavia, Paolo non rimane inattivo. Crea un collegio di cardinali formato da persone di provata moralità, cultura e preparazione con cui istituisce una commissione per individuare i mali della Chiesa. Tra gli altri, nomina cardinale il vescovo Fisher di Rochester nell’inutile tentativo di salvarlo dalla carneficina messa in atto dal re d’Inghilterra Enrico VIII (1491- 1547) verso gli oppositori (tra cui l’ex cancelliere Tommaso Moro), quando nel 1534 fa approvare al parlamento inglese l’Atto di supremazia, dando così inizio alla “chiesa” anglicana il cui capo è il re.
Dal Collegio scaturisce il Consilium de emendanda Ecclesia, il più importante documento riformatore antecedente il Concilio di Trento, sulla base del quale s’imposteranno i lavori. Un programma molto vasto e impegnativo, che come primo risultato porta alla riforma di diversi uffici di curia; si stabilisce l’obbligo per i vescovi di risiedere nella loro sede (uno dei maggiori abusi del periodo pre-tridentino: alcuni pastori mai avevano conosciuto la diocesi loro assegnata); agli ecclesiastici è proibito entrare nelle osterie, andare a teatro e giocare d’azzardo. Sono riordinati gli ordini religiosi già consolidati come i Francescani e i Domenicani e rinvigoriti quelli da poco costituiti (i Barnabiti, i Teatini, i Somaschi e i Cappuccini). Ne vengono approvati di nuovi, come le Orsoline, ma soprattutto i Gesuiti fondati nel 1534 a Roma da sant’Ignazio; Paolo III ne accoglie la Formula Instituti il 25 settembre del 1540 con la bolla Regiminis militantis Ecclesiae: saranno il braccio destro del Papa nella vasta opera della Controriforma.
Ristruttura l’Inquisizione romana con la bolla Licet ad inibito del 21 luglio 1542, per sorvegliare e intervenire con crescente severità per la difesa della purezza della fede dall’eresia protestante, in quei paesi ancora legati a Roma.
Finalmente, si giunge al Concilio grazie alla pace di Crepy che, nel settembre 1544, riconcilia il re francese Francesco I (1494-1547) con l’imperatore Carlo V, rendendoli liberi di volgersi su altri fronti: il primo verso l’Inghilterra anglicana, il secondo contro la Lega di Smalcalda, l’alleanza anti-imperiale dei principi protestanti tedeschi. Il Concilio si apre solennemente il 13 dicembre 1545 nel duomo di San Vigilio, nell’allora tedesca Trento, scelta strategicamente dopo Mantova per favorire il ritorno alla vera Chiesa dei protestanti del nord Europa.
Vengono esaminati sia la riforma della Chiesa sia la definizione dei dogmi. Nella IV sessione si riafferma che la Fede non risiede solo nella Scrittura, ma nella Tradizione e nel Magistero pontificio; si ripresenta la validità dei sette sacramenti messi in soffitta dai protestanti, quali segni efficaci dell’elargizione della Grazia ex opere operato, cioè solo per il fatto di essere amministrati, indipendentemente dalla situazione spirituale di chi li amministra; il latino è confermato lingua ufficiale della Chiesa così come è ancora valida la Vulgata, la traduzione della Bibbia fatta a suo tempo da San Girolamo. Si definisce meglio la nozione del peccato originale (V sessione) per contrastare i protestanti, per confutare la loro falsa credenza che tale colpa rimanga anche dopo il battesimo, e i pelagiani.
La sesta sessione attacca la dottrina della giustificazione dei luterani, punto nodale dell’intero sinodo tridentino, affermando che l’uomo raggiunge la salvezza attraverso la Grazia santificante, la quale lo rende capace di compiere, attraverso il libero arbitrio, opere buone meritevoli per la conquista del Paradiso.
Si conferma il divieto per i prelati di sposarsi e l’obbligo di indossare l’abito ecclesiastico. Il trasferimento del Concilio nella più salubre Bologna, necessario dopo la morte di un cardinale per il tifo dilagato a Trento, è criticata da Carlo V e dai vescovi tedeschi, i quali non intendono partecipare a sedute in territorio pontificio dove, secondo loro, sarebbero maggiore preda delle trame del Papa.
A Bologna le sessioni riprendono il 21 aprile 1549, ma dopo due sole sessioni il Concilio è sciolto. Il Papa tenterà di riconvocarlo a Roma, ma sarà riaperto sempre a Trento solo nel 1551, dopo la morte di Paolo III avvenuta il 10 novembre 1549. Uno dei meriti di Paolo III è non solo di aver reagito difendendosi dagli attacchi del protestantesimo, ma di aver rilanciato la bellezza della Fede cattolica contro il pessimismo del luteranesimo attraverso lo sviluppo dell’arte e della cultura, al punto da essere annoverato tra i pontefici mecenati.
Nomina primo architetto e primo scultore il grande Michelangelo, che in tal modo ha la possibilità di creare due capolavori eterni come il “Giudizio universale” e la cupola di San Pietro. Altro artista aiutato è il grande Antonio Sangallo che fortifica le mura leonine ma soprattutto realizza il palazzo della famiglia del papa, il palazzo Farnese, uno delle ville più belle di Roma.
Paolo III morì a Roma il 10 novembre 1549. Aveva 81 anni.
IL TIMONE N. 122 – ANNO XV – Aprile 2013 – pag. 54 – 55
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