Sconosciuto ai più, questo valido pensatore cattolico ripropose valori dello spiritualismo cristiano nel solco di una gnoseologia realista. Fornendo anche prove dell'esistenza di Dio e richiamando l'esistenza della legge morale naturale.
«Io non sono di tanto merito fornito, da poter cambiare direzione al pensiero filosofico degli Italiani; nulladimeno sono convinto di dover faticare per la difesa della verità; sono veramente afflitto nel vedere ancora che il materialismo, il sensualismo, il fatalismo, lo scetticismo, il criticismo ed altri falsi metodi seguitano a desolare il vero impero della filosofia in Europa; e perciò ho fatto e fo tutti gli sforzi per combattere questi traviamenti dello spirito umano». Chi scrive così, in una lettera del 2 novembre 1829 indirizzata al beato Antonio Rosmini, è Pasquale Galluppi, personalità poco nota, raramente inserita nel novero dei nostri grandi pensatori, ma che Armando Rigobello non esita definire «un sincero credente […] una delle figure più eminenti della filosofia italiana».
Di nobile origine, Galluppi nacque a Tropea, in Calabria, il 2 aprile 1770. Studiò dapprima nella città natale, poi nel seminario di Santa Lucia del Mela, in Sicilia;
di qui passò all'Università di Napoli. Intorno ai trent'anni, la lettura delle opere di Condillac mise in crisi il suo dogmatismo razionalistico e lo indirizzò verso il pensiero critico, che egli apprezzò ancor di più dopo aver conosciuto gli scritti di Kant, che lo rafforzarono nella convinzione secondo la quale, prima di dare inizio ad ogni ricerca e di elaborare qualunque sistema, è necessario determinare i limiti e le possibilità della ragione. Per questa strada egli giunse a sostenere una filosofia dell'esperienza, che per lui rappresentava una sorta di mediazione e di sintesi fra esperienza e ragione, al riparo sia dall'apriorismo razionalistico che dal sensismo. I risultati di questa ampia speculazione sono contenuti nel suo capolavoro, che è il Saggio filosofico sulla critica della conoscenza, pubblicato in sei volumi, a Messina, fra il 1822 e il 1832.
Successivamente si dedicò a comporre opere divulgative, capaci di diffondere il suo pensiero tra i giovani, e nel 1827 dette alle stampe Tredici lettere filosofiche sulle vicende della filosofia relativamente ai principii delle conoscenze umane da Cartesio a Kant inclusivamente, che, a giudizio di Giovanni Di Napoli, «si possono considerare a buon diritto la più penetrante sintesi di storiografia filosofica del pensiero moderno compiuta nel primo Ottocento in Italia».
Sull'onda di un notevole successo, nel 1831 Galluppi andò a occupare la cattedra di filosofia teoretica nell'Università di Napoli e la sua fama superò i confini italiani, tanto che il re di Francia lo insignì dell'Ordine reale della Legion d'onore. Compianto da tutti, scomparve a Napoli il 13 dicembre 1846.
Scrive ancora Giovanni Di Napoli: «È chiaro che il Galluppi si proponeva una restaurazione critica dei valori dello spiritualismo cristiano, culminante in una vigorosa affermazione della trascendenza dell'Assoluto. Ma perché il tentativo avesse efficacia, esso doveva inserirsi nella problematica del tempo: doveva, cioè, presentare una impostazione critica. Di qui il costante impegno galluppiano di risalire alle origini di quelle deviazioni filosofiche denunciate nella lettera al Rosmini». La dottrina della conoscenza a cui approda Galluppi ben si armonizza con una visione metafisica realistica che permette al filosofo calabrese di affermare una reale presenza dell'Assoluto.
Per dimostrare l'esistenza di Dio, egli si serve in particolare della prova cosmologica e di quella teleologica. Dalla concezione teistica, Galluppi deriva una chiara antropologia spiritualistica, che prevede la sostanzialità e l'immortalità dell'anima e la libertà dell'uomo.
Di qui, egli muove per costruire anche una filosofia morale: «Per Galluppi – sostiene Di Napoli – l'azione moralmente buona è quella comandata dalla ragione o azione razionalmente doverosa. Tuttavia, la ragione non crea la moralità, la riconosce e la proclama e l'impone al complesso delle tendenze inferiori; essa è la voce di una ragione trascendente». In tal modo Galluppi intende salvaguardare l'autonomia della vita etica, accettando tuttavia l'intervento di Dio in qualità di legislatore morale, come egli afferma mediante le seguenti parole contenute nell'opera Filosofia della volontà: «L'autore del suo essere ha parlato all'uomo per mezzo della natura». Riguardo all'etica galluppiana, ha scritto Nicola Abbagnano: «La morale […] è per Galluppi indipendente dalla religione. Basta a fondarla la sola considerazione della natura umana, considerazione la quale permette anche di stabilire la sua indipendenza dal principio dell'utile e della felicità, cui voleva ridurla l'empirismo. La legge morale è tuttavia anche il comando di Dio». In effetti, secondo il pensatore di Tropea, vi è perfetta sintonia tra morale naturale e morale religiosa, come si può facilmente evincere dal seguente brano tratto dall'opera Filosofia della volontà: «Essendo la nostra natura un effetto della divina volontà e noi essendo tali quali siamo perché Dio ha voluto che noi fossimo tali quali siamo, Iddio ha voluto che la nostra ragione ci mostrasse i doveri che ci mostra ed egli ha voluto manifestarci i suoi divini precetti per mezzo della nostra ragione. È questa la legge scritta da Dio nei nostri cuori».
RICORDA
«Perché l'Italia rientrasse nel circolo vivo della cultura europea occorreva […] conoscere e giudicare l’Illuminismo, Kant, l'Idealismo, Questo fu appunto il compito che si assunse, e a cui si consacrò con assiduo fervore, il calabrese Pasquale Galluppi, il quale, ricostruendo per la prima volta tra noi le vicende della filosofia europea nei due secoli che lo precedevano, tentò una critica adeguata del soggettivismo, del sensismo e dell'empirismo, utilizzando – ma senza restarvi imprigionato le nozioni tipiche del criticismo kantiano». (Antonio Livi, La filosofia e la sua storia, Dante Alighieri, 1996, vol. III/1, p. 254).
BIBLIOGRAFIA
Pasquale Galluppi, Elementi di filosofia, Edizioni Paoline, 1961.
Giovanni Di Napoli, La filosofia di Pasquale Galluppi, Cedam, 1947.
IL TIMONE – N. 75 – ANNO X – Lug/Agosto 2008 – pag. 32-33