Un “giro del mondo” per santi patroni. Popoli, nazioni, continenti affidati alla loro protezione
L’abolizione dal calendario delle feste dei santi patroni ci dà l’opportunità di rilevare l’ennesimo attacco contro l’uomo, del quale si vuole misconoscere la sua natura – religiosa – e la sua storia. Mentre è proprio dell’uomo cercare un protettore presso Dio, la cui individuazione scaturisce dal vivere quotidiano e dalla storia di un popolo, non da un mero atto normativo.
Numerosi sono i patroni legati all’annuncio del Vangelo in terre pagane oppure, ad altro titolo, a nazioni o continenti. Dal noto San Patrizio, di nobile famiglia romana, che tra i primi diffuse il Cristianesimo nell’Irlanda del V sec., il cui ricordo è associato al trifoglio col quale spiegò il mistero della SS. Trinità, all’assai conosciuto san Francesco Saverio, gesuita della prima ora, la cui missione fu particolarmente intensa in India ed in Giappone, i cui abitanti, scriveva, sono i migliori tra gli infedeli incontrati e «amano ascoltare le cose di Dio». Ma ancor prima san Tommaso apostolo si prodigò nell’antica Persia, nelle Indie Orientali – dove morì – e persino in Cina.
Passando all’Africa, troviamo la neo-canonizzata Giuseppina Bakita (1869?-1947), nata nel Darfur, la quale, dopo aver conosciuto le umiliazioni, le sofferenze fisiche e morali della schiavitù, giunse in Italia, a Venezia, dove entrò nell’ordine delle Canossiane. Benedetto XVI nella Spe salvi la ricorda come grande esempio di speranza.
Continuando nel nostro giro per il mondo, incontriamo nel Sud America la figura di san Francesco Solano (1549-1610), patrono di Perù, Cile e Argentina e quella di santa Rosa da Lima (1586-1617), la prima santa del continente. L’uno, francescano di nobili origini, si guadagnò l’appellativo di Taumaturgo del Nuovo Mondo. Si dice che spesso parlasse a tribù di lingua diversa con un unico linguaggio che veniva compreso da tutti ottenendo numerose e prodigiose conversioni. È invocato anche per i terremoti. L’altra, terziaria domenicana anch’ella di nobili origini, sin da fanciulla desiderava diventare religiosa. Si racconta che a 3 mesi dalla nascita la sua culla sarebbe stata circondata di rose. Morì giovane, dopo aver speso la sua vita in penitenze, preghiere offerte per la conversione dei peccatori e delle popolazioni indigene. È invocata in caso di ferite, contro le eruzioni vulcaniche e anche in caso di litigi familiari.
San Torlaco (1133-1193) fu canonizzato nel 1198. Giovanni Paolo II, poi, lo dichiarò patrono dell’Islanda. Si distinse nel combattere la simonia e nel favorire il celibato dei preti. Santa Francesca Saverio Cabrini (1850-1917) fu la prima santa degli Stati Uniti, dove si recò per prendersi cura degli emigranti italiani, diventandone poi la patrona. Innumerevoli gli asili, le scuole, i convitti per studentesse, orfanotrofi, case di riposo per laiche e religiose che fece costruire – compresi degli ospedali – attraverso la congregazione delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù da lei fondata.
Concludendo questa rapida carrellata di santi patroni nel mondo e portandoci in Italia, è facile intuire in quale santo ci imbatteremo. Proprio lui, san Francesco d’Assisi (1182- 1226), il quale, con s. Caterina da Siena, è stato proclamato da Pio XII patrono del nostro Paese. Fondatore dell’omonimo Ordine mendicante (e predicatore), visse in tale profonda umiltà, povertà, fedeltà alla Chiesa e vicinanza a Cristo, da essere il primo – noto – stimmatizzato della storia. Fu canonizzato solo due anni dopo la sua morte. La memoria viva del poverello di Assisi ci è trasmessa dalle molte chiese a lui dedicate e dalla numerosa famiglia francescana.
Dati i tempi, appare quanto mai opportuno affidarci alla sua potente intercessione.
Dossier: SANTI PATRONI
IL TIMONE N. 107 – ANNO XIII – Novembre 2011 – pag. 46
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