NOME: Ambrogio Damiano Achille Ratti
DATA DI NASCITA: 31 maggio 1857
ELEZIONE: 6 febbraio 1922
INCORONAZIONE: 12 febbraio 1922
MOTTO: Pax Christi in Regno Christi
DURATA: 17 anni e 4 giorni
DATA MORTE: 10 febbraio 1939
SEPOLTO: Grotte Vaticane
POSIZIONE CRONOLOGICA: 259
“Pax Christi in Regno Christi” è un motto che può sembrare utopico in un periodo in cui i due totalitarismi più spietati e sanguinari della storia, il comunismo e il nazionalsocialismo, detengono il potere.
Ma Pio XI sa imporsi ugualmente quale instancabile ricercatore della pace e del dialogo, arrivando a stipulare diciotto concordati, convenzioni e modus vivendi anche con nazioni dichiaratamente anticattoliche.
Achille Ratti vede i natali a Desio il 13 maggio 1857, in una famiglia della piccola borghesia brianzola. Compie gli studi nei seminari diocesani di Milano, proseguendoli poi a Roma dove viene ordinato sacerdote il 20 dicembre 1879. In questi anni di formazione si segnala per le sue doti di grande assiduità nel lavoro, soprattutto nello studio delle arti letterarie. La sua vasta preparazione dottrinale e il rigore morale lo fanno apprezzare al punto da essere nominato prima Prefetto della Biblioteca Ambrosiana, poi, a Roma nel 1914, Prefetto di quella Vaticana. Nonostante i numerosi impegni, riesce a coltivare le altre sue grandi passioni: l’alpinismo e la caccia. Nelle scalate è addirittura un pioniere.
Conquista due nuove vie (le Ratti-Grasselli) sul Monte Rosa e sul Bianco. Nel 1918 Benedetto XV (1914-1922) manda Achille Ratti in Polonia e in Lituania, prima come visitatore apostolico, poi, il 6 giugno 1918, in qualità di Nunzio. Assolverà la sua missione con imperturbabile tenacia, rifiutandosi addirittura di lasciare la sua sede quando Varsavia è minacciata dai bolscevichi. 1113 giugno 1921 è richiamato in Italia per ricoprire la prestigiosa carica di arcivescovo di Milano.
Da lì a pochi mesi è eletto Papa.
Primo atto del suo pontificato è l’inaspettata benedizione Urbi et Orbi dalla loggia esterna di S. Pietro, rimasta chiusa per 76 anni, suscitando il tripudio della folla assiepata in piazza.
Pio XI vuole compiere questo gesto come “pegno della pace alla quale l’umanità aspira”.
Papa Ratti dimostrerà uno straordinario dinamismo. È uomo deciso, ma estremamente cortese e affabile. Porta una ventata di confidenzialità all’interno del Vaticano, in special modo nelle udienze con il popolo. Sobrio e riflessivo, nutre un’incrollabile fiducia in Dio.
Dai tempi di Benedetto XIV (1740-1758) non si aveva un Papa così dotto sul soglio di Pietro. Il programma pastorale è fissato nelle encicliche Ubi arcano (1922) e Quas primas (1925), da cui traspare un’impostazione cristocentrica delle attività della Chiesa, indicando la devozione Eucaristica quale potente mezzo anche di riconciliazione tra i popoli.
Il Cristocentrismo è norma anche per il sacerdote-tipo: uomo di Dio, immagine di Cristo, virtuoso per elevarsi al di sopra dei fedeli, con una solida preparazione sia in campo umanistico che dottrinale.
Mussolini nel 1922 prende il potere dimostrando apertura e volontà di accordo con la Chiesa, come attestano il ristabilimento dei crocifissi nei locali pubblici, l’obbligatorietà dell’insegnamento della religione nelle scuole elementari e l’istituzione di pene contro i bestemmiatori. Anche se non mancano violenze e gravi soprusi verso la libertà dei cittadini. Tuttavia questa disponibilità porterà ai primi incontri, nel più stretto riserbo, tra lo stesso Mussolini e l’avvocato Pacelli (fratello del futuro papa Pio XII), per la ratifica dei Patti Lateranensi che avverrà l’11 febbraio 1929. Negli accordi si stabilisce la creazione dello Stato indipendente del Vaticano, oltre alla riscossione di un indennizzo per l’annullamento dello Stato pontificio. La Chiesa riconosce lo Stato italiano con Roma capitale. In più si assegna la completa indipendenza alla Santa Sede nella nomina dei vescovi, si riconosce l’effetto civile del matrimonio religioso e si istituisce l’insegnamentodella religione cattolica nelle scuole in qualità di “unica religione di stato”. Questo idillio tra Stato e Chiesa, però, non avrà lunga durata. Già nel maggio del 1931 iniziano le intolleranze dei fascisti nei confronti dell’Azione Cattolica, associazione riconosciuta dai Patti ma invisa al regime per la sua opera educativa considerata concorrente al programma governativo. Pio XI reagisce difendendo il sodalizio con l’enciclica Non abbiamo bisogno del 29 giugno 1931, rimarcandone il ruolo fondamentale nell’educazione dei giovani e nella guida alla santificazione della famiglia e del lavoro.
L’opera di pace di Pio XI prosegue con la stesura del concordato con la Germania di Hitler il 20 luglio 1933, ratificato dal nunzio Eugenio Pacelli e dal vice-presidente tedesco Von Papen. Ma per Hitler, evidentemente, questo accordo, voluto soprattutto per accrescere il proprio prestigio internazionale, era valido solo sulla carta,’ poiché le note di protesta del Vaticano nei successivi quattro anni per il mancato rispetto delle intese saranno numerosissime, fino alla pubblicazione, il14 marzo 1937 , dell’enciclica Mit Brennender Sorge. La condanna del paganesimo ariano insito nel nazismo è netta e chiara.
Cinque giorni dopo, Pio XI pubblica anche l’enciclica Divini Redemptoris con cui censura il comunismo ateo.
La persecuzione contro i cattolici, comunque, dilaga anche in altre nazioni: in Messico, con lo sterminio dei Cristeros, in Spagna con la matanza degli anni Trenta e nella Russia ormai comunista. Le denuncie di questi massacri da parte di Pio XI saranno moltissime.
Arriverà al punto di far dono della propria vita a Dio nel radiomessaggio del settembre 1938 pur di ottenere la pace.
Anche in tempi così difficili, Pio XI non rinuncia a rilanciare la missione salvifica della Chiesa.
Fa costruire un nuovo edificio della congregazione De Propaganda Fide. Il 28 ottobre 1926 ordina personalmente i primi sei vescovi cinesi. Introduce la festività di Cristo Re e della Maternità di Maria, oltre a caldeggiare la pratica del Rosario.
Consacra tutto il genere umano al S. Cuore di Gesù.
Mecenate al servizio dell’arte, è attento anche allo sviluppo della tecnica. Inaugura la modernissima stazione della Radio Vaticana, anche con l’aiuto di Guglielmo Marconi.
Vorrebbe celebrare il decennale dei Patti con un vigoroso discorso per denunciarne le frequenti violazioni da parte di Mussolini. Soprattutto dopo l’introduzione delle leggi razziali che proibiscono il matrimonio con i nonariani, anche se cattolici.
Ma la morte lo coglie il 10 febbraio 1939, all’età di 81 anni.