“Dov’era e che cosa faceva la Chiesa Cattolica quando milioni di Ebrei venivano perseguitati dal totalitarismo nazista? Perché Papa Pio XII non condannò apertamente questo sterminio?”.
Tra le accuse rivolte alla Chiesa Cattolica, questa è certamente una delle più infamanti, sia perché riguarda vicende recenti, le cui ferite non si sono ancora rimarginate, sia perché chiama in causa l’operato di uno dei più grandi Papi del nostro secolo, se non di tutta la storia della Chiesa, Pio XII.
Facile comprendere dove va a parare il colpo. Se Pio XII non ha fatto tutto il possibile per denunciare la persecuzione nazista nei confronti degli Ebrei, questo silenzio lo avrebbe reso complice della tragedia dell’Olocausto. Misfatto imperdonabile, a causa del quale l’Ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, parlando a nome del governo israeliano, ha chiesto di attendere almeno cinquant’anni prima di beatificare Pio XII.
Sulla stessa linea d’onda anche Elie Diesel, scrittore, sopravvissuto ad Auschwitz, che in un’intervista sulla beatificazione di Pio XII ha dichiarato: “Sarebbe un gesto gravissimo premiare un uomo il cui silenzio durante l’Olocausto ha di fatto avallato lo sterminio di milioni”. Dunque, Papa Pio XII, tacendo per viltà e paura, sarebbe da considerarsi connivente con i colpevoli dell’Olocausto. Più o meno il contenuto di un’ opera teatrale intitolata “Il Vicario”, rappresentata in tutte le capitali europee e negli Stati Uniti a partire dal 1963 e origine delle calunnie rivolte al Pontefice.
Perfino il rabbino capo di Israele, Meir Lau, commemorando nella sinagoga di Berlino il sessantesimo anniversario della “Notte dei cristalli” (9-10 novembre 1938), ha parlato del colpevole atteggiamento di Pio XII e lo ha accusato di non aver speso, in quella occasione, una sola parola in difesa degli Ebrei e dei loro beni. Va da sé che tutta la stampa internazionale, quella italiana compresa, ha dato ampio risalto alle sue dure parole.
Accuse fondate su fatti o vergognosa campagna denigratoria, che screditando un Pontefice mira alla fin fine ad indebolire tutta quanta la Chiesa cattolica?
In verità, se ci si attiene a quanto è veramente accaduto, non si può fare a meno di rilevare come la figura di Pio XII sia stata circondata da falsità ed inesattezze. Lo testimonia il fatto che anche tra gli stessi Ebrei non esiste unanimità di opinioni e non tutti condividono le critiche infamanti mosse al Pontefice. Molti esponenti, e tra i più autorevoli, del mondo ebraico hanno riconosciuto a Papa Pio XII innumerevoli meriti in difesa degli ebrei nella dolorosa vicenda dell’Olocausto. Il loro grazie sincero non si comprenderebbe se Papa Pio XII avesse avallato l’Olocausto.
A cominciare dall’ allora Ministro degli Esteri di Israele Golda Meir, che in occasione della morte di Pio XII, avvenuta nel 1958, inviò alla Santa Sede un messaggio di cordoglio nel quale si poteva leggere: “Durante il decennio del terrore nazista, il nostro popolo ha subìto un martirio terribile. La voce del Papa si è alzata per condannare i persecutori e per invocare pietà per le vittime”. Va da sé che nessuno è in grado di spiegare come avrebbe potuto una così alta autorità del Governo israeliano pronunciare questi elogi se il Pontefice fosse stato considerato complice delle atrocità naziste.
Non fu il solo riconoscimento. Nell’immediato dopoguerra, Nahum Goldmann, presidente del Congresso Mondiale Ebraico, autorità riconosciuta nel mondo di Israele, ha scritto: “Con particolare gratitudine ricordiamo tutto ciò che egli [Pio XII] ha fatto per gli ebrei perseguitati durante uno dei periodi più bui della loro storia”. E a dimostrazione che non si trattava soltanto di parole di circostanza, il medesimo Congresso donò alla Santa Sede 20.000 dollari per le opere di carità. Cinquant’anni fa, era una bella somma.
Anche Albert Einstein, scienziato ebreo di fama mondiale, commentando la non irresistibile ascesa del nazismo in Germania, scrisse: “Solo la Chiesa rimase in piedi a sbarrare la strada alla campagna di Hitler per sopprimere la verità”. Dire “Chiesa”, allora, significava dire Papa Pio XII.
Si tratta di gratitudine che ha un fondamento storico. Stando alle cifre fornite dall’ebreo Emilio Pinchas Lapide, storico, diplomatico, già Console generale di Israele a Milano, la Santa Sede, i nunzi e la Chiesa cattolica hanno salvato da morte certa tra i 700.000 e gli 850.000 ebrei. Non esiste al mondo – ricordiamolo bene noi cattolici – una istituzione o un governo che possa vantare un simile operato.
Luciano Tas, già direttore di Shalom e noto rappresentante della comunità ebraica romana, ha scritto: “Se la percentuale di ebrei deportati non è in Italia così alta come in altri Paesi, eiò è senza dubbio dovuto all’ aiuto attivo portato loro dalla popolazione italiana e dalle singole istituzioni cattoliche… Centinaia di conventi, dopo l’ordine in tal senso impartito dal Vaticano [dunque da Pio XII] accolsero gli ebrei, migliaia di preti li aiutarono, altri prelati organizzarono una rete clandestina per la distribuzione di documenti falsi”.
E riconoscimenti significativi giunsero a Papa Pio XII da Leo Kubowitzki, Segretario generale del Congresso Mondiale ebraico, recato si in udienza il 21 settembre 1945, a guerra appena finita, per presentare “al Santo Padre, a nome dell’Unione delle Comunità Israelitiche, i più sentititi ringraziamenti per l’opera svolta dalla Chiesa Cattolica a favore della popolazione ebraica in tutta l’Europa durante la guerra”. Riconoscimento preziosissimo, perché formulato quando era ben viva la memoria e vivi i testimoni.
Riguardo, poi, al presunto “silenzio” di Pio XII, non si può far finta di dimenticare che il Papa alzò la sua voce più di una volta.
Ne dà prova il famoso Radiomessaggio natalizio del 1942, con il quale Pio XII denunciò il genocidio in atto nei confronti di milioni di vittime, che senza colpa, ma solo “per ragioni di nazionalità e di stirpe [chiarissimo il riferimento agli Ebrei] sono destinate alla morte o ad un progressivo deterioramento”.
Né si può dimenticare che fu proprio il Cardinale Pacelli, futuro Pio XII, a ispirare, se non a scrivere, già nel 1937, la famosa enciclica di Pio XI “Mit brennender Sorge” (Con ardente preoccupazione) nella quale si condannava esplicitamente il razzismo nazista. Passi di quella Enciclica furono letti in tutte le Chiese Cattoliche del Terzo Reich e il Führer, che si sentì colpito, ne proibì la diffusione in Germania.
Ci troviamo di fronte, come si è potuto constatare, ad accuse del tutto infondate. Accuse che provengono, sia detto per inciso, proprio da quel mondo comunista e liberale che si vanta d’essere stato un baluardo alla furia nazionalsocialista.
Eppure, proprio i Comunisti sovietici, che nella storiografia attuale vengono eretti a campioni della lotta antinazista, furono tra gli artefici della seconda Guerra Mondiale. Grazie all’ alleanza con Stalin, infatti, Hitler poté scatenare l’invasione della Polonia, foraggiato per ben 22 mesi dalle materie prime sovietiche, che sostennero lo sforzo bellico germanico, prima del tradimento (tradimento perché il Führer fece invadere l’amica URSS nel 1941).
Si aggiunga, solo per inciso, che il democraticissimo Congresso americano, nel 1940, prima che gli USA fossero coinvolti nel conflitto, aveva respinto la richiesta di aprire i confini dell’ Alaska ai profughi ebrei provenienti dalla Germania. Un anno dopo, lo stesso Congresso respinse la mediazione svedese per accogliere 20.000 bambini ebrei d’Europa, per giungere addirittura a respingere una nave, il Saint Louis, con 930 profughi.
Ricordiamo anche i 30.000 profughi ebrei tedeschi immigrati in Gran Bretagna che nel 1939 furono internati come stranieri nemici e il fatto che la Camera respinse la proposta dell’ Arcivescovo di Canterbury di aprire le porte del Paese agli ebrei, al di là delle rigide quote prestabilite.
Sembra proprio di poter dire che l’opinione comune su Pio XII e gli Ebrei deve essere, alla luce anche dei tanti riconoscimenti di fonte ebraica, completamente ribaltata. La Chiesa, ed il suo Pontefice in prima fila, furono tra i pochi che non si fecero ingannare dal nazismo, condannandolo apertamente, cosa che non avvenne per altri Stati e uomini politici.
Del tutto inaccettabile, infine, quell’accusa del rabbino capo di Israele Meir Lau, citata all’inizio dell’articolo. Stando ad essa, ai tempi della “Notte dei cristalli”, promossa da Goebbels al fine di perseguire gli Ebrei e privarli dei loro beni nel novembre 1938, Pio XII non avrebbe reagito. È vero, ma per la semplice ragione che, a quel tempo, non era ancora Papa.
Verrà eletto il 2 marzo del 1939.
Un po’ di precisione non sarebbe guastata.
RICORDA
Giovedì 29 novembre 1945, Papa Pio XII riceve circa 80 delegati di profughi ebrei, provenienti dai campi di concentramento in Germania, i quali gli manifestano “il sommo onore di poter ringraziare personalmente il Santo Padre per la sua generosità dimostrata verso di loro, perseguitati durante il periodo di nazifascismo”
Giovedì 7 settembre 1945, Giuseppe Nathan, Commissario dell’Unione delle Comunità Israelitiche italiane, dichiara: “Per primo rivolgiamo un riverente omaggio di riconoscenza al Sommo Pontefice [cioè a Pio XII, ndr], ai religiosi e alle religiose che, attuando le direttive del Santo Padre, non hanno veduto nei perseguitati che dei fratelli, e con slancio e abnegazione hanno prestato la loro opera intelligente e fattiva per soccorrerci, non curanti dei gravissimi pericoli ai quali si esponevano”
(l’Osservatore Romano, 8 settembre 1945, p. 2).
IL TIMONE – N. 3 – ANNO I – Settembre/Ottobre 1999 – pag. 10-11