Una vita politica spesa al servizio di tutte le battaglie contro la vita e la famiglia. E che oggi rappresenterà l’Italia a livello internazionale. Emma Bonino ottiene la Farnesina nonostante i pochi voti elettorali e grazie ai molti appoggi trasversali
Pare che un certo tasso di radicalismo, più o meno alto, sia ormai considerato inevitabile all’interno di tutti gli schieramenti politici italiani. C’è stato il Sessantotto, che ha accentuato il processo di secolarizzazione e ha mutato i costumi fino al punto che la presenza di un libertario in uno schieramento conservatore non sembra ormai scandalizzare nessuno. Così, una compagine governativa come quella guidata da Enrico Letta e sostenuta da una maggioranza composita, tende ad adeguarsi affidando l’incarico di ministro degli Esteri a Emma Bonino.
Il passato abortista
In fondo, nel 1995 fu l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, a capo di una coalizione di centrodestra, a indicarla come commissario all’Unione Europea, e nel 2006 fu Romano Prodi a volerla nel proprio esecutivo di centrosinistra come ministro per il Commercio estero e per i rapporti con l’Unione europea. Più trasversale di così non si può, tanto che l’esponente radicale vanta perfino nel proprio curriculum di essere stata nominata nel 1996 “Personalità europea dell’anno” dal settimanale cattolico La vie. Non sorprende nemmeno che qualche credente sia cascato nella trappola, data la confusione culturale che si è diffusa anche in alcune frange della Chiesa. Del resto, le prese di posizione pacifiste e non violente della Bonino sono facilmente condivisibili, così come le sue battaglie contro la pena di morte, con il risultato di oscurare la sua campagna, intrapresa negli anni Settanta, per la depenalizzazione dell’aborto, condotta attraverso azioni dimostrative e di cosiddetta “disobbedienza civile” come quella che la portò a vantare la soppressione di feti con l’ausilio di pompe da bicicletta.
Colei che ne fu protagonista, ripercorrendo quelle vicende, sembrava addirittura essere sul punto di un ripensamento quando, in un’intervista pubblicata sul settimanale Grazia del 17 marzo 2006, ammetteva: «Piango moltissimo, da sola». In realtà, non si era mai pentita. Anzi, rivendicava di aver combattuto per il «diritto a una maternità scelta». Ha semplicemente coperto con un nobile impegno il proprio passato. Intanto ha spostato il tiro, in modo da poter affermare: «Sia sui carcerati che sugli immigrati e i malati, il mio rapporto con le associazioni cattoliche è sempre stato ottimo». Fra i cristiani che con lei non intrattengono buoni rapporti, vi è Cesare Cavalleri, che sul mensile che dirige, Studi Cattolici, nell’ottobre 1976 scrive che Marco Pannella, Adele Faccio ed Emma Bonino, istigatori dell’aborto, sono «oggettivamente assassini», in quanto «chi pratica l’aborto è un assassino, e chi istiga gli assassini o con loro collabora si macchia moralmente dello stesso delitto». I tre lo querelano, ma il 7 luglio 1980 il Tribunale di Milano lo assolve perché il fatto non costituisce reato.
Pochi voti molti sponsor
Evidentemente, nel corso degli anni, la Bonino avrà trovato altri sponsor, disposti a credere alla sua professione di fede gandhiana. Di sicuro non sono molti fra gli elettori, che si limitano a chi ha tracciato la croce sul simbolo della Lista Amnistia Giustizia e Libertà, cioè 64.732 (0,19%) alla Camera e 63.149 (0,2%) al Senato. Ma i voti, dopo essere stati contati, evidentemente si pesano fuori dalle urne. Così, chi l’ha voluta a capo della diplomazia italiana avrà modo di constatare quanto si sia rivelata beffarda quella nomina proprio quando si tratterà di affrontare la vicenda che vede coinvolti i due fucilieri di marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di omicidio e perciò costretti a risiedere nell’ambasciata italiana in attesa del processo che si dovrà svolgere a Nuova Delhi. Non appena insediata alla Farnesina, il 29 aprile scorso, la Bonino ha affermato che «il dossier sui due marò necessita di un approfondimento», precisando tuttavia che «quello dell’India è uno Stato di diritto» e perciò «dobbiamo trovare una soluzione com’è giusto che sia», anche se «ci sono delle slabbrature che devono essere verificate». Rimane il mistero sulle circostanze di cui tratta il ministro e soprattutto si ignorano gli strumenti a cui intende ricorrere per garantire ai due militari italiani un equo trattamento nella patria del suo amato Mahatma. Inizierà, insieme al suo mentore Marco Pannella, uno sciopero della fame e della sete nello stile della Rosa nel Pugno?
È lei stessa, nella propria biografia, a sottolineare che «l’obiettivo dell’attivista nonviolento è quello di esercitare pressione affinché le istituzioni rispettino loro stesse e le proprie leggi», aggiungendo che «atti di disobbedienza civile mirano a mostrare l’inadeguatezza e l’iniquità di una legge particolare, e la necessità di cambiarla non contestandola a parole, ma applicandola “fino alle sue estreme conseguenze”, per esempio confessando che la si è violata e affrontando quindi il processo che ne deriva e che avrà un valore esemplare per la collettività». Peccato che nel codice penale indiano sia prevista la pena capitale e portare quella disposizione “fino alle sue estreme conseguenze” condurrebbe a un altro paio di sacrifici umani. Certo, non sarà aiutata dall’idea di istituire una Corte Penale Internazionale permanente, che promuove da anni sebbene il principale alleato dell’Italia, gli Stati Uniti d’America, non ne abbia mai ratificato lo Statuto. E non sarà nemmeno l’antimilitarismo professato a più riprese ad accreditarla come esperta di relazioni internazionali. Anche se nel 1978 la Bonino ha fondato l’associazione «Food and Disarmament International», rimane un’ingenua utopia radicale l’obiettivo di fermare la cosiddetta «corsa agli armamenti» quando le minacce nucleari dalla Corea del Nord e dall’Iran si fanno presenti quotidianamente sullo scacchiere mondiale. In fondo, lo scudo spaziale di Ronald Reagan fu una delle cause naturali del crollo dell’Unione Sovietica.
La negazione dell’identità italiana
Quanto alle cause soprannaturali, meglio non chiedere alla Bonino. Andrà anche d’accordo con i pacifisti dimentichi dell’esistenza e dell’operatività del peccato originale, ma si può dubitare fortemente che chi ha dedicato la propria esistenza alla legalizzazione del divorzio, dell’aborto, del controllo delle nascite, dell’eutanasia, delle droghe e del matrimonio omosessuale sarà in grado di rappresentare i legittimi interessi dell’Italia nei consessi delle Nazioni Unite, dove peraltro già domina l’ideologia di genere. Anzi, si può affermare con il presidente di “Giuristi per la Vita”, Gianfranco Amato, che «Emma Bonino, Marco Pannella e il partito Radicale rappresentino la negazione sistematica proprio dell’identità nazionale italiana. Ma, soprattutto, questa scelta significa che il nostro governo adotterà in sede internazionale le posizioni di Emma Bonino in materia di politiche demografiche, di diritto alla vita dei nascituri e dei malati terminali, di rapporto con la dimensione religiosa dell’uomo».
Per saperne di più…
Danilo Quinto, Emma Bonino dagli aborti al Quirinale? Come si diventa un’icona laica della modernità e del potere, Fede & Cultura, 2013.
IL TIMONE N. 124 – ANNO XV – Giugno 2013 – pag. 52 – 53
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