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11.12.2024

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Quale ‘cemento’ per l’Europa?
31 Gennaio 2014

Quale ‘cemento’ per l’Europa?

 

 

La presenza di Papa Giovanni Paolo Il nel Parlamento italiano giovedì 14 novembre 2002 mi ha riportato alla mente il 29 aprile 1848, quando le strade della Chiesa e dell’Italia si separarono per un lungo periodo. Infatti, quel giorno il beato Pio IX pronunciò il discorso con cui lo Stato pontificio si rifiutava di entrare in guerra contro l’Impero austriaco, così rinunciando alla simpatia della corrente liberale e rivoluzionaria italiana.

 

 

Dal beato Pio IX a Giovanni Paolo II: oltre 150 anni di storia italiana

Oggi, per la prima volta nella storia dello Stato unificato italiano, un Pontefice entra in Parlamento e vi pronuncia un discorso che viene applaudito da quasi tutte le forze politiche, almeno apparentemente.
L’Italia è “diventata moderna” e unita senza che le forze ideologiche che avrebbero voluto espellere la religione dalla vita pubblica siano riuscite nel loro intento, ma d’altra parte senza che la religione sia riuscita ad avere un’influenza culturale efficace nella società italiana. Da allora, sostanzialmente, la nazione italiana rimane in una situazione di stallo nella grande e importante battaglia culturale che si combatte sul suo suolo, la cui posta in gioco consiste nell’educazione e nella salvezza eterna degli uomini e delle donne che nella penisola e nella costruzione di un’autentica civiltà.
Nel suo discorso, Giovanni Paolo II ha molti temi decisivi per il futuro della nazione; in particolare, ha sottolineato il rischio per la civiltà dovuto “alla crisi delle nascite, al declino demografico e all’invecchiamento della popolazione” e, su un piano più generale, ha ricordato, richiamandosi alle encicliche Veritatis splendor e Centesimus annus, il pericolo legato all’alleanza fra relativismo e democrazia, con la possibilità che quest’ultima, senza una verità che la guidi e priva di valori di riferimento, possa trasformarsi in un totalitarismo aperto e subdolo.

 

Il terrorismo internazionale e la costruzione dell’Europa
Ma almeno altri due passaggi del discorso meritano di essere ricordati. Il primo riguarda il pericolo rappresentato dal “terrorismo internazionale con la nuova e terribile dimensione che ha assunto, chiamando in causa in maniera totalmente distorta anche le grandi religioni”. Un richiamo importante per un problema che sembra diventato centrale, se soltanto si ha la pazienza di mettere insieme le notizie di cronaca sui quasi giornalieri atti terroristici che accadono nel mondo.
Un altro problema accennato nel discorso del Pontefice riguarda l’istituzione in corso dei profili istituzionali dell’Unione Europea, tema che ricorda quello dell’unificazione politica italiana accennato all’inizio. Come allora l’unificazione italiana, anche oggi quella europea presenta un’ambiguità di fondo: quale “casa comune” si vuole costruire? Con o senza “il “cemento” di quella straordinaria eredità religiosa, culturale e civile che ha reso grande l’Europa nei secoli?”, per usare sempre il discorso del Papa?

 

Un intervento del card. Giacomo Biffi
Con parole semplici e penetranti, l’arcivescovo di Bologna card. Giacomo Biffi ha cercato di rispondere alla domanda su cosa sia l’Europa, quella che si sta costruendo e quella che appare dalla storia: “un’incognita preoccupante o una seducente speranza?”. Il cardinale ripercorre brevemente la storia del disegno di unificazione europea, senza dimenticare le radici profonde dell’Europa, allo scopo ricordando la notte di Natale de1l’800, quando il Re dei Franchi Carlo Magno venne incoronato imperatore a Roma dal Papa Leone III. Una notte tanto importante che cinque secoli dopo verrà ricordata “nel canto sublime e vigoroso dell’Alighieri”, mentre, si chiede l’arcivescovo, “chissà se tra cinque secoli comparirà qualche grande poeta a inneggiare allo storico traguardo dell’euro?”.
La battuta vuole fare riflettere su un punto centrale dell’imminente costituzione europea, se cioè avrà oppure no quel “cemento” di cui parlava il Papa. La questione potrebbe apparire ideologica, quasi come se due forze politiche contrapposte volessero etichettare la costituzione dell’Europa.
In verità, come l’Italia 150 anni fa, anche l’Europa oggi può essere politicamente unificata in due modi diversi e contrapposti, nel rispetto o a dispetto delle sue radici cristiane, e questo può avere importanti ripercussioni spirituali e morali, culturali e politiche.
Che vi siano modi diversi di guidare l’Europa appare sempre più evidente dall’attuale profondo contrasto fra l’Unione Europea, che sta sostituendo gli Stati Uniti nel sostegno finanziario alle lobbies abortiste, e l’amministrazione del presidente George Bush, che ha appunto deciso di annullare i finanzia menti predisposti dalla precedente amministrazione Clinton. Come ricordava Riccardo Cascioli su Avvenire del 26 luglio 2002 e su Il Timone, “la risoluzione Van Lancker – che invita tutti gli Stati Ue a liberalizzare l’aborto – approvata dall’europarlamento lo scorso 3 luglio [2002] aveva anche questo scopo [di mettere in luce il contrasto ndr], visto che uno dei paragrafi conteneva un durissimo attacco alla Casa Bianca”.

 

Il contrasto tra Ue e Usa
Dunque non è ozioso chiedersi cosa nasconda questo contrasto, sia fra gli Stati Uniti e Unione europea, sia all’interno di quest’ultima fra chi vuole un riferimento formale alle radici cristiane e chi vi si oppone. Sorprende, a questo proposito, la mancanza di sensibilità di molti cattolici, estremamente critici contro un presidente americano giudicato “guerrafondaio” e completamente ignari di quanto Bush ha fatto a favore della vita, della famiglia, della restituzione alle chiese della beneficenza. Anche qui, come in altri casi, non si deve giudicare in base a simpatie per uno schieramento politico, ma bisogna confrontare i provvedimenti con le verità umane insegnate dal Magistero della Chiesa. Così, non è ammissibile non accettare iniziative a favore del diritto alla vita perché provengono da destra o da sinistra, quasi che non contribuiscano a salvare innocenti dalla morte. Il cardo Biffi, nel testo sopra ricordato, dopo aver realisticamente ricordato che queste divisioni esistono e si deve esserne consapevoli, cerca di indicare un “retaggio comune dei nostri popoli”, “un livello minimo di filosofia operativa e quasi una comproprietà morale di tutte le coscienze europee” che possa permettere a tutti gli europei, o almeno a chi lo vorrà, di “stare dentro” un progetto comune seppure minimo, di riconoscersi in pochi, ma essenziali valori.
Ai cattolici dice di non farsi illusioni circa la possibilità di ricostruire qualcosa di analogo al Sacro Romano Impero, ma chiede loro di impegnarsi per dare un apporto specifico alla costruzione dell’Europa. Ci invita a dimostrare “che si può ancora – e si deve – distinguere il vero dal falso, il bene dal male, ciò che è conforme e ciò che è contrario alla natura non deformabile e non manipolabile dell’uomo. Davanti all’assurdità di un pellegrinaggio terreno che si conclude nel niente, faranno brillare la speranza ragionevole e bella di un destino di vita senza fine”.
Dare un senso a una presenza cattolica che spesso rischia di appiattirsi al nonsenso del mondo moderno, questo mi sembra il prezioso richiamo dell’arcivescovo di Bologna. Mi permetto di aggiungere, in conclusione, memore dell’amore per la respublica christiana che ho appreso dall’insegnamento del professor Luigi Prosdocimi con il quale mi sono laureato all’università Cattolica. Tutti dobbiamo essere consapevoli dell’impossibilità di riproporre il Sacro Impero, anche perché non sarebbe giusto in quanto la storia non si ripete, ma sono altrettanto consapevole del debito che ho nei confronti proprio di “quel mondo”, che mi ha fatto capire meglio come il cristianesimo possa diventare cultura e civiltà, senza peraltro essere responsabile delle miserie e ingiustizie di “quel mondo” storico. Senza la pretesa utopistica di edificare un mondo perfetto, ma nello sforzo di costruire un “mondo migliore”, l’attenzione grata alle cose belle di “quel mondo” ci può aiutare nella buona e difficile battaglia.



 

RICORDA

 

Giovanni Paolo II, Profezia per l’Europa, a cura di mons. Mario Spezzibottiani, con una presentazione del card. Dionigi Tettamanzi, Piemme, Casale Monferrato 1999, II edizione aggiornata. Si tratta di una preziosa raccolta degli interventi del Santo Padre in tema di Europa fino al 1999.
L’intervento del card. Biffi si è svolto a Bologna il 29 novembre 2002, durante un convegno del Centro culturale Enrico Manfredini e si trova pubblicato in L’Osservatore Romano dell’1 dicembre 2002.
Per un primo “contatto” con la questione romana si può leggere Renato Girelli, la Questione Romana. Il compimento dell’unificazione che ha diviso l’Italia, Mimep-Docete, Pessano – MI, 1997.

 

 

 


IL TIMONE N. 23 – ANNO V – Gennaio/Febbraio 2003 – pag. 54 – 55

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