«Uno dei cinque migliori blog di scienze al mondo », questo il riconoscimento della prestigiosissima rivista Nature al sito Pharyngula di Paul Zachary «PZ» Myers, un professore di Biologia dell’Università del Minnesota. Un sito che dovrebbe occuparsi di scienza, ma che si presenta come un luogo dove dichiaratamente si parla principalmente di ateismo. Recentemente PZ Myers ha scritto un articolo nel quale si criticava Papa Francesco per la sua posizione contro l’aborto, cosa davvero fuori luogo per un sito che dovrebbe occuparsi di scienza. A sostegno di tale critica veniva anche portato un paragone scientificamente errato, uno strafalcione che avrebbe comportato la bocciatura in biologia per qualunque studente. Infatti, Myers a conclusione della sua critica sosteneva che «i bambini non sono vittime dell’aborto più di quanto uccidere degli spermatozoi rappresenti una strage degli innocenti». A quel punto ho scritto a Myers un breve messaggio su Twitter facendogli notare la cosa. Il risultato è consistito nell’esclusione del sottoscritto dalla lettura dei suoi messaggi accompagnata da un derisorio «Ecco un altro mentitore per Gesuuù». Ma il fatto non deve sorprendere, l’avversione dello stesso Myers per la religione, e in particolare per il cristianesimo, ha raggiunto l’apice nel 2008 quando prese le difese di una persona che nel corso di una Messa si era portata via un’ostia consacrata e per questo era stata inseguita e invitata insistentemente a consegnarla. Per protestare contro tale reazione, a suo avviso ingiustificata, Myers compì egli stesso un atto analogo procurandosi un’ostia consacrata e pubblicandone poi la foto che la ritraeva tra i rifiuti nel suo cestino.
L’ombra perenne di Malthus
Un altro dei divulgatori più in vista, tanto da essere al pari di PZ Myers segnalato tra gli amici del più autorevole sito evoluzionista italiano, Pikaia, è Jerry Coyne, professore all’Università di Chicago e anche lui amministratore di un sito denominato Why evolution is true (Perché l’evoluzione è vera), che conta numerosissime visite. E anche per Jerry Coyne gli argomenti principali anziché essere scientifici sono religiosi: per lui scienza e fede sono incompatibili e degli scienziati credenti dice che sono solo la dimostrazione che le persone possono avere nella mente idee conflittuali. Evidentemente, il suo giudizio poco lusinghiero è rivolto anche a personaggi come Galilei, Newton, Mendel e altri grandi della scienza. Il suo articolo più letto del 2013 è stato “Una nuova denuncia su Madre Teresa mostra che lei – e il Vaticano – erano anche peggio di quel che credevamo”, dove accusa Madre Teresa di essere stata tra i poveri solo perché provava un piacere sadico a vederne le sofferenze. Accusa che le è stata rivolta esplicitamente anche da Richard Dawkins, il più noto in assoluto tra i divulgatori del darwinismo e autore del saggio L’illusione di Dio. Le ragioni per non credere. Madre Teresa è divenuta un bersaglio da quando ricevendo il Nobel per la pace si espresse contro l’aborto: «Oggi il più grande mezzo, il più grande distruttore della pace è l’aborto… Perché se una madre può uccidere il proprio stesso bambino, cosa mi impedisce di uccidere te e a te di uccidere me? Nulla». Questa attenzione verso l’aborto e il controllo delle nascite è in realtà rivelatrice del legame stretto che esiste tra la teoria di Darwin e la teoria dell’economista Thomas Malthus, da cui la teoria dell’evoluzione fu dichiaratamente derivata, una teoria che propone di risolvere il problema della povertà proprio limitando le nascite tra i poveri anziché migliorandone le condizioni di vita.
Oltre a Madre Teresa, Richard Dawkins non manca di mostrare la sua ostilità verso la Chiesa cattolica in generale, lo fa pubblicando articoli sul suo sito e, ancor più frequentemente, tramite i rapidi messaggi diffusi via Twitter. Ma l’apice è stato raggiunto in occasione del viaggio di Benedetto XVI in Inghilterra, quando si attivò per promuoverne l’arresto da parte della polizia britannica in relazione allo scandalo della pedofilia nel clero.
Dio: dimostrarlo non si può, negarlo sì…
A sconfinare, seppure stavolta in modo non aggressivo, nella religione sono anche altri nomi, come quello notissimo di Stephen Hawking che tra gli ultimi lavori ha pubblicato infatti Il grande disegno. Perché non serve Dio per spiegare l’universo, un libro in cui oltre a commettere l’errore di confondere il campo di studio della scienza, che è quello della scoperta delle leggi di natura e della formulazione di teorie sul mondo fisico, con quello della filosofia che si occupa del senso delle cose, commette anche quello di confondere il “nulla” con il “niente”, cioè un qualcosa di platonico e preesistente con la totale assenza di qualcosa, un errore che rende manifesta la sua debolezza filosofica.
Per quel che riguarda casa nostra, va invece detto che la situazione è sicuramente migliore, non esistono i fondamentalismi di alcune confessioni religiose, che accendono il dibattito assumendo improbabili posizioni di un’interpretazione letterale e arbitraria della Bibbia, e quindi non ci sono i presupposti per un’esasperazione dello scontro come invece avviene nel mondo anglosassone. La situazione in Italia è quindi più tranquilla e il confronto è più raffinato se vogliamo. Va però detto che esiste comunque un tentativo di far passare per incompatibili scienza e fede, o di far passare l’idea della possibilità di una dimostrazione scientifica del non senso dell’esistenza, pretesa che è filosoficamente errata. In questa ottica vanno interpretati titoli di libri come La scienza non ha bisogno di Dio del genetista Edoardo Boncinelli, dove l’autore manifesta lo stesso intento riscontrato in Hawking di dimostrare che i fenomeni naturali non hanno bisogno di Dio per essere spiegati (come se uno scienziato credente vi facesse invece ricorso!), riuscendo così a dimostrare solamente di confondere anche lui scienza e filosofia.
Analogamente, il filosofo ed epistemologo Telmo Pievani con il suo La vita inaspettata. Il fascino di un’evoluzione che non ci aveva previsto argomenta sul fatto che «l’animale uomo si rivela tutt’altro che l’eccezione animata dalla scintilla divina». Affermazione davvero sorprendente: la scienza sperimentale, infatti, non si occupa dell’esistenza o meno di un fine nelle leggi di natura, e non esiste, e non può esistere, dimostrazione scientifica che possa provare o negare l’esistenza di un fine. Non è infine possibile dimostrare con un esperimento che l’uomo sia o no «animato dalla scintilla divina».
Informazione vs. mistificazione
Riepilogando, si può dire che esiste tra i divulgatori scientifici una forte e ben rappresentata posizione che intende affermare non solo l’incompatibilità tra scienza e fede, ma che, soprattutto nel mondo anglosassone, cerca di dimostrare che questa presunta incompatibilità non può che portare come inevitabile conseguenza al superamento delle religioni (del cristianesimo in particolare). Questa situazione può comportare il verificarsi di una divulgazione di contenuti scientifici a volte condizionata e orientata ideologicamente, ma pensare che questa sia la “scienza” costituirebbe un grave errore, significherebbe avvalorare proprio le tesi dell’incompatibilità tra fede e scienza. È necessario invece approfondire gli argomenti oggetto del confronto e dotarsi degli strumenti per neutralizzare i falsi argomenti. La scienza, quella vera e che non fa propaganda, in realtà è rappresentata dalla stragrande maggioranza dei ricercatori, molti dei quali credenti, ma che non occupano insistentemente i media. Sono quei ricercatori che con il loro lavoro sobrio e discreto non finiscono sui giornali e non fanno opinione, sono scienziati veri che non pontificano su tutto. Sta a noi sviluppare con l’informazione e l’approfondimento la capacità di discernere quali affermazioni provengano dall’una o dall’altra fonte e controbattere alle false argomentazioni.
Ricorda
«Non credo che l’Universo si possa spiegare solo con cause naturali, e sono costretto a imputarlo alla saggezza e all’ingegnosità di un Essere intelligente».
(Isaac Newton, Lettera a Richard Bentley, 10/12/1682).
IL TIMONE – Marzo 2014 (pag. 30 – 31)
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