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14.12.2024

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Quel dogma compie 150 anni
31 Gennaio 2014

Quel dogma compie 150 anni

 

 

 

1854-2004: sono passati 150 anni dalla proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione. Ecco come vi si è giunti. E che cosa significa.

 

Era giovedì 25 marzo 1858, festa dell'Annunciazione del Signore, quando "Aquerò" (Quella cosa), come Bernadette chiamava l'apparizione, si decise finalmente di rivelare il suo nome. Da ormai venti giorni la fanciulla non si recava alla grotta, mentre i pellegrini e i curiosi andavano diminuendo, sotto la pressione ostile e minacciosa delle autorità pubbliche. Come spesso è solito fare, il Cielo purificava i cuori, facendoli camminare nell'oscurità della fede e nell'aridità dei sentimenti, prima di concedere grazie particolari. Il so-prannaturale sorprende. Quando sembrava ormai che stesse spegnendosi quello strano fenomeno di una bella Signora che appare in una sudicia grotta, ecco l'evento che illumina e scuote i cuori. Quando l'alba si profila all'orizzonte di un cielo terso e luminoso dopo giorni di pioggia, Bernadette sente di nuovo risvegliarsi nel profondo del cuore quel richiamo che conosceva molto bene. È troppo presto per potersi alzare. Indugia un po', ma poi non resiste a quella misteriosa attrazione e corre veloce alla grotta. La Madonna non manca all'appuntamento, che questa volta dura un'ora. Con l'audacia dei puri di cuore la piccola rivolge ancora una volta la fatidica domanda, suggeritale del parroco Peyramale: «Signorina volete avere la bontà di dirmi chi siete, per piacere». Già altre volte Bernadette aveva fatto una tale richiesta, ma la Madonna aveva solo sorriso senza rispondere. Questa volta la veggente incalza, senza scoraggiarsi, perché il volto di "Aquerò", illuminato da un celestiale sorriso, la sollecita e la invita.
Finalmente al quarto tentativo la giovane Signora si fa seria e, abbassando le mani verso terra e poi ricongiungendole all'altezza del petto, alza gli occhi al cielo e pronuncia con infinita dolcezza le immortali parole: «Que soy era Immaculada Counceptiou». Queste sono le ultime parole che la santa Vergine ha pronunciato a Lourdes e giustamente la Chiesa ha visto in esse una conferma da parte del Cielo del dogma di fede sull'immacolata concezione della Madre di Dio, definito quattro anni prima, 1'8 dicembre 1854, da papa Pio IX.
Ma qual è il significato di questa verità di fede, che tante discussioni aveva sollevato lungo il corso dei secoli e che av, va atteso tanto tempo prima di ottenere un pronunciamento così autorevole e solenne da parte del supremo magistero della Chiesa? C'è da osservare che ancora oggi non pochi fedeli confondono l'immacolata concezione con il concepimento verginale o con la verginità di Maria. AI riguardo un'attenta catechesi non sarà mai superflua. Come ha precisato con straordinaria chiarezza il papa Pio IX nella Bolla Ineffabilis Deus, la verità di fede riguardo all'immacolata concezione significa che "la beatissima vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per singolare grazie e privilegio di Dio onnipotente e in vista dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano, è stata preservata immune dalla colpa di peccato originale". Formula densa di significati che sintetizza mirabilmente un dibattito dottrinale durato secoli, dove il sensus fidei fidelium (il senso della fede dei fedeli) ha giocato un ruolo decisivo.
Ma perché il dogma dell'immacolata concezione è stato così contrastato, soprattutto da parte dei teologi, fra i quali alcuni di indiscutibile grandezza e autorità? La ragione di fondo è la verità di fede riguardante il peccato originale e la sua universalità; peccato che viene trasmesso per generazione, come ha precisato il Concilio di Trento. In base a questa dottrina, che rappresenta un elemento fondamentale del mistero della redenzione, non si riusciva a comprendere come la Madonna non ne potesse essere toccata. Si ammetteva volentieri che la Madre di Dio non avesse commesso peccati personali e che in questo senso potesse essere chiamata "Tutta Santa", come fa la Chiesa ortodossa (la quale però non accetta il dogma dell'immacolata concezione, almeno così come lo formula la Chiesa cattolica), ma si negava che ella potesse essere stata esente dal peccato originale. Si arrivava dunque ad affermare che almeno per un istante, quello del suo concepimento, la Madonna potesse essere affetta da peccato di origine, per poi essere subito santificata e redenta.
Tuttavia questo contrastava con il sensus fidei del popolo cristiano, il quale non ne voleva assolutamente sapere (e a ragione) che anche per un solo istante la Madonna fosse stata soggetta al potere del maligno. La Chiesa d'altra parte fin dai primi secoli celebrava sempre più estesamente la festa dell'immacolata concezione. Come risolvere il problema dottrinale? Come ammettere che anche Maria era stata beneficiaria del sangue di Cristo e dei meriti della redenzione? Il Papa, facendo propria la dottrina della "redenzione preventiva", magistralmente formulata dal francescano Duns Scoto già nel medioevo, affermava che anche la Madonna era stata redenta, ma in un modo diverso e più perfetto del nostro.
La nostra redenzione infatti si attua nel momento del battesimo, quando l'acqua e lo Spirito lavano dal peccato di origine (e dai peccati personali nel caso di adulti) e rivestono l'anima della grazia santificante. Per la Madonna la redenzione di Gesù Cristo è stata applicata nell'istante stesso del concepimento, di modo che in nessun momento è stata affetta dal peccato originale. "Non si tratta quindi di un caso di autosalvezza, ma di un chiaro esempio della grazia redentiva di Cristo Salvatore" (De Fiores). Come bene ha argomentato Duns Scoto, l'immacolata concezione non è un'eccezione alla redenzione di Cristo, ma un caso di perfetta e più efficace azione salvifica dell'unico Mediatore. Chiarito dunque che anche la santa Vergine è stata redenta, in quanto a lei sono stati applicati i meriti di Gesù Cristo prima che contraesse il peccato originale, risultandone esente, era necessario trovare i riferimenti biblici in cui tale dottrina fosse contenuta almeno implicitamente. A questo riguardo il papa Pio IX, dopo aver sottolineato la fede viva della Chiesa universale, fa innanzi tutto riferimento al protovangelo di Gn 3,15: "Porrò inimicizia tra te e la donna, fra la tua stirpe e la stirpe di lei". Quindi dà uno speciale risalto al saluto dell'angelo, dove la Vergine è chiamata "Piena di grazia" (Le 1,28). Questi testi, letti con gli occhi della Chiesa, afferma la Ineffabilis Deus, rivelano una pienezza di senso che non emerge dalla sola lettera, ma che la luce dello Spirito Santo illumina nella loro profondità. Con la proclamazione del dogma dell'immacolata concezione è stata così confermata la fede millenaria del Popolo di Dio. La Madonna stessa in numerose sue apparizioni (Medaglia miracolosa, Lourdes, Fatima) ha voluto dare un particolare risalto a questo dono straordinario che ha avuto dall'Altissimo. Era conveniente che colei che doveva accogliere nel suo grembo il Redentore gli appartenesse totalmente fin dall'inizio della sua esistenza. Ora Maria, nel suo splendore immacolato, è un segno elevato nel cielo perché tutti gli uomini si sentano chiamati alla santità di vita e si affidino a lei nel cammino, pieno di pericoli, che porta all'eternità.

UN DOGMA SCOMODO

"l'Immacolata Concezione. Dal dogma di Pio IX a Medjugorje", di Vincenzo Sansonetti (Piemme, € 9,90), ricostruisce in modo semplice e chiaro la storia di un dogma scomodo, il suo significato, i frutti spirituali che ha generato, con l'intento di avvcinare i lettori a uno splendido mistero cristiano. Il testo dedica particolare attenzione alle apparizioni mariane, che da Lourdes a Fatima a Medjugorje hanno confermato la presenza premurosa e materna tra di noi della Madonna, che chiede con insistenza di consacrarci al suo Cuore Immacolato. Il libro vuole anche rendere onore a un grande papa, il beato Pio IX, "esempio di incondizionata adesione al deposito immutabile al deposito immutabile delle verità rivelate», e si sofferma sulla particolare predilezione per l'Immacolata di san Massimiliano Kolbe e Giovanni Paolo II.

 

 

 

 

IL TIMONE  N. 38 – ANNO VI – Dicembre 2004 – pag. 26 – 27

 

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