Il fenomeno delle stigmate ha contrassegnato la vita di molti santi. Che cosa sono? Come si verificano? La questione è ancora aperta. Diamone un quadro
C’è un evento straordinario e misterioso che accompagna da almeno otto secoli il cattolicesimo ed è il fenomeno degli stigmatizzati. Cioè di quegli uomini e quelle donne – molto di più queste ultime – che, a partire da un certo punto della loro vita, talvolta fino alla morte, talvolta per diversi anni, costantemente oppure in alcuni giorni o periodi dell’anno, portano sul loro corpo i segni della Passione del Signore Gesù. Vale a dire i segni dei chiodi alle mani e ai piedi e del colpo di lancia inferto al costato. In qualche caso, più raro, a questi segni si aggiungono sulla fronte, quelli della corona di spine, sulla schiena, quelli della flagellazione, sulle spalle, quelli lasciati dal peso del legno della croce portato fino al Calvario.
Il primo stigmatizzato pare – in assoluto, dal momento che gli storici nessuno hanno rintracciato prima di lui – sia stato san Francesco di Assisi che ha ricevuto i santi segni nella solitudine di La Verna nel settembre del 1224, due anni prima della sua morte, in seguito alla visione di un serafino che reggeva tra le ali l’immagine di un crocifisso. Tommaso da Celano, storico dell’ordine francescano, ci riferisce che per molto tempo persino i più fedeli discepoli non si accorsero di nulla, perché Francesco faceva di tutto per dissimulare quanto gli era accaduto. La cosa divenne palese alla sua morte quando, come ci ha lasciato scritto fr. Elia, che chiuse gli occhi di Francesco, si poté vedere che le sue stigmate erano delle ferite che, da ogni lato delle mani e dei piedi, avevano la forma, per così dire, di una trafittura da chiodi che, al loro interno, avevano cicatrici con la forma della capocchia dei chiodi stessi. Da allora in poi, il fenomeno è continuato fino ai nostri giorni. Padre Pio, ora anch’egli santo, è un testimone a noi tutti ben noto, di questo evento straordinario.
Ma quanti sono stati gli stigmatizzati nel corso di questi secoli? Qualcuno giunge a contarne addirittura cinquecento. Ma a dire il vero, la maggior parte degli storici è assai più prudente. Al di là comunque della cifra esatta, molto difficile da stabilire perché per ogni caso servono testimonianze sicure e inoppugnabili, c’è un fatto che è assai rilevante ed è la circostanza che alcuni tra questi stigmatizzati sono stati canonizzati dalla Chiesa. Non certo perché stigmatizzati, ma perché, scrutata fino al minimo dettaglio la loro vita e la loro fede, si sono constatate le loro virtù eroiche, oltre a quei miracoli che, come sappiamo, sempre accompagnano, come una sorta di lasciapassare posto dal Cielo stesso, sia la beatificazione che la canonizzazione. Altri ancora tra di loro, pur senza dichiarazioni ufficiali in ambito ecclesiale, hanno comunque ottenuto stima e rispetto sia presso le gerarchie che presso il popolo credente.
Almeno per questi due gruppi di stigmatizzati, dunque, c’è da pensare che il fenomeno straordinario che li ha riguardati, e che sempre si accompagna anche ad altri fenomeni mistici, sia stato attentamente vagliato e che siano da escludere aspetti quali frode, simulazione oppure malattia psichica conclamata.
Ecco allora qualche nome. Dopo Francesco, verso la fine del 1200, gli storici raccontano il caso della beghina Elisabeth De Spalbeek che anche sulla testa mostrava: «come una corona di punture di spine, rosse di gocce di sangue».
Nel 1375, durante un’estasi, avrebbe invece ricevuto le stigmate Caterina da Siena. I raggi color di sangue che dardeggiavano su di lei le ferite del Cristo, che le stava apparendo crocifisso, si sarebbero tuttavia tramutati istantaneamente in raggi di luce, alla richiesta della santa di non avere ferite visibili. Cosicché ella avrebbe in seguito avuto i dolori della passione ma non i segni visibili di essa. Su questo fatto a lungo si discusse e quasi si litigò – ahimè – tra Francescani e Domenicani, i primi tesi a mantenere viva l’unicità del loro fondatore. La disputa finì quando Benedetto XIII, nel 1727, concesse ai Domenicani la festa delle Stigmate della santa .
Ma continuiamo con l’elenco: alla fine del ’400, è la volta della beata Lucia Broccadelli di Narni. Controllata a lungo dallo stesso medico del Papa, che tentò in tutti i modi di guarirla, conservò la piaga al costato, che aveva oltre agli altri segni, per ben 39 anni cioè fino alla sua morte. Poi, poco dopo, santa Caterina de’ Ricci, che ebbe soprattutto stigmate intermittenti, che tornavano, cioè, nei giorni e nelle ore legate al ricordo della Passione. Anche santa Veronica Giuliani, stigmatizzata nel 1697, curata a lungo senza esito alcuno, portò i suoi segni per trent’anni, fino alla morte. Nel 1800, fu la mistica tedesca Anna Caterina Emmerich ad attirare l’attenzione non solo della Chiesa ma anche del governo, che la sottopose a osservazione accuratissima e prolungata con propri medici. Sempre nel 1800, in Belgio, mostra delle stigmate a cadenza settimanale Louise Lareau il cui caso, esaminato da medici credenti e non, giunse fino all’Accademia reale di Medicina del suo Paese, dove venne discusso assai animatamente dalle contrapposte opinioni ma poi alla fine lasciato irrisolto.
Sullo scorcio del secolo, nel 1899, una nuova protagonista, santa Gemma Galgani. Anche lei durante un’estasi viene colpita da fiamme di fuoco che escono dalle piaghe di Gesù: «In un attimo, queste fiamme toccarono le mie mani, i mie piedi e il mio cuore. Io mi sentii morire». Il fenomeno si ripeteva ogni settimana il giovedì sera verso le venti e durava fino alle tre del venerdì.
Infine, ancor più vicino a noi: in Germania, la bavarese Teresa Neumann, che riceve le stigmate nel 1926; in Francia, nel 1930, Marthe Robin. Ma, in Italia, ancor prima di loro, dopo un periodo di stigmate invisibili, il 22 settembre 1918, nel corso di una apparizione impressionante – un misterioso personaggio le cui mani, piedi e costato sanguinavano abbondantemente – aveva ricevuto le stigmate padre Pio da Pietrelcina. Che aveva allora trentun anni. Ma questa è storia recente che tutti conosciamo nelle diffidenze, nelle persecuzioni, negli estenuanti esami medici che ha suscitato. Ma anche alla fine, nel riconoscimento non solo dell’onestà ma pure della santità di questo umile e grande cappuccino.
Le stigmate, dunque, un fenomeno straordinario e limitato ma costante nel tempo, almeno a partire da un certo momento storico. Un fenomeno non enfatizzato ma accettato dalla Chiesa anche se, come vedremo, di difficile spiegazione. Un fenomeno prettamente cattolico che non piace ai protestanti, che hanno spesso mostrato una sorta di orrore per queste piaghe aperte e tutto questo sangue che scorre. Ma che non entusiasma nemmeno gli ortodossi che talvolta hanno criticato quello che sembrava loro una attenzione eccessiva alla Croce, trascurando la Risurrezione. Tuttavia, agli uni si può rispondere che, come per altri aspetti della mistica cattolica, una volta escluso che ci siano dolo o patologia, occorre rispettare i doni divini, anzi, indagarli con grande rispetto. Agli altri, che questo ricordo costante del sacrificio della Croce che, tramite gli stigmatizzati, viene donato ai cristiani cattolici – memento costante, del resto, di che cosa è costato il passaggio alla Risurrezione – forse rientra anch’esso nella logica di quei due polmoni, entrambi necessari al respiro della Chiesa universale, di cui parlava con tanto calore Giovanni Paolo II.
Quanto poi a spiegare come si produca il fenomeno stigmate, ci hanno provato in molti senza troppi risultati. Un fatto è stato evidenziato ed è che la loro apparizione nella storia della Chiesa coincide con il crearsi di un ambiente spirituale nuovo che l’antichità cristiana non conosceva, anche se evidentemente credeva al dogma delle due nature, umana e divina, nell’unica persona di Gesù. Dal medioevo in poi inizia, infatti, il culto alla santa Umanità di Gesù e la devozione alla sua Passione che poi continuerà nei secoli successivi e che troverà conferma, per es., nelle apparizioni del Sacro Cuore a Paray-le-Monial, in cui sarà Gesù stesso a mostrane l’importanza.
Naturalmente, da parte laicista, si è sempre cercato, soprattutto a partire dall’illuminismo, di dimostrare la frode – ferite provocate ad arte – oppure legate a soggetti patologici, affetti da nevrosi isterica o vittime di autosuggestione. Ma queste affermazioni sono rimaste solo delle ipotesi perché, di fatto, non si è mai riusciti a riprodurre fenomeni analoghi alle stigmate, al di fuori del contesto di fede.
La Chiesa ha sempre risposto non impegnando mai sul fenomeno la propria autorità ma, al contempo, riconoscendo implicitamente che esso di fatto può convivere con personalità così mature ed equilibrate, sia umanamente che spiritualmente, da essere addirittura proclamate sante. Miracolo, dunque? Le continue scoperte della psicosomatica fanno piuttosto pensare a studiosi di mistica come p. R. Garrigou-Lagrange e p. Ch. Journet ad una collaborazione tra azione divina e umana. Quest’ultimo infatti pensa che: «potrebbero esistere stigmate prodotte da un’azione diretta di Dio e stigmate prodotte dal processo naturale, azionato da un intervento divino indiretto».
Resta, dunque, ancora e sempre un alone di mistero attorno al fenomeno stigmate e a coloro che ne sono oggetto. I quali, considerati da alcuni amici di Dio, incaricati di una missione speciale, sospettati da altri, anche tra i credenti, di tare di ogni genere, finiscono così per essere segni di contraddizione. Come fu, del resto, per Colui con il quale essi si identificano, cioè quel Gesù che fu scandalo e follia per tutti, sia giudei che pagani.
IL TIMONE N. 121 – ANNO XV – Marzo 2013 – pag. 56 – 57
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