L’impresa di far uscire tutti gli ebrei dall’Egitto fu qualcosa di formidabile. Erano circa seicentomila uomini, oltre alle famiglie.
Erano stati in Egitto quattrocentotrent’anni. Si trattava di privare quella nazione di lavoratori che, pagati assai poco, venivano anche fustigati dai sorveglianti, se non riuscivano a produrre un certo numero di mattoni ogni giorno. Il Signore lasciò giungere al colmo la crudeltà degli egiziani, proprio perché gli ebrei sospirassero di esserne liberati.
Abbiamo elencato succintamente, nel precedente articolo, le piaghe d’Egitto: quasi tutte consistettero in calamità naturali che potevano già aver colpito quella terra, ma furono portate ora all’ennesima potenza. È poi da sottolineare il fatto che i primi prodigi compiuti da Mosè furono, in parte, compiuti anche dai maghi del faraone. Quando Aronne gettò il suo bastone davanti al faraone questo divenne un serpente. I maghi riuscirono a fare altrettanto con i loro incantesimi, ma il serpente di Aronne ingoiò i serpenti dei maghi e poi ridiventò bastone.
Così avvenne per l’acqua del Nilo mutata in sangue. Anche i maghi fecero lo stesso prodigio e per questo il faraone non diede ascolto a Mosè. E quando vi fu un’invasione di rane che salirono fino sul tetto del faraone, i maghi fecero altrettanto, ma il flagello non cessò. Il faraone promise allora di lasciar partire il popolo ebreo e quel flagello ebbe fine, ma poi il faraone rinnegò ancora quanto aveva promesso. Però, quando ci fu un’invasione insopportabile di mosconi, i maghi non riuscirono a fare altrettanto.
Per quale potenza agirono i maghi del faraone? Non certo per la potenza di Dio. Agirono, allora, per la potenza di satana. Dopo più di mille anni da questi eventi, in Samaria, un certo Simon mago faceva tali prodigi da indurre la gente a dire: «Questi è la potenza di Dio, quella che è chiamata Grande» (Ap 8,10). Ma quando giunsero là, prima Filippo, che compiva miracoli, e poi Pietro e Giovanni che, imponendo le mani sui battezzati, ottenevano su di loro il dono dello Spirito Santo, Simon mago offrì loro del denaro per avere la loro stessa potenza. Ebbene, Pietro gli disse: «il tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai osato pensare di acquistare con denaro il dono di Dio… Ti vedo infatti chiuso in fiele amaro e in lacci d’iniquità».
Egli vedeva che la potenza di Simon mago era opera di satana. Ora, sia i maghi d’Egitto sia questo Simon mago dimostrarono, sì, di avere un certo potere sovrumano, ma fino a un limite invalicabile. Ancora oggi satana agisce così, ma Gesù dice dei suoi seguaci, falsi profeti: «faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti».
Ci preme un’importante considerazione riguardo a quel castigo divino che fu la morte dei primogeniti egiziani. Qualcuno non vuole ammettere che Dio, misericordioso, abbia voluto farli morire. Ebbene, è cosa stolta e temeraria giudicare le azioni del Signore.
Quando il faraone diede ordine al popolo egiziano di far morire non solo i primogeniti, ma “tutti” i neonati maschi degli ebrei, quanti ne morirono? Forse era necessario che gli egiziani si rendessero conto che non si può impunemente calpestare il prossimo, tanto più che gli ebrei lavoravano per loro in modo massacrante.
Non dimentichiamo che il diluvio universale avvenne perché tutta la terra era piena di violenza. «Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male… e disse: “Sterminerò dalla terra l’uomo che ho creato”», ma salvò Noè, uomo giusto. E al tempo di Abramo, egli distrusse la pentapoli di Sodoma e salvò Lot, rimasto integro in mezzo a una popolazione corrotta. Così avverrà per Gerico e per le altre città cananee la cui iniquità era giunta al colmo.
Eppure, perché le azioni umane abbiano valore è necessario che siano compiute in piena libertà. L’uomo, per la sua intelligenza, per le sue grandi capacità, è il capolavoro di Dio e, proprio per la sua libera scelta del bene, sarà fatto degno di partecipare alla sua stessa vita, alla vita eterna. Fu necessario l’atto espiatorio del Figlio di Dio per ricondurre al Padre l’umanità redenta, ma a quale prezzo! E fino alla fine dei tempi, satana cercherà di travolgere, nel peccato, innumerevoli anime per una furibonda invidia del bene eterno offerto loro da Dio.
Grande è la divina misericordia per coloro che vogliono essere accolti fra le sue braccia, ma implacabile sarà la sua giustizia per coloro che lo respingono. Il faraone del tempo di Mosè disprezzò il Signore e quando in Egitto vi fu un gran pianto per la morte dei primogeniti, gli egiziani dovettero convincersi che i loro dèi erano impotenti a salvarli, mentre nulla era stato impossibile al Dio degli ebrei.
IL TIMONE – N. 43 – ANNO VII – Maggio 2005 – pag. 60