Ci credono in molti, anche cattolici, Ima la reincarnazione è contraria alla fede cristiana e alla ragione dell’uomo.
Quali sono i motivi razionali per rifiutarla?
1° Oggi sono molti coloro che credono alla reincarnazione, persino tra chi si dichiara cattolico. Alcuni credono contemporaneamente sia alla reincarnazione sia alla risurrezione dei corpi, mentre le due posizioni sono incompatibili.
Per reincarnazione si intende ogni dottrina che afferma che le anime vivono vite successive, incarnandosi in corpi diversi. Alcune di queste dottrine ritengono possibile solo la reincarnazione delle anime in corpi umani, altre, anche quella delle stesse anime in corpi umani, animali e vegetali. Il criterio che determina il tipo di corpo, e dunque di esistenza terrena che ogni anima è destinata a vivere, dipende dal suo comportamento nelle vite precedenti. La reincarnazione in forme peggiori di vita è una punizione per le colpe compiute nelle vite passate.
Per risurrezione dei corpi, invece, si intende, la dottrina rivelata che afferma che ad ogni anima è dato vivere una vita terrena e dopo la morte, che è la separazione tra corpo e anima, alla fine dei tempi ogni anima si ricongiungerà al suo corpo e insieme ad esso vivrà nell’eternità, conformemente a quanto ha meritato nella vita sulla terra.
2° La Chiesa Cattolica accetta come irrinunciabile contenuto di fede – tanto che è espresso nel Credo – la dottrina della risurrezione dei corpi, perché essa è parte integrante del senso essenziale della redenzione compiuta da Cristo con la Sua Incarnazione, Morte e Risurrezione. La reincarnazione, invece, è considerata come contraria alla fede cristiana.
3° Perché oggi molti accettano la reincarnazione?
Nell’antichità e nelle concezioni orientali l’accettazione di questa dottrina presuppone una ben precisa teoria sul mondo e sull’uomo, che include una concezione ciclica del tempo, l’idea di uno spirito assoluto, di cui le singole anime sono solo parti, e una visione negativa del corpo e dell’esistenza terrena. Nel mondo occidentale moderno, invece, la dottrina della reincarnazione si è fusa con i concetti di anima personale, di progresso, di crescita individuale e oggi viene vista come risposta a dei bisogni soggettivi, come la paura di un giudizio definitivo e la volontà di avere un’altra possibilità, il desiderio di un’immortalità priva del senso definitivo implicito nel destino eterno. Si tratta di ragioni psicologiche, tranquillizzanti e consolatorie, ma ben lontane dai motivi profondi che stanno alla base delle teorie antiche dalle quali è nata la dottrina.
4° Quali sono, dunque, i motivi razionali per rifiutare la reincarnazione? Ne indichiamo tre, limitandoci alla concezione dell’uomo che essa suppone, e tralasciando le difficoltà altrettanto rilevanti riguardo alla concezione di Dio.
a) Il primo motivo riguarda l’unità essenziale di ogni uomo, come composto di anima e corpo. Quando diciamo “io”, ciascuno di noi si riferisce a se stesso, come qualcuno che pensa, ama, vuole.
Ma si riferisce anche al proprio corpo. Percepiamo che anche il nostro corpo è essenziale alla nostra identità personale. La reincarnazione, invece, sostiene che il corpo che abbiamo ora ha una relazione solo marginale con ciò che noi siamo veramente, con la nostra anima. Ha perciò una concezione dualista dell’uomo, non unitaria. Questa posizione non può spiegare in nessun modo come una realtà spirituale, come l’anima, possa animare una realtà materiale, come il corpo. Se poi si ritiene che le anime si possano incarnare indifferentemente in corpi umani e animali, i problemi aumentano. L’uomo ha delle facoltà superiori, come la conoscenza intellettuale, la creatività artistica, la capacità di parlare, che possono essere esercitate solo in un corpo adeguato, che è quello umano. La reincarnazione non riesce a spiegare come sia possibile che la stessa anima, capace di attività così elevate, possa animare, ad esempio, una zanzara.
L’unica soluzione è pensare che le anime sono tutte razionali, ma quando si incarnano negli animali sono impedite dal manifestare le loro capacità superiori dall’imperfezione del corpo. Questo però non è in alcun modo dimostrabile, e comporta comunque l’accettazione di un dualismo ancora più radicale tra corpo e anima.
b) Una seconda questione importante riguarda la libertà dell’uomo.
Se ciascuno di noi prova a pensare alle proprie responsabilità, gli verranno subito in mente cose che ha scelto e che ricorda di aver fatto. Sappiamo che siamo responsabili anche di cose che non ricordiamo più, però se qualcuno ce le rammenta, possiamo riconoscere di esserne responsabili. Secondo la reincarnazione, invece, noi siamo responsabili anche delle cose che non possiamo in alcun modo ricordare, perché appartengono ad una vita precedente. In una visione di questo tipo la punizione assume un senso del tutto impersonale. È vero che, come ben espresso dal principio “chi rompe paga”, ogni colpa richiede una punizione anche “oggettivamente”, perché introduce nel mondo un’ingiustizia. Ma la reincarnazione esclude del tutto il valore di espiazione dunque “soggettivo”, “personale”, della punizione. Perché un bambino comprenda la gravità di una marachella, è necessario che la punizione venga dopo la sua presa di coscienza di quello che ha fatto. Se lo punisco senza dare spiegazioni, o aspetto mesi finché si è scordato di ciò che ha fatto, la punizione non lo aiuta in nessun modo. La reincarnazione implica una concezione di punizione di questo tipo, puramente” oggettiva”, senza nessun valore personale per l’uomo coinvolto.
c) Il terzo motivo riguarda l’individualità dell’uomo. Ciò che differenzia gli uomini dagli animali è il fatto che ogni uomo è persona, qualcuno di unico e irripetibile, che si manifesta in una ricchezza infinita di caratteristiche, potenzialità, attività, ma resta sempre molto di più di quello che mostra o compie.
Ogni persona è individuo in modo unico e incomparabile rispetto ad ogni essere non personale.
Nessun essere umano è sostituibile. Pensiamo all’amore tra marito e moglie o verso un figlio. Per la reincarnazione, invece, non c’è l’idea dell’unicità irripetibile di ogni uomo. Le . anime che si reincarnano si “riciclano” in corpi diversi, e a loro volta si perderanno in un assoluto impersonale alla fine dei tempi. Dunque, nessun uomo ha un valore assoluto e inalienabile, che permane nell’eternità.
L’UOMO
“L’unione del Cristo con l’uomo è la forza e la sorgente della forza, secondo l’incisiva espressione di san Giovanni nel prologo del suo vangelo: “Il Verbo ha dato potere di diventare figli di Dio”. Questa è la forza che trasforma interiormente l’uomo, quale principio di una vita nuova che non svanisce e non passa, ma dura per la vita eterna”.
(Giovanni Paolo II, Redemptor hominis, n. 18).
BIBLIOGRAFIA
Giovanni Paolo II, Catechismo della Chiesa Cattolica n. 988-1019.
Massimo Introvigne (a cura di), La sfida della reincarnazione, CESNUR – Centro Studi sulle Nuove Religioni, Effedieffe, Milano 1993. Pietro Cantoni, Cristianesimo e reincarnazione, Elle Di Ci, Leumann (TO) 1997.
Hans Ludvig Martensen S. J., Reincarnazione e dottrina cattolica. La Chiesa di fronte alla dottrina della reincarnazione, Ed. Cristianità, Piacenza 1993.
Dossier: Uomo, chi sei?
IL TIMONE N. 26 – ANNO V – Luglio/Agosto 2003 – pag. 40 -41