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13.12.2024

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Ricordo di Alfredo Cattabiani
31 Gennaio 2014

Ricordo di Alfredo Cattabiani

 

 

 

Alfredo Cattabiani è morto lo scorso maggio a 66 anni dopo una lunga malattia, ma la sua voce di studioso era tornata a farsi sentire, al riaprirsi del dibattito su alcuni nodi della storia culturale italiana degli ultimi decenni. Inoltre, gli ascoltatori di RAI-radiodue l’hanno apprezzato per lunghi anni. E anche noi de Il Timone abbiamo avuto il piacere di averlo come collaboratore.
Diciamo subito che uomini come Cattabiani sono ormai una rarità nel panorama editoriale: per originalità intellettuale, per la franchezza dei rapporti umani, per la chiarezza sul senso dell’essere “operatori culturali” (uso apposta questa infelice espressione perché tutte le altre sono, oggi, fruste). Alfredo Cattabiani resterà nelle (eventuali) cronache della storia letteraria del Novecento come colui che ideò e realizzò la Rusconi Libri, cioè quel tentativo, riuscito, di incrinare e spezzare l’egemonia idealistico-storicista e marxiano-gramsciana della scena intellettuale in Italia.
Ma ecco i fatti: nell’autunno del 1969 al n.43 di via Vitruvio a Milano, prese corpo la “famigerata” collana Rusconi; con Cattabiani direttore editoriale, una fedele segretaria, e con Quirino Principe in veste di consulente-redattore-traduttore-factotum. E basta. Eppure quell’incontro fu in grado di movimentare una mole tale di energie intellettuali da terrorizzare l’establishment del pensiero italiano: soprattutto perché le idee erano vere, libere e nuove. Vennero stampati per la prima volta in Italia i libri di Abraham Heschel, Eric Voegelin, Hans Sedlmayr, Mircea Eliade: cioè opere di studiosi dal calibro enorme e altrettanto enormemente censurati dal silenzio dell’editoria dominante.
Per la verità, non si trattava esclusivamente di libri, ma di libri incarnati in una cultura possibile e alternativa allo strapotere di quegli anni di piombo: attorno alla Rusconi di Cattabiani vennero alla luce studiosi di valore inestimabile, come Rodolfo Quadrelli ed Emanuele Samek Lodovici; videro la loro stagione migliore anche altri, come Armando Plebe, Guido Ramacciotti e Mario Marcolla.
Mentre i due “numi tutelari” della filosofia implicita al progetto rusconiano furono Elémire Zolla, pensatore molto distante dal cattolicesimo, e il cattolico Augusto Del Noce, due titani del sapere, benché diversissimi tra loro per origine e destinazione.
Ma sul finire degli anni Settanta si riuscì a disinnescare la Rusconi Libri, piegandola a più compromissorii obbiettivi, e i preziosi libretti finirono ai remainders, mentre il capolavoro assoluto, voluto in Italia dai rusconiano-cattabianei, prendeva il volo tra migliaia di lettori: era Il Signore degli Anelli.
Negli ultimi vent’anni, Cattabiani ha scritto molte cose che resteranno, cioè i saggi sui simboli, i riti, le feste, le allegorie che ricamano la vita dell’uomo e la riconducono al suo fine eterno e trascendente. Proprio ciò che l’intellighenzia del libro stampato non vorrebbe mai possibile. Almeno Erbario (1985) e Calendario (1988) e I santi d’Italia (1993) sono opere che faranno testo ancora a lungo, sempre che nell’immediato avvenire ci sia ancora qualcuno disposto a chinarsi sui tasselli della saggezza per ricomporne il mosaico. Già, perché coloro che hanno silenziato un’iniziativa come la Rusconi ed emarginato figure come Cattabiani (assieme ad almeno un’altra dozzina) non hanno soltanto favorito una fazione di editori e scrittori e giornalisti a danno di un’altra: hanno avvelenato e imbalsamato l’ambiente culturale di un paese.
Non da oggi, infatti, il panorama del sapere europeo giace in stato di grave impoverimento: la letteratura è in agonia, dopo la pubblicazione di romanzi come Il nome della rosa di Eco o dopo il trionfo dei Sepulveda e dei Saramago o con tutto ciò che scrive Baricco; la filosofia si autoannulla in un illuminismo radicale evidente nel gesto suicida della Costituzione Europea prossima ventura, nella quale la parola Dio non sarà menzionata. Ma in nome di un avvenimento più grande e in memoria anche di testimoni culturali come Cattabiani, Del Noce, Montano e Noventa (e l’elenco continua…) la possibilità di una cultura, ovvero tradizione, continuerà a dispetto degli ostacoli, magari riducendosi temporaneamente nei margini nascosti e fecondi di una catacomba o di un samizdat.

 

 

 

IL TIMONE N. 26 – ANNO V – Luglio/Agosto 2003 – pag. 10

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