Il pericolo per la Fede, oggi come ieri, è la gnosi, che odia il corpo e disprezza la materia.
Ma Dio si è fatto carne e il Cristianesimo assicura la Risurrezione dei corpi. Intervista a Vittorio Messori: l'antidoto è nei Santuari.
“Oggi i centri di resistenza del cristianesimo sono i santuari, in particolare quelli mariani. Sono essi i bastioni, le cittadelle erette contro l'espansione delle sette e del New Age”. Spiazza sempre, Vittorio Messori, prende in contropiede e gioca palle alte per l'intelligenza. D'altronde, non è lui attualmente il fantasista più accreditato della cultura cattolica, il giornalista che anche i colleghi “laici” ormai interpellano come massimo esperto di cristianesimo in Italia, lo scrittore di bestseller religiosi da milioni di copie (da “Ipotesi su Gesù” in poi) e il difensore delle ragioni della fede più noto al pubblico? Sì, a Messori gli apologeti cattolici devono più di un assìst vincente; ma non solo essi: anche gli storici preoccupati di sapere la verità sulla Chiesa e i credenti curiosi di scoprire l'altra faccia delle “leggende” che circolano sul cattolicesimo.
Messori, oggi però le cose sembrano cambiate: le ideologie sono crollate, il Papa è osannato quasi ovunque, gli attacchi alla Chiesa interessano una minoranza di intellettuali e si torna a parlare senza pudore di miracoli e angeli. Dobbiamo dunque rallegrarci?
“Tutt'altro. Anzi, sono molto preoccupato del cosiddetto “ritorno della spiritualità”, preferisco una società materialista a una sedicente spirituale: coi materialisti il dialogo è più facile”.
Che cosa sta dicendo?
“È così. Non a caso la madre di tutte le eresie è la gnosi: la quale non accetta la sana materialità del cristianesimo ed ha orrore della carne, del corpo. Tutte le eresie, se si riflette, sono tentativi di dematerializzare la fede: basta pensare a cosa è successo all'Eucaristia nella Riforma protestante. Lo spiritualista poi rappresenta un problema anche perché crede di essere un passo avanti, un gradino sopra; mentre nella religione dobbiamo difendere proprio la materialità. Per salvare l'anima – in fondo – basta Platone; per credere nell'immortalità dello spirito ci sono infinite filosofie; ma solo il cristianesimo afferma la salvezza dell'uomo tutt'intero, la resurrezione dei corpi. Ha ragione il cardinale Biffi: il paradiso non è rinunciare ai tortellini o spiritualizzare le lasagne, bensì mangiare tutti i giorni i tortellini senza paura del colesterolo e della bilancia”.
Però arriviamo dalla lunga stagione della “morte di Dio”, quando non si poteva neppur parlare di religione in pubblico. Invece adesso alla tv vediamo gli sceneggiati su Lourdes o Padre Pio…
“Attenzione: è un altro aspetto della religione self service. Nel carrello del supermercato mettiamo Padre Pio, gli angeli, la meditazione trascendentale, l'agriturismo nel monastero… Ma questo è il contrario della prospettiva cattolica; che ha pure un aspetto gerarchico, dogmatico, morale ben più difficili da accettare”.
Insisto: almeno ora c'è spazio per temi cristiani in prima serata.
“Ma in fondo è la scoperta dell'acqua calda: l'intellighentia ha visto che, programmando il film su Lourdes o lo speciale sui miracoli, cattura milioni di spettatori, perché il sacro è sempre stato di moda tra la gente comune. Stiamo attenti, però: di solito c'è un abisso tra il popolo e quanti credono di rappresentarne l'opinione”.
La “conversione” degli intellettuali potrebbe dunque essere interessata?
“Proviamo a riflettere. Sono cadute le ideologie, c'è stata la crisi di tutti gli -ismi che avevano pensato di sostituire il cristianesimo: liberalismo, socialismo, marxismo, nazismo, fascismo, i quali non sono altro che tentativi di trasferire la speranza cristiana dal cielo alla terra. La cultura che aveva prodotto e diffuso questi -ismi si è trovata davanti al vuoto; per questo oggi riscopre la dimensione religiosa”.
Curioso, però: del cristianesimo si sottolineano gli aspetti meno “razionali” e più sensazionali.
“Un giornalista francese mi ha detto che oggi nella Chiesa del suo Paese la parola più diffusa è “emozione”. Il rischio del credente moderno è diventare homo sentimentalis, ovvero vivere in una vaga dimensione religiosa sganciata da un cristianesimo preciso. La fede invece è il contrario del sentimento in senso romantico, la fede è realismo. Altrimenti, quando non si “sente” più nulla, bisognerebbe abbandonare il credo…”.
Vedremo dunque la Chiesa diventare il nuovo difensore della ragione?
“Ma la Chiesa lo è sempre stata, perfino in eccesso talvolta. Dell'illuminismo, in fondo, si può dire che è nato dalla tarda scolastica: Tommaso d'Aquino è un gran razionalista, peraltro equilibrato e geniale, e non parliamo dei tomisti… La Chiesa è sempre stata consapevole che, se la fede è dono di Dio, anche la ragione lo è e quindi non va rinnegata. Ancora il cardinale Biffi afferma che il contrario della fede non è la ragione, bensì la superstizione. È solo questione di equilibrio, dunque: nella sintesi cattolica sentimento e razionalità devono sempre convivere, le pascaliane “ragioni della ragione” devono unirsi alle “ragioni del cuore”. Naturalmente nella prospettiva che l'ultimo passo sta nel riconoscere il mistero”.
Il nuovo interesse per il sentimento potrebbe comunque essere un'occasione favorevole per la Chiesa, magari per rivalutare la sua antica “pedagogia del cuore” oppure le devozioni popolari.
“Penso che oggi i centri di resistenza del cristianesimo siano i santuari, in particolare quelli mariani. Nel santuario infatti non si abdica alla razionalità, ma nel contempo si appaga anche una sana emotività. Per esempio, la gente va a Lourdes fondandosi sulle ragioni storiche delle apparizioni e insieme vi incontra quei gesti – la processione, l'acqua, le candele… – che gli permettono di partecipare pure col corpo. Insomma, credo che il vero antidoto alle sette siano i 20 mila santuari mariani esistenti nel mondo. Sono essi che permettono di vivere la fede nella sua doppia dimensione: ragione e sentimento”.
IL TIMONE – N. 8 – ANNO II – Luglio/Agosto 2000 – pag. 8-9