Cenni biografici e alcuni temi attualissimi (l’Italia, la scuola, la società, la filosofia) del grande filosofo italiano recentemente beatificato.
Domenica 18 novembre 2007 Antonio Rosmini è stato proclamato «beato» dalla Chiesa cattolica. Si è così felicemente compiuto un cammino canonico avviatosi nel 1994; ma si è anche chiusa l'annosa «questione rosminiana»: già suscitata, vivente Rosmini, da alcuni suoi testi, tra cui quello Delle cinque piaghe della Santa Chiesa (messo all'Indice nel 1849). La beatificazione, evento di importanza storica, avrebbe meritato ben altra eco sui media. Evidentemente, molti non sanno più chi sia Rosmini. Partiamo dunque da un sintetico profilo del nuovo beato.
La vita
Antonio Rosmini nasce a Rovereto nel 1797. Dopo un periodo di studi all'Università di Padova, diventa sacerdote nel 1821 , affascinato dalla figura di San Filippo Neri. Si laurea poi in Teologia e in Diritto canonico, coltivando in proprio la Filosofia. Dopo un soggiorno milanese, si ritira nel 1828 presso Domodossola, dove fonda una congregazione religiosa: 1'«lstituto della Carità».
Del suo Istituto, Rosmini promuove anche gli esordi missionari, in Inghilterra e Irlanda, e l'impegno nella istituzione e gestione di scuole di vario ordine e grado. Appassionato da sempre alla causa italiana, è tra i protagonisti degli avvenimenti del 1848, e – come incaricato del governo piemontese – giunge ad un passo dalla realizzazione in forma pacifica di una Confederazione di Stati della Penisola, con Roma capitale. Pubblica anche il testo di una costituzione possibile per l'Italia unita, ma un convergere di circostanze avverse rende irrealizzabile il suo progetto. Dal novembre del '49 si ritira a Stresa, dedicandosi prevalentemente allo studio. Già aveva pubblicato, tra l'altro, il Nuovo Saggio sull'origine delle idee e la Filosofia del diritto; ora si dedica ai suoi capolavori -la Logica e la Teosofia (quest'ultima incompiuta) -: opere che rappresentano il più alto tentativo di un superamento competente del pensiero idealistico in direzione metafisica. Muore a Stresa nel 1855, vegliato dall'amico Alessandro Manzoni.
L'opera
Rosmini è un uomo che ha passato la vita a costruire. E lo ha fatto tra eventi burrascosi, circondato dai pregiudizi di ogni tipo.
Costruire significa cercare una sintesi tra tutti i fattori che, in un certo ambito della realtà, si impongono come inevitabili: significa dunque rispettare la complessità del reale. Indichiamo ora alcuni luoghi dell'impegno costruttivo rosminiano.
a) L'Italia. Rosmini non la intese mai come il tema di un'utopia, bensì come una realtà concreta, attraversata da profonde differenze, ma unita dalla fede cattolica e da una inconfondibile eredità culturale. Così egli pensò che una confederazione, fondata su una costituzione discussa e approvata da rappresentanti dei singoli parlamenti, e retta da organismi capaci di reciproco controllo, fosse la forma di Stato che, meglio di altre, avrebbe potuto salvare la pace, la prosperità delle economie, le specificità culturali e municipali.
b) La società civile. Rosmini la intende in termini realistici: come l'unione delle famiglie che cercano il bene comune. E il «governo civile» (nome che egli dà allo Stato adeguatamente inteso) è uno strumento inevitabile per rendere concreta tale ricerca. Uno strumento tanto più efficace, quanto più riserva per sé la funzione di stimolare e regolare l'iniziativa sociale, e non cerca di farsene invece protagonista invadente. Indicativa, al riguardo, è la convinzione rosminiana che il governo civile non abbia tra i suoi compiti quello di soffocare con un fisco eccessivo chi produce ricchezza, per poi ridistribuire i proventi con una «pubblica beneficenza», ma piuttosto quello di favorire il sorgere di iniziative che oggi chiameremmo «non-profit», tali da essere più facilmente in sintonia con i bisogni effettivi della società. E altrettanto significativa è la sua insistenza in favore di una certa flessibilità contrattuale e salariale, come antidoto alle rigidezze eccessive che fanno trionfare la disoccupazione. La rosminiana Costituzione secondo la giustizia sociale (in Scritti politici, Ed. Rosminiane, Stresa 1997) costituirebbe – con qualche aggiornamento – un eccellente punto di riferimento per il rilancio del nostro Paese.
c) La scuola. Rosmini la voleva veramente pubblica e veramente libera. Pubblica, cioè offerta a chiunque ne voglia fruire; libera, cioè organizzata e gestita, al di fuori di regimi di monopolio, da qualunque soggetto dimostri di essere in grado di farlo in modo competente ed efficiente, purché non a scopo di lucro. E, così, il governo, i comuni, le province potranno occuparsene, ma solo in funzione di supplenza, là dove non sia già arrivata l'iniziativa della società civile: in particolare, l'iniziativa di associazioni costituite dalle famiglie con la collaborazione di persone competenti. Il controllo del governo sulle scuole si può esercitare nel modo più efficiente attraverso seri esami di Stato per l'esercizio della professione docente: autentica alternativa al valore legale dei titoli di studio. Rosmini sosteneva – nel 1854! – che le famiglie dovessero, dove possibile, associarsi per istituire scuole per i loro figli, affidandoli a maestri di loro fiducia. È di vitale importanza che lo splendido testo Della libertà d'insegnamento (in Opuscoli politici, in Opere di A. Rosmini, Città Nuova, Roma 1978) diventi il manifesto di una riscossa del protagonismo familiare in ambito scolastico.
d) La filosofia come organismo. La filosofia è coltivata dal nostro autore come teoria dell'«essere». Se non che, l'essere che, nel suo manifestarsi «iniziale», costituisce l'orizzonte del pensiero, è qualcosa di tanto evidente quanto insufficiente ad esistere di per sé. L'indagine filosofica fondamentale (cioè la metafisica) è vòlta a ricostruire le condizioni di possibilità, da un lato, del manifestarsi dell'essere e, dall'altro, del suo manifestarsi nella forma che ci è nota. Sul primo versante l'indagine deve integrare – pena la contraddizione -l'essere iniziale con un termine reale che gli sia pienamente adeguato (Dio).
Sul secondo versante l'indagine deve riconoscere l'esistenza di un punto di vista limitato sull'essere: ciò che tutti chiamano «uomo».
Su entrambi i versanti, l'indagine metafisica trova che l'essere è – nei suoi termini concreti – «persona»: la Persona originaria di Dio e quella originata dell'uomo; mentre ogni altro aspetto della realtà appartiene o dipende, in qualche modo, dalla persona. Su questo impianto, Rosmini ricostruisce una mappatura organica delle varie regioni del sapere. Se il capolavoro ignorato di Rosmini – la Teosofia – fosse finalmente valorizzato in ambito accademico (con tesi di laurea e di dottorato) potrebbe diventare il punto di riferimento per una nuova generazione di studiosi, capaci di ricondurre la frammentarietà dei problemi che ci assillano all'orizzonte permanente dell'essere e della persona (cfr. Teosofia, 6 volI., in Opere di A. Rosmini, Città Nuova, Roma 1998-2002).
«Le cose hanno verso l'uomo il rapporto di mezzo, e le persone hanno verso l'uomo il rapporto di fine».
(Antonio Rosmini, Filosofia della politica, Rusconi, 1985, p. 166).
BIBLIOGRAFIA
Opere edite e inedite di A. Rosmini, edizione nazionale e critica curata dal Centro Internazionale di Studi Rosminiani (Stresa), Città Nuova, Roma.
Sulla figura e l'opera di Rosmini:
G. Pusineri, Rosmini, Sodalitas, 19892.
U. Muratore, Conoscere Rosmini, Ed. Rosminiane, 1999.
Sul nucleo originale della sua filosofia:
Pier Paolo Ottonello, L'ontologia di Rosmini, Japadre, 1989.
Paolo Pagani, Essere e persona: un destino solidale, in Rivista rosminiana di filosofia e di cultura, 96 (2002).
IL TIMONE N. 70 – ANNO X – Febbraio 2008 – pag. 32-33