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12.12.2024

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31 Gennaio 2014

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LA CHIESA HA AFFRONTATO PROVE PEGGIORI DI QUESTA E NE È SEMPRE USCITA VINCITRICE

Mentre scrivo queste righe, una ondata di calunnie, di menzogne e di offese, originata – va detto – da un evento reale e indecente ma limitato a pochi casi, quale la vicenda dei preti accusati di pedofilia, si sta abbattendo sulla Chiesa.
Papa Giovanni Paolo Il ha denunciato gli abusi sui minori commessi da alcuni ministri di Dio. Li ha bollati come peccati gravissimi, ha chiesto perdono a Dio e alle vittime, ha affidato i colpevoli alla divina misericordia, ha preso misure rigidissime perché non si abbiano a ripetere in futuro.
Ma su questa vicenda dolorosa ci stanno marciando i nemici di Dio. Approfittando dell’occasione, vogliono squalificare la Chiesa, minare la fiducia che in essa molti ripongono, perché questi si allontanino da Dio.
Si ha talvolta l’impressione che dietro la maschera tinta di sorpresa e ribrezzo che molti commentatori indossano quando trattano della vicenda si celi, in realtà, una certa soddisfazione. Forse pensano che sia questo il momento del colpo definitivo per screditare il nemico di sempre: la Chiesa di Roma.
Noi, che di questa Chiesa siamo membra vive, in virtù del Battesimo, non possiamo non dolercene. t vero che la Sposa di Cristo nella sua bimillenaria e gloriosa storia ha sempre conosciuto l’umiliazione e la persecuzione e che dopo queste prove ne è uscita avvolta di nuovo splendore e potenza, ma tutto questo può lenire un dolore, non . toglierlo, può consolare un animo affranto, non sanarlo.
Siamo rattristati: per il Signore, in primo luogo, che dopo avere offerto suo Figlio in croce per amor nostro non merita questa ingratitudine del mondo. Poi per la Chiesa stessa, che è Corpo vivo, nostra Madre e Maestra, alla quale dobbiamo riconoscenza eterna, se non altro per averci offerto i mezzi per andare in Paradiso. Ma ci preoccupiamo anche di quanti si prestano a questo “tiro al bersaglio”, godendone, forse ignari che un giorno Dio chiederà loro di rendere conto.
In ogni caso, questo è il momento di rimanere saldi. Come fare? Come hanno fatto i grandi della Chiesa, i santi, i martiri, i confessori, i semplici, capaci di rimanere in piedi in mezzo alla bufera.
Nella preghiera e nell’Eucaristia troviamo di che nutrire e fortificare la nostra anima. Ricordando che Gesù ci aveva preavvertito a proposito dell’inimicizia del mondo e aveva promesso che Egli lo avrebbe vinto. Rammentando l’assicurazione di Maria a Fatima, quando annunciò il trionfo del suo Cuore Immacolato. Tenendo presente che la Chiesa ha affrontato prove peggiori di questa e che ne è sempre uscita vincitrice, talvolta celebrando i funerali di quanti l’avevano perseguitata.
E così accadrà di nuovo, passata la buriana.
Questo ci basta. Ma vogliamo aggiungerci, a maggior consolazione e con un pizzico di orgoglio e di fierezza, il fatto che siamo ancora in attesa che quanti denigrano, offendono e attaccano la Chiesa ci facciano vedere che cosa sono stati capaci di fare nella storia, ci mostrino qualcuna delle loro opere che possa equivalere almeno alla miliardesima parte del bene compiuto dalla Chiesa. t questo, un impeto di reazione, dovuto forse alla condizione della nostra realtà umana, che ha bisogno anche di questo tipo di conforto e di difesa.
Esso si traduce in una domanda, che non teme di trasformarsi in una sfida: da quale pulpito vengono mosse certe accuse alla Chiesa?
In realtà, conosciamo questi maestri della moralità, dell’onestà, della bontà, queste incarnazioni viventi delle virtù giacobine, che si ergono a giudici severi e impietosi della Chiesa e crediamo di poterli guardare in faccia senza complessi.
Certo, ci resta il dolore per il male commesso e che il Papa ha denunciato con vigore. Ma che sia generato innanzitutto dal peccato compiuto da chi è ministro di Dio e dal male fatto a quelle povere vittime innocenti. Per quanti denigrano la Chiesa, cogliendo l’occasione, non ci resta che pregare. Sì, anche per loro, perché, per comando del Signore, li dobbiamo amare.

 

IL TIMONE N. 19 – ANNO IV – Maggio/Giugno 2002 – pag. 3

 

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