Circa otto anni fa Mons. Mattiazzo, Vescovo di Padova, si vide recapitare una lettera all’arcivescovo ortodosso di Tebe, Hyeronimus, nella quale era contenuta la richiesta al confratello padovano di donare alla Chiesa di Tebe, dove si trova il sacro sepolcro dell’evangelista S. Luca, una reliquia del Santo.
La richiesta del metropolita era dettata dal fatto che la tomba di Tebe risulta essere vuota, nonostante l’autore del terzo Vangelo sia stato sepolto proprio in Beozia. In effetti, la tradizione vuole che le spoglie di S. Luca, dopo essere state trasferite da Tebe a Costantinopoli all’incirca nel IV secolo d.C, siano poi approdate a Padova e conservate, da allora, nella Chiesa di S. Giustina. Mons. Mattiazzo diede incarico ad una commissione di esperti di confermare scientificamente ciò di cui era convinto il metropolita.
La commissione, dopo scrupolosi studi ed esami scientifici, guidati dal professor Vito Wiel Marin, è arrivata alle clamorose conclusioni e-sposte nel Convegno internazionale che si è svolto a Padova dal 16 al 21 ottobre scorso, e che sono state anticipate nel sito del congresso
www.congressosanluca.org “le ossa contenute nell’Abbazia di S. Giustina sono proprio quelle di S. Luca, che diventano così le più importanti reliquie attribuite ad un Evangelista”.
Questa conferma scientifica, se da un lato ci avvicina alla figura S. Luca, l’Evangelista che più trattò della grande misericordia del Cristo verso peccatori ed afflitti, d’altro lato non potrà non portare un contributo importante al tema della credibilità storica dell’evento cristiano.
IL TIMONE N. 10 – ANNO II – Novembre/Dicembre 2000 – pag. 10