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11.12.2024

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Scuola cattolica in cifre
1 Febbraio 2014

Scuola cattolica in cifre

La scuola cattolica si diffonde in Asia e in Africa, ma diminuisce in Europa e in particolare in Italia. Per l’ostilità dello Stato, ma forse anche per la miopia di molti genitori

Il governo di Taipei, capitale dell’isola di Taiwan, cioè dell’altra Cina, quella anticomunista, ha scelto di inserire in tutti i curriculum accademici l’insegnamento della Dottrina sociale della Chiesa (per cui la Chiesa può anche allontanare un professore che non rispetta l’identità cattolica). La decisione è stata approvata all’unanimità dal Parlamento e segnala l’attenzione e l’ammirazione di paesi con popolazione non cristiana per la capacità educativa dei cristiani, in particolare della Chiesa cattolica. Questo avviene in un contesto in cui i cristiani rappresentano lo 0,5% della popolazione, eppure la loro capacità di educare, e quindi di contribuire in modo importante nella costituzione della cultura nazionale, è sempre più significativa in Asia e in Africa, dove aumentano le scuole cattoliche e il numero degli studenti.
Lo ha raccontato, per quanto riguarda Taiwan, un sacerdote della Fraternità San Carlo che insegna nella capitale dell’isola, don Donato Contuzzi, (www.tempi. it), ma l’apprezzamento è generale per quanto riguarda tutta l’Asia e lo stesso vale anche per l’Africa. Questi sono i numeri contenuti nell’Annuarium statisticum Ecclesiae, presentato dal prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica card. Zenon Grocholewski, durante una conferenza stampa tenuta in Vaticano lo scorso 19 dicembre.

I numeri della scuola cattolica nel mondo
Nel mondo vi sono più di un miliardo di ragazzi in età scolare e 58 milioni di insegnanti, a cui va aggiunto il personale non docente. All’interno di questo numero significativo e importante bisogna riflettere sulla consistenza della scuola cattolica. Dal 2008 al 2011, secondo i dati dell’Annuarium statisticum Ecclesiae, le scuole cattoliche sono aumentate di più di 6.000 unità (6.273), per un totale di 209.670, mentre gli alunni sono aumentati di quasi tre milioni (2.950.383) per un totale di 57.612.936. Ma, nello stesso periodo, sono diminuiti nelle Americhe e in Europa di più di due milioni (2.023.209), quindi in Africa, Asia e Oceania c’è stato un incremento di quasi cinque milioni di studenti delle scuole cattoliche (4.973.592).

La diminuzione in Europa
Le note dolenti dunque vengono dal mondo occidentale e, all’interno di questo, è in particolare l’Italia il Paese che conosce una notevole diminuzione di scuole e di studenti. I numeri sono ancora significativi, ma comunque in diminuzione.
Nella scuola dell’infanzia, che rappresenta ben il 72,3% della scuola paritaria e il 72% di quella cattolica, ci sono 6.542 scuole cattoliche nella penisola frequentate da 426.749 bambini.
Le scuole primarie invece sono 1.126, pari al 75,1% del totale delle scuole primarie paritarie in Italia, con 154.137 studenti, il vero “zoccolo duro” delle scuole che fanno parte della Fidae, la Federazione istituti di attività educative che riunisce le scuole cattoliche dei diversi gradi.
Per quanto invece riguarda le scuole secondarie di I° grado (585 in tutta Italia con 62.437 studenti), le cosiddette scuole medie, esse sono il segmento più piccolo del sistema della scuola cattolica, rappresentando soltanto il 6,4% di quest’ultimo, e il 4,9% della scuola paritaria in generale.
Poche di più sono le scuole cattoliche fra le secondarie di II° grado, essendo 661 sul territorio nazionale (prevalentemente licei scientifici) con 59.674 studenti, corrispondente a meno del 40% sul totale delle paritarie dello stesso ordine e grado.
Questi dati, relativi all’anno scolastico 2012/2013, elaborati dal Centro studi per la scuola cattolica della Conferenza episcopale italiana su dati del Ministero dell’istruzione, l’università e la ricerca, escludono le province di Aosta, Trento e Bolzano.

Perché diminuiscono?
Perché questo avvenga è motivo di riflessione da decenni, dalla nascita della Repubblica dopo la Seconda guerra mondiale. È certo che un motivo risieda nell’ingiusto obbligo di pagare una retta da parte dei genitori che scelgono una scuola non statale, come spieghiamo proprio con questo dossier, ma forse bisognerebbe aggiungere che molte famiglie, che pure potrebbero permetterselo dal punto di vista economico, preferiscono investire altrimenti i loro soldi invece che nell’educazione dei figli.
Sia come sia, esiste un piccolo ma significativo patrimonio rappresentato da centinaia di migliaia fra docenti e studenti, ai quali si possono aggiungere i coraggiosi genitori che ancora credono che valga la pena investire affinché i loro figli ricevano un’educazione conforme al vangelo e al Magistero cattolico.
V’è da sperare che la qualità dell’istruzione e la fedeltà all’insegnamento della Chiesa da parte dei professori possano ripagare questa scelta coraggiosa.

Dossier: SCUOLA-EDUCAZIONE: UN PROBLEMA ITALIANO

IL TIMONE N. 130 – ANNO XVI – Febbraio 2014 – pag. 46

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