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13.12.2024

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Se Dio esiste, da dove viene il male?
31 Gennaio 2014

Se Dio esiste, da dove viene il male?

 

 

 

Eterna obiezione mossa alla bontà di Dio: perché il male? In sintesi, ecco che cosa si deve intendere per “male”

Nel corso della vita l’uomo fa esperienza del male nelle sue molteplici manifestazioni; ogni esistenza sembra essere sottomessa all’opera distruttiva del dolore e della sofferenza. L’incontro con il male genera interrogativi profondi e terribili: perché c’è il male? Qual è la natura del male e qual è la sua causa? Se Dio c’è, come può permettere che esista il male? A causa della drammaticità della sofferenza talvolta la ribellione dei sentimenti prevale sulla visione obiettiva della realtà portando alla proclamazione di un ateismo che ha più le caratteristiche della rivalsa che del giudizio razionale.

Natura del male

Per tentare di comprendere il senso del male si può partire dal­la riflessione sull'esperienza. Il primo fatto che emerge è che il male non è mai speri­mentato per primo, non si presenta come esperienza ori­ginaria, piuttosto esso viene percepito quando inizia a man­care il bene opposto: la ma­lattia è il venir meno della sa­lute, la colpa il venir meno del­l'innocenza, la morte il venir meno della vita. Questo fatto testimonia la na­tura negativa del male, il suo essere l'assenza di qualcosa e quindi di non esistere in mo­do autonomo.
Si può quindi dire che il male per sua natura è privazione e rimozione del bene e non un'entità con una natura pro­pria.
Se il male non è un'entità po­sitiva con una capacità d'agi­re radicata nella propria na­tura come può operare la pri­vazione del bene? San Tommaso dice che il ma­le è distruttivo non in virtù di un'azione propria, ma per la corruzione della forma di una realtà esistente che si allontana dal suo fine per seguire un fine indebito. Ad esempio, l'intemperante non è tale perché vuole privarsi del bene della sobrietà, ma perché vuole i piaceri degli alimenti in modo disordina­to, cioè in modo non confor­me al giudizio di ragione. Per questo motivo secondo san Tommaso la questione “se Dio esiste, da dove viene il male?” deve essere capo­volta nell'affermazione “se esi­ste il male esiste Dio”, infatti l'esistenza del male si mani­festa come rimozione dell'or­dine del bene e, se non esis­tesse Dio, non esisterebbe nep­pure tale ordine.

 

Causa del male
Certamente ogni male ha una causa, però la capacità di cau­sare può essere attribuita solo a qualcosa che esiste, perché per poter agire una cosa deve prima di tutto essere, ma ogni cosa che esiste in quanto esi­ste è anche un bene. L'unico modo in cui il male può derivare da un ente è per un difetto nell'azione. Dio non può essere la causa del male perché la natura divina esclude qualsiasi imper­fezione.
Gli enti che non hanno la libertà non possono essere causa del male in senso pro­prio, perché non possono agire se non secondo la fina­lità inscritta nella loro natura, così per esempio non si può dire che il fuoco è male per­ché ha bruciato la casa di un povero.
Il male può essere causato solo da soggetti che siano li­beri e che, pur partecipando dell'essere e quindi del bene, non s'identifichino con t'Es­sere e il Bene; solo un sog­getto libero infatti può agire prescindendo dall'ordine e so­lo un ente limitato può com­piere il male, non a causa del suo essere finito, ma in quanto agisce in modo man­chevole: non è la libertà la causa del male, ma il suo esercizio manchevole e di­sordinato.
In alcuni casi il legame tra male e libertà è evidente, ad esempio nei delitti, nelle cru­deltà, nelle maldicenze; in altri casi però tale legame rimane occulto come capita quando una malattia colpi­sce un innocente. È soprat­tutto questo genere di male a provocare la sofferenza più grande, perché in questi casi sembra che il dolore sia ingiu­sto e senza senso.

 

Senso della sofferenza
Pur essendo un essere finito, l'uomo vive l'esperienza infe­riore del desiderio: egli infat­ti desidera conoscere e ama­re senza limiti e per questo vive desiderando di rendere la sua esistenza illimitata co­me il desiderio che esperimen­ta.
La sofferenza è l'altra faccia del desiderio.
Il patimento infatti si presen­ta ogni volta che la naturale tensione verso il raggiungi­mento di un bene viene im­pedita da una situazione su cui l'uomo non ha controllo e che non può dominare. L'uomo soffre ogni volta che un ostacolo si erige tra sé e il proprio compimento; la morte è l'ostacolo che scate­na nell'uomo il massimo del­la sofferenza perché è l'e­vento che sembra negare totalmente e definitivamente il desiderio di illimitata rea­lizzazione.
La mentalità materialistica che domina la cultura contemporanea è incapace di: trarre significato dalla soffe­renza, perché essa rappre­senta il fallimento del pro­getto del totale benessere; l'uomo che riduce la realtà a : materia manipolabile di fron­te al male cade nell'angoscia, perché esso gli rivela fa sua impotenza, oppure tenta di occultarne il senso riducen­dolo a dolore, problema affrontabile e risolvibile con la tecnica.
Ma se la sofferenza nasce dal centro stesso dell'essere dell'uomo bisogna rifiutare ogni sua riduzione illusoria, infatti l'esperienza del male può, nonostante la sua asprezza, diventare una via di accesso e un principio d'interpretazione della realtà umana.

 

RICORDA

 
“È significativo che s. Tommaso, prima di esporre le sue cinque vie, si ponga l'obiezione della presenza del male nel mondo e va notato che, a proposito della quinta via, egli non parte da un supposto ordine universale, ma da quello di alcune cose [aliqua quae cognitione carent). Ascesi a Dio dal finalismo indubbio che, sia pure parzialmente, cogliamo nel mondo dell'esperienza, dobbiamo concluderne che Dio deve avere delle ragioni (per noi misteriose) per permettere il male. Addirittura s. Tommaso afferma, in modo icastico: 'Se c'è il male, Dio esiste', perché il male suppone il bene e questo non esisterebbe, se non ci fosse un Creatore onnipotente e buono. In altre parole, il male prova la precarietà del reale che, quindi, non può essere l'Assoluto che si auto-spiega”.
(Nello Venturini, Perché il male?, Rubbettino, Soneria Mannelli (CZ) 2000, pp. 97-98).

 

BIBLIOGRAFIA
 
Giovanni Paolo II, Salvifici doloris, 1984.
Francesco Botturi, Desiderio e verità. Per un'antropologia cristiana nell'età secolarizzata, Massimo, Milano 1985.
Carlos Cardona, Metafisica del bene e del male, Ares, Milano 1991.
Tommaso d'Aquino, Quaestio disputata De Malo.
Nello Venturini, Perché il male?,  Rubbettino,  Soneria Mannelli (CZ) 2000.

 

IL TIMONE  N. 16 – ANNO III – Novembre/Dicembre 2001 – pag. 26-27

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