Suor Germana segue da oltre quarant’anni fidanzati e sposi. E dice: «Il figlio è la schiuma che trabocca dal bicchiere della coppia: i due sono talmente felici di stare insieme che desiderano rendere partecipi altri della loro gioia». Il vero rimedio alla sterilità? Piegare le ginocchia e chiedere a Dio, che ha «inventato» il matrimonio.
Lei è «quella delle ricette». La suora più famosa d’Italia, divenuta tale a furia di libri di cucina e agende vendute a migliaia di copie da vent’anni a questa parte. Tutti la conoscono solo per nome: suor Germana. Il cognome suona Consolaro, ha 66 anni, da quasi 50 è religiosa e per 43 anni ha insegnato cucina a fidanzati e coppie in un consultorio cattolico di Torino.
E proprio attraverso l’umile strumento delle sue ricette è riuscita a entrare in contatto con innumerevoli famiglie, ad ascoltare confidenze, a risolvere crisi: «Sembra incredibile, ma intorno a pentole e fornelli nasce un clima che permette di parlare di molte cose, persino di Dio». E così, da un risotto a un arrosto, la religiosa piemontese ha acquistato tanta competenza in materia familiare da scrivere libri di successo e tenere una seguitissima rubrica a Radio Maria.
Ecco, suor Germana: lei ne ha sentite tante sulle coppie, comprese le difficoltà di chi non riesce ad avere figli. Davvero i casi sono in aumento?
«Sì, sembra incredibile in un’epoca in cui la permissività ha reso addirittura “banali” i rapporti sessuali: ma sono in crescita i matrimoni “bianchi”, quelli non consumati cioè. I coniugi sono così ansiosi e angosciati dal martellamento della tv e della pubblicità sulla sessualità, che non riescono ad avere la serenità per esprimere la loro. E aumentano anche i casi di sterilità psicologica: perché, a furia di sentirsi pressate sul figlio, molte coppie non riescono ad averne».
Una questione di cervello, più che di impotenza fisica, dunque.
«Aumenta la difficoltà di aver figli per lo stress e per la paura. Oggi nelle famiglie la paura domina: da quella di sposarsi (ecco perché le convivenze sono aumentate) al timore generato da divorzi e separazioni; siamo infatti circondati da unioni che falliscono, e tutti possono vedere i problemi che nascono nei figli delle coppie che si lasciano. E poi un figlio costa e ormai non ci si fida più della Provvidenza, bensì della previdenza… Logico, dunque, che in questo clima d’incertezza si abbia paura di mettere al mondo dei bambini».
Un timore che pare colpire di più gli uomini. O no?
«No, anche le donne hanno paura. In apparenza sembrano più aggressive, ma in realtà ci sono più madri stressate che padri. Perché la donna per orgoglio si tiene dentro i suoi problemi e alla fine il logorio le divora la mente. Certo, molte volte esistono anche problemi fisici; però quanta sterilità dipende per esempio dalla mania delle diete, dai cibi poco sani? In un corpo stressato non s’improvvisa una reazione positiva e vitale come quella che occorre per concepire, bisogna rieducarsi lentamente. Però sono convinta che il segreto per avere figli stia anzitutto nel cervello della donna e dell’uomo: quando non c’è serenità, il figlio non viene. Io alle coppie lo dico, a volte anzi chiedo di rifare addirittura il viaggio di nozze in un clima più rilassato e amorevole».
D’accordo. Ma il suo discorso non rischia di colpevolizzare coloro che desidererebbero con tutta l’anima un figlio e che tuttavia, senza loro colpa, non riescono ad averlo?
«Guardi, io mi sento libera perché non ho alcun interesse da difendere; credo che una religiosa come me sia una persona assunta a tempo pieno per dire alla famiglia quello che le direbbe Dio. Per questo oso fare discorsi molto chiari ai genitori che non riescono a generare: cominciamo a vivere in modo più sano… Che cosa mangiate? In che modo vivete? Come va il lavoro? In che cosa sperate? Le coppie sono contente del mio approccio globale, perché intanto le responsabilizzo, dico loro che – così come sono artefici del bene – possono esserlo anche del male. E poi chiedo di pregare: ci sono tanti santi che hanno fatto avere figli a coppie sposate….».
Beh, pregare va sempre bene. Ma magari rivolgersi anche a un consultorio…
«Sì, il consultorio aiuta. Però raramente cancella i problemi e spesso fa passare in secondo piano la propria responsabilità: ci si affida alle pillole e non più alla volontà personale. Con l’inseminazione artificiale addirittura non c’è più neppure bisogno di un rapporto, il concepimento passa al di sopra dell’uomo e della donna stessi. Il ricorso alla tecnica può cancellare la volontà, che è l’unica cosa che distingue l’uomo dagli animali. Perché quando si rovina un matrimonio la gente va dal mago, dallo psicologo, dal sacerdote stesso? Si tratta di “esperti” che ne sanno più o meno quanto noi… L’unico rimedio è rivolgersi a Dio, colui che ha “inventato” il matrimonio, piegare le ginocchia e chiedere a lui. Quando ti “metti d’accordo” con Dio, Dio il figlio te lo dà. Naturalmente se ciò fa parte del suo progetto».
E se invece non rientra nei suoi piani?
«Bisogna imparare a trovare pace nella sua volontà. Dio riserva alle coppie senza figli un compito che magari, nella loro profonda sofferenza e anche rabbia per non aver ottenuto ciò che desideravano di più al mondo, non sono in grado di capire al momento, ma che certo ci sarà; perché Dio non lascia mai le cose a metà».
Lei è esperta di «ricette» facili da eseguire, suor Germana; però questa sembra un po’ troppo semplicistica. O, se preferisce, miracolistica.
«E perché? La preghiera che intendo io non è soltanto devozione, quanto capire nei fatti che è Dio il vero e unico padrone della vita; che è il Padre a dare la vita agli eventuali figli “nostri”. Anche i sacerdoti devono essere più forti nella proposta ai coniugi, perché le mezze misure non hanno mai salvato nessuno; bisogna restituire alla famiglia il compito che ha: è lì che nascono i figli. Invece abbiamo alterato la mente umana, non è più quella che Dio ha voluto per l’uomo alle origini. Il figlio è la schiuma che trabocca dal bicchiere della coppia: i due sono talmente felice di stare insieme che desiderano rendere partecipi altri della loro gioia».
E dell’inseminazione artificiale, per lo meno di quella omologa (cioè tra coniugi sposati), che ne pensa suor Germana?
«La vedo come una presa in giro dell’uomo. È di nuovo far credere che con mezzi umani si risolvono problemi divini, perché – come ho detto – i figli vengono anzitutto da Dio. La scienza è anch’essa dono di Dio, dunque va usata in tutte le sue possibilità, ma occorre che si metta in collegamento con colui che l’ha pensata. L’inseminazione non risolverà il problema, lo dicono gli scienziati stessi; sono tutti tentativi per sostituire Dio».
La parola al Magistero
«L’atto coniugale, con il quale gli sposi si manifestano reciprocamente il dono di sé, esprime simultaneamente l’apertura al dono della vita: è un atto inscindibilmente corporale e spirituale. È nel loro corpo e per mezzo del loro corpo che gli sposi consumano il matrimonio e possono diventare padre e madre. Per rispettare il linguaggio dei corpi e la loro naturale generosità, l’unione coniugale deve avvenire nel rispetto dell’apertura alla procreazione, e la procreazione di una persona deve essere il frutto e il termine dell’amore sponsale.
(Istruzione Donum vitae, Parte seconda, n. 4).
Dossier: Quando il figlio non arriva
IL TIMONE – N. 44 – ANNO VII – Giugno 2005 – pag. 42-43