Banner_Il Sabato del Timone_14 dic 24_1920x280

10.12.2024

/
Simone Weil
31 Gennaio 2014

Simone Weil

 

 

 

 

Intellettuale ma anche operaia, la sua figura e la sua opera risulterebbero incomprensibili senza fare riferimento al messaggio evangelico.
Critica del comunismo e del capitalismo, ha meditato a lungo sull’amore di Dio. Senza però giungere, purtroppo, ad abbracciare la vera fede.

Il 3 febbraio di quest'anno ricorre il primo centenario della nascita di Simone Weil (1909-1943), una delle figure più interessanti della filosofia del XX secolo. Se, a giudizio di alcuni, l'appellativo stesso di filosofa non si attaglia perfettamente a questa donna dalla personalità inquieta e complessa, ancora più discutibile è il considerarla a pieno titolo una filosofa cristiano-cattolica. In realtà, la Weil mai volle entrare ufficialmente a far parte della Chiesa di Roma (non chiarita rimane la veridicità della notizia secondo cui ella ricevette il battesimo in articulo mortis), ma non v'è dubbio che la , sua figura e la sua opera risulterebbero incomprensibili senza fare riferimento al messaggio evangelico ed all'esistenza stessa della Chiesa: a questo proposito, appaiono assai significative le seguenti parole di Thomas Stearns Eliot riguardanti l'atteggiamento della Weil, nel quale «non v'è traccia di protestantesimo: per lei la Chiesa cristiana è tout court quella romana».
Simone Weil vide la luce a Parigi in un'agiata famiglia ebrea; fin da piccola manifestò un vivissimo desiderio di apprendere e studiò con notevole profitto, mostrando una particolare predilezione per il latino ed il greco. Per due anni fu discepola del filosofo Alain (pseudonimo di Èmile-Auguste Chartier) che la influenzò profondamente: in una rivista da lui diretta, Simone pubblicò il suo primo scritto. Afflitta ben presto da vari seri malanni, che l'accompagneranno per l'intera breve esistenza, la Weil insegna in un liceo e comincia a sentire come sua la causa operaia: nel 1932, durante uno sciopero, è addirittura tratta in arresto. Le prime esperienze al fianco dei lavoratori saranno decisive anche per la maturazione del suo pensiero, che già nel 1932 si indirizza verso una critica del marxismo, del quale ella condanna le dottrine economiciste e collettiviste, e del ruolo dell'Unione Sovietica. Nel 1933 incontra e intervista Trotzki; l'anno seguente, lasciato l'insegnamento, fa l'operaia: una volta licenziata, accetta persino di soffrire la fame pur di condividere appieno le condizioni dei disoccupati.
Molto importanti e appassionate sono le riflessioni che questa dura esperienza susciterà in lei e che verranno affidate allo scritto La condizione operaia. Una significativa parentesi fu rappresentata da un viaggio in Portogallo in compagnia dei genitori: in un semplice villaggio lusitano, Simone partecipa alla festa del Patrono insieme alla povera gente del posto; più tardi, ricordando questo evento, annota: «Là ebbi a un tratto la certezza che il Cristianesimo è per eccellenza la religione degli schiavi e che gli schiavi non possono fare a meno di aderirvi, e io con loro». Qualche tempo dopo, nella primavera del 1937 , la Weil vivrà un altro momento di profondo turbamento: accadde ad Assisi, ove, come ella stessa racconta, in una piccola chiesetta «qualcosa di più forte di me mi costrinse, per la prima volta nella mia vita, a mettermi in ginocchio».
Trascorre la Pasqua del 1938 tra i benedettini di Solesmes, rimanendo affascinata dalla bellezza del canto e della liturgia, e, mentre i suoi mali si aggravano, medita a lungo e profondamente sull'amore di Dio.
Secondo quanto ella stessa racconta, nell'autunno del medesimo anno incontra misticamente Gesù: la Weil narrerà le sue esperienze mistiche soltanto a due persone, una delle quali è il padre domenicano Joseph-Marie Perrin, conosciuto nel 1941 , da lei subito eletto a propria guida spirituale e destinatario di lettere particolarmente toccanti. Del 1941 sono le Meditazioni sul Padre Nostro; seguiranno vari scritti ancora sul tema, per lei centrale, dell'amore di Dio.
Tornata da un viaggio negli Stati Uniti, Simone lavora a Londra presso la radio della resistenza francese e si dedica alla stesura di una vasta opera rimasta incompiuta, nella quale affronta la questione del lavoro, considerandola decisiva nell'epoca contemporanea e dimostrandosi duramente critica sia nei confronti del capitalismo che del comunismo.
Chiari risultano comunque, pure in quest'ultima opera, i fondamenti religiosi delle sue teorie antropologiche e sociali. A Londra la sua salute declina irrimediabilmente, anche a motivo del suo totale disinteresse per essa: ricoverata nel sanatorio di Ashford, nel Kent, vi si spegne il 24 agosto del 1943.
Ha affermato Paola Ricci Sindoni riguardo alla personalità di Simone Weil: «Condividere la pesantezza della vita (malheur), la sua intrinseca infelicità, la sua oscura contraddizione, è stata la tensione morale del suo pensiero e la sua inoppugnabile testimonianza». Ponendosi di fronte al dolore e alla sofferenza che caratterizzano la condizione umana, la Weil propone riflessioni dalla tonalità decisamente religiosa: «Dio quaggiù – si legge in una sua opera – non può esserci completamente presente, a motivo della carne. Ma nell'infelicità estrema può essere quasi completamente assente da noi. Questa è l'unica pienezza possibile per noi sulla terra. Per questo la croce è la nostra unica speranza».
Come si è detto, la religiosità weiliana non ha i tratti dell'adesione a un credo ben definito: essa è piuttosto una sorta di fede filosofica in cui si mescolano elementi propri di varie tradizioni (platonismo, cristianesimo, religioni orientali). Anche se non è mancato chi, come padre Nazareno Fabbretti, ha visto nell'esistenza della Weil un «intenso, appassionato cammino di vita e di pensiero verso l'Assoluto, verso Cristo».

 

 

RICORDA

 

«Coniugando l'avversione al diritto romano con il rifiuto del teismo veterotestamentario, la Weil giunse a sostenere che il "battesimo della Bestia" [l'evangelizzazione di Roma] fu un errore coerente con l'attribuzione della dignità di testo sacro all'Antico Testamento. Questa inaudita affermazione si trova In un saggio scritto dalla Weil per dimostrare la [da lei asserita] superiorità della dottrina catara su quella cattolica […]. La doxa postmoderna […] insiste molto sull'orientamento antiromano e sulla tolleranza della Weil, e nasconde il prevalente Indirizzo antiebraico e anticattolico del suo pensiero».
(Angelo Burlando, Intuizioni neopagane di Simone Weil, in Studi cattolici, n. 435 [1997] p. 353).

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

Simone Weil, L'amore di Dio, Boria, 1968.
Simone Weil, L'ombra e la Grazia, Bompiani, 2002.
Giovanna Borrello, Il lavoro e la Grazia. Un percorso attraverso il pensiero di Simone Weil, Liguori, 2001.
Giulia Paola Di Nicola – Attilio Danese, Abissi e vette. Percorsi spirituali e mistica in Simone Weil, Libreria Editrice Vaticana, 2002.

 

IL TIMONE  N. 79 – ANNO XI – Gennaio 2009 – pag. 32-33

I COPERTINA_dicembre2024(845X1150)

Per leggere l’articolo integrale, acquista il Timone

Acquista una copia de il Timone in formato cartaceo.
Acquista una copia de il Timone in formato digitale.

Acquista il Timone

Acquista la versione cartacea

Riceverai direttamente a casa tua il Timone

I COPERTINA_dicembre2024(845X1150)

Acquista la versione digitale

Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone

Resta sempre aggiornato, scarica la nostra App:

Abbonati alla rivista