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12.12.2024

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Storicismo e Progressismo
31 Gennaio 2014

Storicismo e Progressismo

 

 

 

La cultura secolarizzata chiude dogmaticamente e aprioristicamente al Trascendente.
Rifiuta di accettare la finitezza dell’uomo e legge la storia con le categorie di progresso o reazione.
Siamo agli antipodi del pensiero cristiano.

 

Con storicismo, in senso ampio, s’intende una concezione filosofica che riduce tutta la realtà alla dimensione storica; in questa prospettiva, la storia è l’unico orizzonte a cui fare riferimento per spiegare i fatti e il piano temporale è l’unico piano dell’essere esistente: la storia diventa l’assoluto.
Il tentativo di spiegare il mondo e l’uomo senza la trascendenza dà origine alla mondanizzazione della teologia: se non c’è un Dio che trascende la storia, la salvezza deve necessariamente realizzarsi nel tempo.
La dottrina illuministica del progresso è il prodotto della mondanizzazione della teologia cristiana, più propriamente dell’escatologia, operata dalla cultura occidentale degli ultimi secoli.
L’esaltazione incondizionata del progresso genera il mito proprio del progressismo, secondo cui l’umanità può raggiungere la perfezione già qui sulla terra in un tempo futuro.
Il progressismo legge gli avvenimenti in riferimento ad un assoluto immanente (ad es. la scienza, la libertà, l’uguaglianza) e quindi in continuo divenire, perciò il giudizio sui fatti non dipende più dalla domanda: “è bene o è male, è vero o è falso?”, domanda che supporrebbe l’esistenza di verità immutabili, ma dalla domanda: “è progressista o è reazionario?”. Secondo Eric Voegelin la radice della fede nel progresso può essere individuata in un atteggiamento pre-scientifico, un orientamento della coscienza che molte correnti del pensiero contemporaneo (progressismo e positivismo, marxismo e psicanalisi, comunismo e nazionalsocialismo) hanno in comune con l’antico gnosticismo tanto da poterle definire movimenti gnostici di massa.
I tratti costitutivi dello gnosticismo sono:
1) l’insoddisfazione verso la propria condi¬zione esistenziale e il conseguente rifiuto della finitezza;
2) il giudizio negativo sul mondo;
3) la convinzione che l’uomo possa ‘salvarsi’ attraverso la conoscenza.
Scrive Voegelin: “Tutti i movimenti gnostici mirano a recidere i legami dell’essere con la sua origine, cioè con l’Essere divino e trascendente, per proporre un ordine dell’essere immanente al mondo, la cui perfezione sarebbe a portata dell’azione umana”.
Dato che nell’idea cristiana di perfezione si possono individuare due componenti, l’una teleologica in quanto finalistica, l’altra axiologica in quanto il fine perseguito consiste in un valore assoluto, anche il processo di riduzione alla dimensione storica può avvenire separata mente per le singole componenti o congiuntamente per entrambe:
“Quando viene immanentizzata la componente teleologica si ha il progressismo in tutte le sue varianti… quando invece l’immanentizzazione interessa la componente axiologica si cade nell’utopismo … il terzo caso, quello dell’immanentizzazione contemporanea di entrambe le componenti dell’idea cristiana di perfezione conduce ai casi di “misticismo attivistico”, ai quali appartengono, primi tra tutti, i movimenti che discendono dalle idee di Auguste Comte e di Karl Marx”.
Dopo il 1989, con la crisi della variante comunista del progressismo e il suo ripensamento culturale, si è assistito alla vittoria del progressismo neo-illuministico che caratterizza la cultura del benessere; tale cultura è espressione di un materialismo più pratico che ideologico, essa identifica la felicità con il piacere e chiede alla tecnica di rimuovere ogni ostacolo e ogni sofferenza; “tratto peculiare di questa civiltà … è la sua empietà, la sua irreligiosità …”, nota lo storico Francesco Perfetti.
L’irreligiosità della civiltà tecnologica nasce dal rifiuto dei valori permanenti in nome di un relativismo assoluto.
La lettura della storia umana fatta dalla cultura secolarizzata ha dato spazio a un gran numero di “casi” storici di grande rilievo: dal mito dell’evoluzione a quello della resistenza, passando per il medioevo, l’inquisizione, le crociate, la rivoluzione francese, il risorgimento e via elencando.
La ricostruzione di questi eventi è viziata dal pregiudizio secondo cui il fatto deve essere letto alla luce della coppia reazione/progresso e quindi interpretato in un’ottica ideologica e deterministica, che concepisce l’evoluzione storica come frutto di un processo necessario, immanente alla storia stessa.
L’utilizzazione di questo criterio ha avuto come conseguenza l’alterazione della memoria storica.
La cultura secolarizzata partendo da una chiusura dogmatica e aprioristica alla trascendenza rifiuta di accogliere la finitezza dell’uomo e di considerarla un valore, ostinandosi a proclamare un’autosufficienza inesistente.
L’accoglienza della propria condizione originaria, lo statuto della libertà/responsabilità, l’ordine naturale del cosmo, formano il “senso comune”, cioè il livello comune minimo e imprescindibile di ogni coscienza razionale; solo all’interno di questo orizzonte è possibile costruire il sapere umano e quindi anche il – sapere storico; al di fuori di questo orizzonte, che si può definire realista perché parte dall’assenso alla realtà, ci si colloca nella prospettiva “gnosticheggiante” dell’eliminazione “dogmatica” del soprannaturale.
RICORDA

“Per comprendere in maniera corretta una dottrina del passato, è necessario che questa sia inserita nel suo contesto storico e culturale. La tesi fondamentale dello storicismo, invece, consiste nello stabilire la verità di una filosofia sulla base della sua adeguatezza ad un determinato periodo e ad un determinato compito storico. In questo modo, almeno implicitamente, si nega la validità perenne del vero. Ciò che era vero in un’epoca, può non esserlo più in un’altra. […] Si deve considerare, al contrario, che anche se la formulazione è in un certo modo legata al tempo e alla cultura, la verità o l’errore in esse espressi si possono in ogni caso, nonostante la distanza spazio-temporale, riconoscere e come tali valutare”.
(Giovanni Paolo Il, Lettera enciclica Fides et ratio, n. 87).
GLOSSARIO
Storicismo. Dottrina filosofica che pretende di individuare le leggi immanenti della storia.
Progresso. Dopo l’illuminismo, il termine è servito per evocare un Mito: quello di un’umanità che si dirigeva verso la perfezione umana, dopo aver combattuto e vinto ciò che restava della civiltà cristiana.
Attualmente il termine progresso è utilizzato, in forme meno aggressive e ideologiche, dalla sinistra storica, ossia dai “progressisti”.
(Tratto da: Antonio Livi, La filosofia e la sua storia, Dante Alighieri, Città di Castello 1997, vol. III/2).

 

BIBLIOGRFIA

 

Augusto Del Noce, L’epoca della secolarizzazione, Giuffrè, Milano 1970.
Augusto Del Noce, I cattolici e il progressismo, Leonardo, Milano 1994.
Francesco Perfetti, Il senso della storia contemporanea, in Il senso della storia, in La Destra Apr. Mag. 1974.
Josef Pieper, Sulla fine del tempo. Meditazione filosofica sulla storia, Morcelliana, Brescia 1959. Emanuele Samek Lodovici, Metamorfosi della gnosi, Ares, Milano 1979.
Eric Voegelin, Il mito del mondo nuovo, Rusconi, Milano 1970.

 

 

 

IL TIMONE N. 22 – ANNO IV – Novembre/Dicembre 2002 – pag. 26 – 27

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