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13.12.2024

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Titanic
31 Gennaio 2014

Titanic

 

 


Cento anni fa affondava il Titanic. Era il simbolo del progresso della scienza e della tecnica. Dei grandi traguardi raggiunti dall’uomo che crede di poter fare a meno di Dio. Tragica illusione

L’affondamento della nave Costa Concordia, all’inizio di quest’anno 2012, ha riportato alla memoria di molti un fatto analogo, benché sicuramente più drammatico ed eclatante: l’affondamento, nel 1912, cento anni fa, della nave denominata Titanic.
In quell’occasione il giornale Il Secolo, del 17 aprile, titolava in questo modo: «Il più disastroso naufragio della storia. 1325 morti. Miliardari e notabilità fra le vittime». All’interno dell’articolo si poteva leggere che il Titanic, «ferito a morte da un iceberg colossale », era «il grande piroscafo di cui tutta l’Inghilterra andava giustamente fiera», «il transatlantico per eccellenza dei miliardari, poiché certe cabine non potevano essere noleggiate per un solo viaggio a meno di 21.000 lire». A bordo infatti vi era un lusso sfrenato, per quei tempi: piscine, sale elegantissime, decorazioni lussuose, per vincere la noia del viaggio. Il tutto a disposizione di uomini all’epoca molto famosi, ricchissimi ed influenti. «Numerose – recita sempre Il Secolo – erano le persone eminenti della Finanza e della Banca che si trovavano a bordo dei Titanic» (tra queste: «Isidoro Strauss con 250 milioni, Widener con 250, Guggenheim con 450 milioni, il colonnello Washington Roeblny con 121 milioni, Shaer con 50 milioni e cioè un valore di due miliardi in sei persone»).
Due solo le fotografie dedicate dal Secolo ai morti: una per il capitano della nave, Smith, morto nel naufragio, che come tanti riteneva il Titanic «inaffondabile», e l’altra per William Stead, «uno dei pubblicisti più noti in Inghilterra e negli Stati Uniti», «appassionato cultore di scienze spiritistiche», tanto da aver da poco pubblicato «una intervista con lo spirito di Gladstone che fece grande chiasso». Stead, per completezza, era anche sostenitore della lingua mondialista dell’esperanto, ammiratore della Teosofia anticristiana della Blavatsky, fautore degli Stati Uniti d’Europa, ascoltatissimo consigliere politico e sostenitore dell’imperialismo britannico, insieme all’amico Cecil Rhodes, con cui aveva fondato una loggia massonica. Inoltre, si dilettava nella scrittura automatica, cioè nel trascrivere dettati di spiriti dei morti, tanto da fondare una nuova rivista, Borderland, dedicata appunto ai fantasmi, all’occultismo e allo spiritismo.
Nell’articolo de Il Secolo, accanto alla descrizione dei fatti, manca qualsiasi riflessione sul significato della tragedia. Una sola frase sembra proporsi come meditazione più generale: quando il dramma viene definito «tragico e immane olocausto alla cieca fatalità delle forze naturali». Sono le credenze dell’epoca: caso e necessità, null’altro dietro le vicende umane.

Ebbene, oggi, cento anni dopo il Titanic, possiamo fare alcune considerazioni anzitutto per contestualizzare quel fatto terribile, che desta ancora pena e compassione. L’affondamento del Titanic infatti fu ben più di un singolo fatto: fu un evento fortemente simbolico. Anzitutto il nome della nave: richiamava i giganti Titani, che nella mitologia greca danno la scalata all’Olimpo. Alcune fonti sostengono che sullo scafo della nave vi fosse la scritta: «Neppure Dio mi può affondare». Che sia vero o meno, ma non sembra affatto, una cosa è certa: il Titanic fu battezzato non solo come la nave dei ricchi, del nuovo potere, quello sempre più forte della borghesia, della Banca e della Finanza, ma soprattutto come la nave del “miracolo” dell’uomo!
Siamo in piena era positivista: Dio, l’anima, ciò che è soprannaturale, viene accantonato. Tutto va ristretto nei limiti del terreno, del sensibile, del materiale. L’uomo, in quest’ottica, è destinato a salvare sé stesso. Per Emile Zola, alfiere di questa ideologia, che dedicò un intero libro a demolire i miracoli di Lourdes, l’umanità è destinata a divenire, grazie alla scienza, nientemeno che «onnipotente ». Dio non fa più miracoli, ma gli uomini sì.
Da pochi anni si accavallavano scoperte, una dietro l’altra, che sembrano confermare: motori e macchine sempre nuovi, aerei, telefono, grammofono, cinematografo… Durante le esposizioni universali di fine Ottocento e di inizio Novecento, il clima è quello prometeico: «nulla è impossibile all’uomo». Persino la Torre Eiffel, antesignano terrestre del Titanic, indica la capacità dell’uomo di scalare il cielo, di edificare, finalmente, la torre di Babele. Questo clima di profondo ateismo è rinvigorito dall’ideologia comunista che, paradossalmente, cresce anche in opposizione al titanismo borghese, ma con le stesse idee di fondo. Anche i comunisti credono nelle «magnifiche sorti e progressive », promettono un avvenire di benessere per tutti: «latte dai rubinetti della cucina e macchine per tutti», diranno di qui a pochi anni i bolscevichi vittoriosi in Russia.
Lenin, che essendo nato nel 1870 è pienamente partecipe della cultura positivista di questi anni, sostiene che la scienza spazzerà via, definitivamente, le «superstizioni religiose». Non è solo il futuro primo dittatore del Novecento a pensarla così: anche Benito Mussolini e Adolf Hitler, cresciuti anch’essi nel brodo di coltura materialista positivista, professano come un dogma fondamentale l’opposizione tra scienza e fede religiosa, e in particolare tra scienza e Chiesa cattolica. Ancora nel 1941, nelle sue Conversazioni a tavola, Hitler esprimeva la convinzione di aver compreso, sin dalla scuola dell’infanzia, l’esistenza di una opposizione radicale tra la Bibbia e le scoperte scientifiche. Quanto ai dilemmi metafisici, aggiungeva: «il tempo scorrerà fino al momento in cui la scienza potrà rispondere a tutte le domande». Salvo poi praticare l’astrologia e le scienze occulte. Positivismo e socialismo, entrambi materialisti, dunque, concorrevano insieme al diffondersi di un’idea: la divinizzazione del Progresso, resa “scientifica” dalle dottrine evoluzioniste. Domani sarà meglio di oggi, tutto sarà lecito e possibile, perché tutto evolve verso il bene: non c’è più la Provvidenza Divina, ma una legge della storia, della materia, per cui il mondo e l’uomo sono destinati a divenire Dio stesso. In quest’ottica, soprattutto, non esiste più il male morale, il peccato, perché non esiste più Dio e non esiste più alcun dovere nei suoi confronti. L’unico male possibile è quello fisico: ma sarà presto sconfitto anch’esso dalla scienza.
In quegli anni, Francis Galton propone, esaltato da tanti, la sterilizzazione dei malati, dei barboni, di coloro che non sono abbastanza intelligenti, per creare una umanità futura perfetta. Lo stesso che dirà Hitler, poco dopo, nel Mein Kampf. Il criminologo ateo Lombroso, considerato da Vittorio Emmanuele II «l’onore d’Italia», invece, mentre attacca la Chiesa, crede di dimostrare che esistono persone che sono criminali, o prostitute, o ladri, per nascita, geneticamente. Anche il crimine, a breve, sparirà, quando l’uomo, misurabile come tutte le altre cose, sarà definibile sin dalla nascita.
In questo clima di ateismo teorico e pratico – non ci si stupisca – si diffonde con forza, soprattutto tra le elite, lo spiritismo: il primo Novecento vede il trionfo anche di queste pratiche, sia a causa dell’idea per cui anche gli spiriti vanno studiati “scientificamente”, “sperimentalmente”, sia perché inevitabilmente, quando si accantona Dio, rinascono superstizione e occultismo. Cosa è allora, per molti, all’epoca, il Titanic? La prova della immortalità dell’uomo; l’affermazione definitiva della sua potenza inaudita. Una potenza magari non professata dall’uomo della strada, ma cui certo credono intellettuali, membri delle logge massoniche, giornalisti d’alto bordo e società scientifiche. Per questo l’affondamento del Titanic, così come la Prima Guerra mondiale, svelarono per un attimo ai più accorti che il male esisteva ancora; che l’uomo non si salva da solo; che la modernità potrà anche fornire tante cose buone e utili, ma anche le armi di distruzione di massa (infatti ogni scoperta è in sé neutra, ogni applicazione di essa può invece essere buona o cattiva). Ma il positivismo, alleato del marxismo comunista e, per un po’ di anni, del nazionalsocialismo, non morirà.
Anzi, vive ancora oggi. Si chiama volontà di creare una razza perfetta, senza bambini malati o handicappati; si chiama aborto selettivo, fecondazione artificiale, diagnosi pre-impianto o clonazione umana. Tutti “Titanic” destinati ad affondare, in mezzo a tanto dolore. Il dolore di tanti bambini uccisi, perché imperfetti; di tanti bambini nati malati, causa le varie tecniche di fecondazione artificiale tutt’altro che inaffondabili; di tante creature, speriamo che non avvenga mai, che dovessero un giorno trovarsi ad essere clonate, concepite cioè non nell’amore, ma da un gesto luciferino e aberrante di autosufficienza procreativa!
Due ultime note, per concludere. La prima: La stampa del 17 aprile 1912 ricordava che «la maggior parte degli uomini dell’equipaggio del Titanic sono rimasti a bordo di questo» e che la stragrande maggioranza delle donne e dei bambini sono stati salvati perché, secondo l’ordine del capitano, è stata data loro la precedenza. Cento anni dopo, con l’affondamento della nave Concordia, è avvenuto altro: il capitano è scappato quasi per primo; nonostante svariate eccezioni, la vecchia regola, prima le donne e i bambini, non è stata rispettata così come allora. Forse il materialismo e l’individualismo sono, oggi, ancora più forti di cent’anni fa. La seconda annotazione: l’ultimo brano suonato dall’orchestra del Titanic fu un inno religioso, forse «Nearer, My God, to Thee». La morte e il dolore richiamano sempre alla nostra fragilità, anche chi si era convinto, sino a poco prima, di essere ormai pronto per scalare l’Olimpo. Ogni Titanic che affonda ci ricorda che il Paradiso non è quaggiù, e che non lo raggiungiamo da soli.  

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«Senza di me non potete fare nulla»
(Giovanni 15,4-5).


Per saperne di più…

Francesco Agnoli, Novecento. Il secolo senza croce, Sugarco, 2011.

 

 

IL TIMONE n. 112 – Anno XIV – Aprile 2012 – pag. 22 – 24
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