«Il cammino verso la Sindone richiama pellegrinaggi che fin dall’antichità hanno unito l’Europa cristiana nei riti della penitenza e della speranza ». A poche settimane dalla nuova ostensione del sudario di Cristo, Monsignor Cesare Nosiglia, Arcivescovo metropolita di Torino e custode pontificio della Sacra Sindone, traccia il percorso di preparazione ad un incontro, quello con il Sacro Lino, che attraverso la passione di Cristo illumina la storia personale di ciascuno di noi, oltre che le radici cristiane del nostro continente, a patto di saper cogliere la sfida della bellezza.
Eccellenza, che cosa rappresenta per lei la Sindone? Quando ha incontrato per la prima volta il Sacro Lino nel suo cammino di fede? Vi era in qualche modo legato anche prima di arrivare a Torino?
«Come custode della Sindone sento forte la responsabilità di conservare al meglio un tesoro così prezioso per la Chiesa e questo non è certo privo di qualche preoccupazione, considerato quanto è accaduto in svariate occasioni della sua storia. In quanto vescovo di Torino, accolgo con gioia e riconoscenza la Sindone come invito e stimolo alla santità della vita e a una testimonianza efficace di fede e di carità verso i sofferenti nel corpo e nello spirito. In quanto semplice fedele battezzato, partecipo intensamente al pellegrinaggio per contemplare e pregare davanti alla Sindone rinnovando così in me quella intensa commozione che ha segnato la mia vita nelle precedenti ostensioni del 1998, 2000 e 2010 a cui ho partecipato e di cui conservo nel cuore il grato ricordo».
Dal 19 aprile al 24 giugno la sua arcidiocesi sarà protagonista di una nuova Ostensione. L’ultima volta che è accaduto, nel 2010, sono arrivati a Torino oltre due milioni di pellegrini e per l’ostensione di quest’anno lei ha parlato di una grande occasione di “pellegrinaggio per unire i popoli” e ha richiamato le radici cristiane dell’Europa: in che senso?
«L’ostensione del 2015 ha come motto “L’Amore più grande”, a sottolineare il profondo legame tra l’amore di Dio per noi – per ciascuno di noi! – e l’amore, la carità che siamo chiamati a vivere nel servizio dei fratelli. È un’occasione per sperimentare quelle due forme di amore, divino e fraterno, che insieme hanno la facoltà di unire i popoli, di sollecitare fratellanza, altruismo, generosità, soprattutto in una congiuntura storica come quella attuale, in cui è molto forte la minaccia dell’odio e del fanatismo.
Il cammino verso la Sindone richiama, pur nella sua assoluta peculiarità, i pellegrinaggi che fin dall’antichità hanno unito l’Europa cristiana nei riti della penitenza e della speranza: una tradizione che ha sedimentato il senso della comunità e ha contribuito a sviluppare le radici cristiane del vecchio continente».
A proposito di pellegrinaggio, spesso i viaggi nei luoghi sacri, o le visite alle reliquie, pur organizzate con i migliori propositi, finiscono per diventare più simili a “gite” devozionali: come prepararsi adeguatamente ad avvicinare la Sindone?
«L’intera ostensione ci richiama alla contemplazione della Passione e della morte di Gesù Cristo non come un momento di fruizione “estetica”, ma piuttosto come un forte richiamo a riflettere sul senso della nostra vita, e della nostra morte. L’incontro con il Telo è un pellegrinaggio del tutto particolare, va preparato bene e per tempo. Chi si accinge a questa visita così speciale, per esempio, ha la possibilità di organizzare incontri di approfondimento e di preghiera: sul sito www.sindone.org saranno disponibili schede e sussidi pensati per i ragazzi del catechismo e i gruppi giovani, ma anche per gli adulti e le famiglie che vogliono avvicinarsi al mistero della Sindone. Inoltre, la Commissione diocesana per la Sindone è disponibile a offrire relatori per la realizzazione di conferenze.
Dopo la visita al telo, i pellegrini potranno accostarsi al sacramento della Penitenza, grazie a un servizio di confessioni nelle principali lingue. Le stesse parrocchie torinesi organizzeranno momenti di incontro con altre comunità di pellegrini, ospiteranno nelle case o negli istituti religiosi molti che arrivano da fuori. Per questa ostensione, poi, momenti particolari e importanti di incontro sono preparati con i giovani, i malati, il mondo salesiano. L’ostensione è un’esperienza di accoglienza unica al mondo, perché l’intera diocesi di Torino si mobilita per incontrare i pellegrini».
La Sindone commuove, interroga, affascina. Lei l’ha definita anche una “Bibbia dei poveri”, ci vuole spiegare perché?
«Il Telo rivela quanto la Parola di Dio nei vangeli ci annuncia con il racconto della passione e morte di Gesù Cristo e lo fa con immediatezza per cui ha la grande capacità di metterci a contatto col mistero del crocifisso e risorto. Papa Francesco lo scorso anno, nel messaggio per l’ostensione televisiva, disse: quel volto della Sindone ci guarda e ci parla del grande Amore con cui Dio ha donato il suo Figlio per la nostra salvezza. Chiunque si lasci investire dal mistero della Sindone e dalla sua potente suggestione ne ricava pace interiore e tanta speranza per la sua vita presente e futura».
Secondo studiosi della materia, Torino è una città ad alta concentrazione di gruppi esoterici, occultisti e vicini al satanismo. ontemporaneamente custodisce quel telo che attira milioni di pellegrini e li conferma nella fede: tutto questo secondo lei è casuale? Come vive da Vescovo questa singolarità?
«La presenza della Sindone a Torino non è contro qualcosa: è un messaggio assoluto di amore e di redenzione per tutti gli uomini e le donne di buona volontà, in particolare per chi vive nella sofferenza sia fisica, che morale e spirituale; per i malati, per le persone con disabilità, a cui non a caso vogliamo dedicare particolare attenzione nell’ostensione di quest’anno».
Un po’ come accade per il Santo Sepolcro, anche durante l’ostensione non sarà probabilmente possibile sostare davanti alla Sindone per più di qualche minuto: Come fare per entrare nel mistero di questo sudario in un lasso di tempo tanto breve?
«Il tempo di permanenza non sarà tanto breve, si cercherà di sfruttare ogni momento. E soprattutto, il percorso di preparazione e la “prelettura” serviranno ai pellegrini per “riconoscere” l’immagine sindonica, e arrivare davanti al Telo senza bisogno di dover cercare, in quel momento, le “informazioni di lettura”. Tutto questo sforzo organizzativo si prepara per creare il “clima” nella preghiera e nella riflessione».
In 5 anni Torino viene visitata da due Papi. Il 2 maggio 2010, quattro mesi prima del Suo arrivo in diocesi, Benedetto XVI si è raccolto in preghiera davanti alla Sindone, mentre la visita di Papa Francesco è programmata per il prossimo 21 giugno. Insieme all’Ostensione, quest’anno è anche il bicentenario della nascita di don Bosco. Torino, che in un mondo globalizzato è diventata una “piccola” città, sembra però ancora custodire un tesoro di grazia immenso, per tutta la Chiesa e l’umanità.
«Torino può essere considerata una “capitale della fede”, e l’intensissimo succedersi di eventi che caratterizzeranno i mesi dell’ostensione della Sindone, con l’intrecciarsi del giubileo per il secondo centenario dalla nascita di san Giovanni Bosco e la visita di Papa Francesco, metteranno in risalto questa vocazione della città. Una vocazione che parte da lontano, suggellata dalla predicazione e dall’azione dei tanti altri Santi sociali che hanno reso Torino e il suo territorio un “campo” fertile per la propria azione.
Questa ricchezza spirituale e culturale sarà testimoniata anche dalla presenza di eventi e di manifestazioni di carattere artistico, a partire dall’esposizione del dipinto del Beato Angelico “Compianto sul Cristo morto”, un capolavoro dell’arte rinascimentale.
Il quadro, proveniente dal Museo Nazionale di San Marco a Firenze, sarà esposto al pubblico nel Museo diocesano, che è allestito nella cripta del Duomo: il “Compianto” si troverà dunque in una posizione particolarmente suggestiva: esattamente sotto la Sindone esposta in cattedrale. La mostra non sarà una semplice manifestazione estemporanea, ma un momento di sosta e di meditazione, a coronamento della visita al sacro Telo.
Come si dice, «la bellezza salverà il mondo »: e noi che abbiamo ricevuto in dono questo “amore più grande” che è la salvezza stessa del Signore, non possiamo rimanere fuori dalla sfida della bellezza». â–
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