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7.12.2024

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Una battaglia che si puà vincere
31 Gennaio 2014

Una battaglia che si puà vincere

 


Nonostante la pressione ideologica e psicologica gay, l’omosessualità non è una condanna per sempre. Si può uscirne. Ecco l’indicazione di alcune vie percorribili.

In Italia il tema “omosessualità” è tabù. L’informazione su questo argomento è monopolizzata dagli attivisti gay, dai quali è distorta a uso ideologico; un dibattito serio, su questo argomento, è vietato dalla vulgata politicamente corretta e chi osa citare il Magistero della Chiesa viene tacciato di “omofobia” o di “nazismo”. In assenza di una alternativa, molti omosessuali non gay sono costretti all’anonimato e alla solitudine, oppure, dopo molto peregrinare tra gruppi e terapeuti “affermativi”, si rassegnano e adottano uno stile di vita gay.
La cosa strana è che l’Italia è uno dei pochi paesi in queste condizioni: nel resto del mondo il dibattito è aperto, seppure aspro, e gli omosessuali hanno almeno la possibilità di scelta tra lo stile di vita gay e un incoraggiamento ad abbracciare la propria identità eterosessuale (o perlomeno a vivere in castità e ad avvicinarsi alla perfezione cristiana, come raccomanda il Catechismo della Chiesa Cattolica).
Il paese nel quale la discussione è più accesa – e quindi dove c’è una maggiore libertà di scelta – è gli Stati Uniti, dove sono presenti numerosi gruppi e associazioni che offrono agli omosessuali alternative allo stile di vita gay.
In California, ad esempio, si trova la sede del NARTH (National Association for Research and Therapy of Homosexuality) di Joseph Nicolosi, che da anni si occupa di terapia riparativa dell’omosessualità e costituisce un punto di riferimento per la pratica clinica e la ricerca su questo argomento; nello stesso Stato abita il pastore protestante Andrew Comiskey, ex gay, che ha affrontato e superato le sue tendenze omosessuali e ora anima, insieme alla moglie Annette, gruppi di spiritualità per omosessuali che vogliono riconquistare la loro vera identità eterosessuale.
Negli Stati Uniti esiste persino un forum di gruppi e associazioni che offrono «positive alternative all’omosessualità»: il PATH (Positive Alternative To Homosexuality). L’obiettivo di questo forum è quello di aiutare persone che provano una attrazione omosessuale indesiderata a realizzare il loro obiettivo di cambiamento, sviluppando il loro innato potenziale eterosessuale oppure abbracciando la castità; ne fanno parte, oltre al già citato NARTH, l’associazione rivolta a ebrei JONAH (Jews Offering New Alternatives to Homosexuality), l’associazione protestante Exodus International, la laica People Can Change e diverse altre. Tra le varie identità aderenti al PATH merita particolare attenzione l’associazione Courage (coraggio), una importante associazione cattolica che ha tra i suoi punti di forza una incondizionata fedeltà al Magistero.
Courage è nata nel 1980 per iniziativa del cardinale Terence Cooke, arcivescovo di New York, e di padre John Harvey, degli Oblati di san Francesco di Sales, che tuttora dirige l’associazione.
Il programma di Courage è strutturato in “cinque obiettivi”:
1) vivere in castità secondo gli insegnamenti della Chiesa cattolica sull’omosessualità;
2) dedicare completamente la propria vita a Cristo attraverso il servizio ai fratelli, la lettura spirituale, la preghiera, la meditazione,la direzione spirituale individuale, la frequente partecipazione alla Santa Messa e la frequente ricezione dei Sacramenti della Penitenza e della Eucaristia;
3) sviluppare uno spirito di amicizia nel quale condividere reciprocamente pensieri ed esperienze, e così rassicurarsi che nessuno deve fronteggiare il problema dell’omosessualità da solo;
4) essere consapevoli che le amicizie caste non solo sono possibili, ma necessarie in una vita cristiana casta anche per incoraggiarsi reciprocamente nel formarsi e sostenersi;
5) vivere vite che servano di buon esempio ad altri omosessuali.
Questi obiettivi vengono conseguiti tramite incontri settimanali, condotti da un sacerdote, che si aprono e si chiudono con un momento di preghiera; talvolta gli incontri possono essere sostituiti da una santa Messa o dall’intervento di un esperto.
Come appare chiaro, l’obiettivo principale di Courage non è il ri-orientamento, ma una vita conforme alla morale cattolica vissuta nella castità e nel frequente accostamento ai sacramenti.
L’associazione di padre Harvey ha una propria mailing list e ha pubblicato diverse opere spirituali e divulgative sul tema dell’omosessualità.
Il libro di riferimento di questa proposta pastorale è un’opera del fondatore che si intitola, significativamente, La verità sull’omosessualità (The truth about homosexuality, Ignatius Press, S. Francisco 1996); si tratta di un lavoro che offre un’ampia panoramica su questo tema, affrontato dal punto di vista scientifico, teologico e pastorale. Courage offre inoltre gruppi di sostegno a familiari e amici di omosessuali grazie ad una associazione parallela, chiamata Encourage (incoraggiare).
Come scrivevo, in Italia non esiste una filiale di Courage. Esiste invece una realtà che si chiama Obiettivo Chaire (con riferimento alle parole dell’Angelo rivolte a Maria, “rallegrati!”, “chaire!”), composto da cattolici che hanno fatto propria la preoccupazione del Magistero sulla profonda crisi in senso relativistico dell’identità sessuale di molti contemporanei. È sorto così un gruppo di accoglienza e di accompagnamento spirituale e culturale che organizza corsi di formazione, incontri di ascolto e di accoglienza, conferenze dove si ricorda l’esistenza di una natura “data” dal Creatore e quindi di un genere maschile e femminile, espressione di un disegno originario di Dio per introdurre nella felicità eterna ogni vita umana.

RICORDA
«Questa Congregazione incoraggia pertanto i Vescovi a promuovere, nella loro diocesi, una pastorale verso le persone omosessuali in pieno accordo con l’insegnamento della Chiesa. Nessun programma pastorale autentico potrà includere organizzazioni, nelle quali persone omosessuali si associno tra loro, senza che sia chiaramente stabilito che l’attività omosessuale è immorale. Un atteggiamento veramente pastorale comprenderà la necessità di evitare alle persone omosessuali le occasioni prossime di peccato. Vanno incoraggiati quei programmi in cui questi pericoli sono evitati. Ma occorre chiarire bene che ogni allontanamento dall’insegnamento della Chiesa, o il silenzio su di esso, nella preoccupazione di offrire una cura pastorale, non è forma né di autentica attenzione né di valida pastorale. Solo ciò che è vero può ultimamente essere anche pastorale. Quando non si tiene presente la posizione della Chiesa si impedisce che uomini e donne omosessuali ricevano quella cura, di cui hanno bisogno e diritto».
(Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, 10 ottobre 1986, § 15).

BIBLIOGRAFIA

Andrew Comiskey, L’identità ferita. Come superare le ferite sessuali e relazionali, San Paolo, 2005
Joseph Nicolosi, Omosessualità maschile: un nuovo approccio, Sugarco, 2002
J. Nicolosi, Linda Ames Nicolosi, Omosessualità. Una guida per i genitori, Sugarco, 2003
Obiettivo Chaire, ABC per capire l’omosessualità, San Paolo, 2005.

IL TIMONE – N. 47 – ANNO VII – Novembre 2005 – pag. 14 – 15
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