Abramo, ormai vecchio e benedetto da Dio in ogni cosa, ha ora un pensiero assillante: quello di trovare una sposa per Isacco. Ella non dovrà appartenere al popolo dei cananei ove egli abita, ma dovrà essere della terra di Carran, quella che egli considera la sua patria, ove era rimasta la sua famiglia d’origine. Manda quindi un suo servo fidato a cercare, là, la sposa per Isacco e con giuramento lo impegna a fare il suo volere. Il servo va, conducendo dieci cammelli carichi di ogni sorta di cose preziose del suo padrone e giunge al «Paese dei due fiumi, alla città di Nacor».
Nacor era fratello di Abramo. Abramo aveva detto al suo servo: «Il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che mi ha tolto dalla casa di mio padre e dal mio paese natio, che mi ha parlato e mi ha giurato: Alla tua discendenza darò questo paese, egli stesso manderà il suo angelo davanti a te, perché tu possa prendere di là una moglie per il mio figlio».
Il servo giunge alla città di Nacor. Fa «inginocchiare i cammelli fuori della città, presso il pozzo d’acqua nell’ora della sera, quando le donne escono ad attingere».
Egli pensa che fra quelle donne potrebbe esservi la nipote di Abramo, ma come riconoscerla? Allora innalza questa preghiera: «Signore, Dio del mio padrone Abramo, concedimi un felice incontro quest’oggi e usa benevolenza verso il mio padrone Abramo! Ecco, io sto presso la fonte dell’acqua, mentre le fanciulle della città escono per attingere acqua. Ebbene, la ragazza alla quale dirò: Abbassa l’anfora e lasciami bere, e che risponderà: Bevi, anche ai tuoi cammelli darò da bere, sia quella che tu hai destinato al tuo servo Isacco; da questo riconoscerò che tu hai usato benevolenza al mio padrone».
È scritto che egli non aveva ancora finito di fare questa preghiera quando Rebecca, «giovinetta… molto bella… scese alla sorgente, riempì l’anfora e risalì». Il servo allora le chiese da bere e subito ella lo fece bere e disse: «”Anche per i tuoi cammelli ne attingerò finché finiranno di bere”. In fretta vuotò l’anfora nell’abbeveratoio, corse di nuovo ad attingere al pozzo e attinse per tutti i cammelli di lui». Il servo la contemplava in silenzio.
Tutti sanno di quanta acqua abbiano bisogno i cammelli e quei cammelli erano dieci. Non sappiamo quante volte Rebecca dovette riempire la sua anfora per versarla nell’abbeveratoio… Dieci cammelli!
Fu un gesto molto generoso. E quando ella ebbe finito quel faticoso lavoro, il servo di Abramo le donò un pendente d’oro, due braccialetti d’oro e finalmente le chiese di chi fosse figlia.
Quando il servo sa che ella è figlia di Betuel, nipote di Abramo, senza indugio, si inginocchia, si prostra davanti al Signore, preso da una commozione profonda e dice: «Sia benedetto il Signore, Dio del mio padrone Abramo, che non ha cessato di usare benevolenza e fedeltà verso il mio padrone. Quanto a me, il Signore mi ha guidato sulla via fino alla casa dei fratelli del mio padrone)). Rebecca corre dai suoi e racconta quell’incontro. Labano, suo fratello, impressionato dai doni preziosi fatti a sua sorella, si fa premura di ospitare il servo e i cammelli. Il servo ripete a lui e a Betuel la preghiera fatta al Signore e subito esaudita. Tutto ciò è veramente prodigioso. Viene chiesto a Rebecca se vuole andare senza indugio con il servo di Abramo ed ella subito acconsente. Allora i suoi familiari benedicono Rebecca così: «Tu, sorella nostra, diventa migliaia di miriadi e la tua stirpe conquisti la porta dei suoi nemici.
Questa è una delle pagine più consolanti della Bibbia. Isacco ricevette come un dono preziosissimo la sua sposa ed è scritto che l’amò. Non c’è ragione di credere che ella non fosse un’anima bella, vista la generosità con cui, senza esserne richiesta, si adoperò per dissetare i dieci cammelli del servo di Abramo. Lo sguardo di Dio era sopra di lei ed egli l’aveva scelta come degna nuora di Abramo e futura madre di Giacobbe. (continua)
IL TIMONE N. 22 – ANNO IV – Novembre/Dicembre 2002 – pag. 58