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13.12.2024

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Una vita meravigliosa
31 Gennaio 2014

Una vita meravigliosa


Non doveva nemmeno nascere. Ma l’aborto salino non ha funzionato, e Gianna Jessen adesso è una formidabile testimone pro life. L’hanno ascoltata sconvolti i più importanti parlamenti del mondo. Sembra una novella Giovanna D’Arco, e il Timone l’ha intervistata per voi

Dice di lei: «Sono felice di vivere e di dipendere da Gesù per ogni cosa». Gianna Jessen è una ragazza statunitense di trentacinque anni che sta diventando famosa in tutto il mondo per la sua storia davvero incredibile. Gianna è stata abortita, ma è miracolosamente nata viva. E ha deciso di raccontare a tutti che cos’è veramente un aborto.

Nata per aborto salino
Il Timone la incontra in un albergo di Milano, dove Gianna si trova per partecipare ad alcuni programmi televisivi di Rai Due. Gianna ha un volto bello e sorridente, e arriva con la sua camminata inconfondibile. Le sue difficoltà di movimento sono una conseguenza dell’aborto salino cui era stata sottoposta al sesto mese di gravidanza. Funziona così: si inietta nell’utero una soluzione salina che ha lo scopo di corrodere il nascituro e di provocarne la morte nell’arco di 24 ore.
Nel caso della piccola Gianna le cose, però, sono andate in modo diverso. Quel 6 aprile del 1977 la bambina nasce, e nasce viva. Viene alla luce in una clinica per aborti della Contea di Los Angeles e quando si accorgono che l’aborto è fallito chiamano un’ambulanza e la salvano, nonostante i suoi 9 etti di peso. Ma il tentato aborto le ha provocato una paralisi cerebrale e muscolare e i medici emettono una prognosi molto severa: la bambina non potrà mai camminare. «La cosa curiosa – racconta Gianna – è che alla mia nascita era presente il medico che ha praticato il mio aborto, un medico che anche recentemente si è vantato di averne praticati un milione. Così, sul mio certificato di nascita c’è la sua firma. Agli atti, risulto nata per aborto salino».
Gianna Jessen viene adottata all’età di tre anni, e a vent’anni, inopinatamente, grazie alle cure mediche e alla fisioterapia, riesce a camminare senza tutore. «Ogni tanto – spiega lei – mi capita di cadere, ma lo faccio elegantemente». La Jessen è una cristiana evangelica, e ha deciso di andare in giro per il mondo a testimoniare la difesa della vita nascente. «So che nominare Gesù Cristo in pubblico è molto, molto politicamente scorretto. So che il suo nome può causare in alcuni un tremendo disagio ». «Ma – aggiunge con naturalezza disarmante – io non sono sopravvissuta per mettere le persone a proprio agio. Sono sopravvissuta per agitare un po’ le acque, e mi piace molto agitarle».

«E tu, da che parte stai?»
La cosa le è riuscita egregiamente: su Google il suo nome rimanda a 300.000 contatti. La sua commovente storia è diventata un film, “October Baby”, che esce nelle sale americane in queste settimane. Gianna Jessen è stata invitata a parlare davanti al Congresso degli Stati Uniti e alla Camera dei Comuni del Regno Unito. Nel 2008 ha tenuto un discorso al Parlamento dello stato di Victoria, in Australia. 15 minuti che fanno venire la pelle d’oca: un concentrato di verità, di “dottrina” pro life, di fede cristiana che lasciano senza parole il pubblico in sala. È uno dei filmati più conosciuti di Gianna, forse la sua testimonianza capolavoro. Il linguaggio è molto semplice, ma proprio per questo molto efficace. Le idee sono poche ma chiare. Questa ragazza è evangelica, ma esprime alcuni concetti che si ritrovano nel Magistero cattolico. Parla una protestante, ma dalla sua bocca escono le parole di Giovanni Paolo II nella Evangelium Vitae. «Siamo in un’interessante battaglia – dice a un certo punto la Jessen – una battaglia tra la vita e la morte. E tu, tu da che parte stai?» Lo dice ai politici australiani, ma chiunque guardi il video, disponibile su Internet (www.youtube.com/watch?v=AKztjBZ6bm0) si sente personalmente trafitto da quella domanda.

«Spero di essere odiata»
Per noi europei, lo stile “yankee” di Gianna, diretto e senza sfumature, è un pugno nello stomaco. Meglio: una terapia d’urto. Quando la Jessen ci chiede qual è la situazione del dibattito sull’aborto in Italia, il nostro interprete Giovanni Ceroni deve ripeterle la risposta in inglese almeno quattro volte. Quando lei finalmente capisce, guarda interdetta la sua segretaria: «Contro l’aborto ma a favore della legge che lo permette? Ma come è possibile questo?». Gianna è sbalordita: «Uomini politici e perfino pro life che sostengono che nella legge sull’aborto ci sono delle parti buone? Ma da noi questo sarebbe impossibile, impensabile! Da noi, negli Usa, o sei a favore dell’aborto o sei contro l’aborto e la sua legalizzazione. Punto». E accompagna le sue parole con gesti inequivocabili, ma senza abbandonare mai quel sorriso e quella carica positiva e amorevole che è il segno distintivo della sua personalità. «Quando vado ai dibattiti – ci dice – cerco sempre di andare incontro ai miei avversari con il sorriso e l’amore, e questo per loro è una grande sorpresa». Ma la carità non fa sconti alla verità: «Io sono stata odiata fin dal concepimento. Io spero di essere odiata – dice la Jessen – odiata in questa vita, perché Gesù Cristo è odiato. Quanto siete disposti a rischiare per proclamare la verità nell’amore, e farvi odiare per questo? Il problema siete voi o io?».

L’imboscata televisiva
Prima di un dibattito pubblico, Gianna non lascia niente al caso. Si prepara, si documenta, cerca di prevedere le mosse dell’avversario. È vaccinata da qualunque forma di irenismo e di “consociativismo” culturale, e sa benissimo che ogni volta sarà una battaglia, una lotta fra chi sta dalla parte della vita e chi sta dalla parte della morte. «Che cosa mi chiederanno, secondo voi?», ci dice durante la nostra chiacchierata, riferendosi alla diretta Rai del giorno successivo.
Cerchiamo di darle qualche indicazione, e siamo facili profeti. La trasmissione si trasformerà, infatti, nella solita arena con Daniele in mezzo ai leoni: una donna antiabortista sopravvissuta all’aborto, circondata da un plotone di donne che magnificano la legge italiana sull’aborto, e che teorizzano senza vergogna quanto sia più amorevole uccidere un figlio indesiderato, piuttosto che farlo vivere infelice. Mentre la conduttrice – formalmente in “quota cattolica” – si chiede, amletica, come sarà mai possibile coniugare il diritto alla libera scelta della madre con il diritto alla vita del figlio. Già: chissà come si fa.

Aborto & politica
Gianna, la sua risposta a questa domanda l’ha già trovata: proclamare al mondo che ogni concepito è un uomo, e che le leggi non possono permettere che venga ucciso. «L’aborto che ho subito io – spiega la Jessen – era di pratica comune negli Stati Uniti fino al 2002: i bambini che nascevano ancora vivi venivano strangolati, soffocati, buttati via senza pietà. Ma poi, il mio amato presidente George Bush Junior il 5 agosto del 2002 ha vietato per legge questo tipo di aborto».
Gianna pensa che gli uomini abbiano, in questa vicenda, un ruolo importante: «Io dico sempre che voi uomini siete fatti per la grandezza, per alzarvi in piedi ed essere uomini, non certo per usare le donne e poi abbandonarle. Io sono stufa di fare il vostro lavoro». E fra gli uomini, un ruolo speciale tocca ai politici: «I politici sono fatti per difendere il bene e la giustizia. A ogni politico voglio chiedere: sei preoccupato della tua gloria, oppure sei preoccupato della Gloria di Dio?».
Domande taglienti come lame che, forse, ci lasciano senza parole. Ma Gianna non si scoraggia: come una novella Giovanna D’Arco della vita nascente, continua a girare il mondo, con il suo inconfondibile “passo molleggiato”, monito vivente di quello che il mondo moderno spesso riserva ai suoi abitanti più deboli e innocenti. Gianna Jessen sorride e dice: «L’unico scopo della mia vita è di far sorridere Dio».

IL TIMONE n. 111 – Anno XIV – Marzo 2012 – pag. 12 – 13
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