Regia Billy Wilder
Con James Cagney, Horst Bucholz, Pamela Tiffin, Arlene Francis.
1961, Bianco e nero, durata 108 minuti
Pensando a un film come "Uno, due, tre", la prima domanda che ci si pone è: «Si può da una grande tragedia prendere spunto, per poi scherzarci sopra?». Visto il risultato finale di una delle commedie satiriche più divertenti e intelligenti della storia del cinema, la risposta è: sì. "Uno, due, tre" è un film che, anticipando di molto i tempi – siamo nel 1961 – sferza critiche (e non solo) a qualsiasi tipo di ideologia. La storia di un dirigente della Coca-Cola che tenta d'esportare la bevanda nei paesi comunisti, e che si trova suo malgrado a dover risolvere i problemi sentimentali della figlia del suo principale, è il pretesto per un vorticoso e caleidoscopico valzer della più pura e raffinata satira. Billy Wilder offre una delle migliori prove di regia della sua lunga e gloriosa carriera e ciò, lo si può ancor più apprezzare, osservando come attori, di non elevata "caratura" (Tiffin e Bucholz su tutti), riescano a dare il meglio di loro solo perché guidati da mano sapiente ed esperta. Discorso totalmente diverso per James Cagney che, conosciuto principalmente per interpretazioni drammatiche, dà qui prova di conoscere perfettamente i tempi della commedia e della risata. Lo stesso Wilder ammise che, pur non apprezzando Cagney per il suo "colore" politico (secondo Wilder era fortemente di destra), in "Uno, due, tre" lo stesso Cagney aveva dato una dimostrazione straordinaria sia come professionista che come attore. Da vedere e rivedere! (anche perché si ride talmente tanto che molte battute, ad una prima visione, vanno perse).
IL TIMONE – N. 40 – ANNO VII – Febbraio 2005 pag. 63