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9.12.2024

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Urbano VIII
31 Gennaio 2014

Urbano VIII

 

 

 


Il suo è stato un grande pontificato. Ma è attraversato dalla critica, soprattutto per la questione di Galileo, per un eccessivo “nepotismo” e per non aver assunto decisioni risolutive durante la Guerra dei Trent’anni. Però a lui sideve – tra l’altro – l’altare del Bernini nella Basilica di San Petro

 

 

Nome: Maffeo Virginio Romolo Barberini
Data nascita: 5 aprile 1568
Elezione: 6 agosto 1623
Incoronazione: 29 settembre 1623
Motto: Spente favos, aegre spicula (do volentieri il miele, pungo mio malgrado!)
Durata: 20 anni, 11 mesi, 23 giorni
Data morte: 29 luglio 1644
Sepolto: Basilica di San pietro, Roma
Posizione cronologica: 235

 

In pieno Rinascimento, sale al soglio di Pietro Urbano VIII (1623-1644), il Papa che per tratti caratteriali e per le vicende che deve affrontare rappresenta al meglio questo periodo storico vivace e sfolgorante, anche se un po’ caduco ed effimero, perché non è più Dio il fine ultimo dell’arte e della cultura come nel Medioevo, ma l’uomo.
I giudizi sul suo pontificato sono contrastanti: da alcuni è considerato uno dei più grandiosi e maestosi della storia, per altri è stato tra i più infelici almeno dal punto di vista politico.
Maffeo Virginio Romolo Barberini nasce a Firenze da una nobile famiglia il 5 aprile del 1568. All’età di tre resta orfano di padre.
L’influente e severo zio Francesco Barberini gli fa frequentare il prestigioso Collegio romano diretto dai Gesuiti. Nel 1606, a soli trentotto anni e dopo una già nutrita serie d’incarichi diplomatici importanti (tra cui la nunziatura della sede di Parigi), è candidato al cardinalato dal re di Francia Enrico IV, che gli imporrà personalmente la berretta.
Nonostante i numerosi e gravosi impegni curiali, il cardo Barberini dedica il poco tempo libero allo studio della letteratura, giungendo a una profonda conoscenza del latino e del greco; compone poesie in latino particolarmente apprezzate da Tommaso Campanella.
Il 6 agosto 1623, dopo due settimane di tormentato conclave per via della calura estiva e della malaria che colpisce alcuni cardinali, Maffeo Barberini, a soli cinquantasei anni, è eletto pontefice. Sarà incoronato solo il 29 settembre, perché subito dopo l’elezione anch’egli contrae una forte febbre.
Urbano VIII (nome scelto in ricordo del pontefice che lanciò la prima crociata, il beato Urbano Il) è di nobile bellezza, addirittura maestoso nella presenza e nel portamento. Pur distinguendosi per la vasta cultura, è di carattere gioviale e non gli manca il tratto benevolo e gentile nel rapporto con il prossimo; lo aiuta in questo una grande vivacità di spirito tipico dell’indole toscana, che lo porta spesso nelle conversazioni a delle battute di spirito fulminanti. Prudente per temperamento, non si limita nel “nepotismo”, esagerando nelle elargizioni di cariche ai parenti.
Grande appassionato di scienza, il suo approdo al soglio pontificio suscita grandi attese per il rilancio della cultura scientifica;
si dedica al lavoro con massima intensità e impegno, spesso prendendo da solo le decisioni più importanti. A volte cede all’ira, ma altrettanto rapidamente ritorna alla calma.
L’impegno maggiore per Urbano VIII in ambito politico è certamente il tentativo di risoluzione della sanguinosa “Guerra dei Trent’anni” sostenendo, soprattutto a livello economico, le campagne degli imperatori Ferdinando II e III nei loro sforzi di rievangelizzare i territori conquistati ai protestanti come la Boemia, la Moravia e la Slesia.
Urbano VIII, dopo un’iniziale neutralità, si schiera apertamente con la Francia (che tuttavia attacca le cattoliche Spagna e Austria Asburgica, dando un fondamentale sostegno alla parte luterana indebolendo così la spinta della Controriforma) persuaso, su “interessato” consiglio del cardinale Richelieu, che quest’alleanza sia il rimedio migliore contro il predominio della Spagna sull’Europa, considerato pericoloso per gli interessi del papato. Tuttavia, gli interventi di Urbano durante la guerra saranno spesso ondeggianti e poco incisivi.
Molto importante e vigorosa è l’opera di Urbano all’interno della Chiesa.
Con la costituzione del 1634, assegna in esclusiva al Papa le attribuzioni delle canonizzazioni e delle beatificazioni; introduce modifiche al messale romano; dà grande impulso all’attività evangelizzatrice, facendo diventare la nuova Congregazione della Propaganda Fide il cardine dell’attività missionaria (acquista come sede l’attuale palazzo situato in piazza di Spagna). Gli aspetti più importanti di quest’azione intra-ecclesia sono certamente il “Processo a Galileo” e l’attività dell’Indice.
Per quanto riguarda la vicenda di Galileo, Urbano VIII si rivela l’uomo giusto al momento giusto nel contrastare gli errori e una certa alterigia di Galileo, il quale dà in pratica dello sciocco al Papa nel suo libello Il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano, {libretto messo all’Indice un anno dopo la sua pubblicazione) nel quale asserisce (erroneamente) che le maree sono la prova dell’eliocentrismo e che solo alcuni “imbecilli” con la testa tra le nuvole possono sostenere il contrario; e tra questi c’è Urbano VIII.
Tra le numerose pubblicazioni condannate dall’Indice, la più importante è certamente quella in tre volumi Augustinus di Giansenio (1585-1638). In quest’opera il vescovo olandese reinterpreta in maniera perniciosa per la fede cattolica l’indagine sulla grazia e sulla predestinazione di S. Agostino (354430). Giansenio afferma che l’uomo, a causa del peccato originale, è destinato inevitabilmente alla perversione, al male e alla concupiscenza e può risollevarsi solo grazie al dono della grazia soprannaturale che Dio dona arbitrariamente a chi vuole, salvo propiziarselo con duri ascetismi e sacrifici.
Nel 1625 Urbano celebra il 13° giubileo della Chiesa. Le cronache parlano di un’affluenza piuttosto massiccia dei fedeli (si parla di oltre seicentomila pellegrini) e di personaggi illustri.
Come tutti i papi del periodo rinascimentale, anche Urbano si rivela un grande mecenate, favorendo lo stile artistico Barocco che ben si accorda con il suo desiderio di esibire l’onnipotenza di Dio e la grandezza del papato. Fa costruire dal Bernini, uno degli artisti con cui lavora di più, lo splendido baldacchino di bronzo sull’altare della Confessione in S.
Pietro, utilizzando alcune parti di fabbricati già esistenti, attirandosi gli strali dei nemici politici che lo fulminano con il detto: “Ciò che non hanno fatto i barbari, ha fatto il Barberini!”. Ma è un giudizio ingiusto perché, come nota lo storico del Papato Ludwig von Pastor, Urbano interviene su alcuni palazzi per togliere materiale in maniera che non vada a scapito dell’estetica. Acquista il palazzo di Castelgandolfo per fame la residenza estiva dei papi ed edifica diverse fontane famose, come la “Barcaccia” di piazza di Spagna, il “Tritone” di piazza Barberini e la fontana delle Api (il simbolo araldico della famiglia Barberini).
Tuttavia, la maggior realizzazione artistica rimane il grandioso palazzo Barberini che oggi ospita la Galleria d’Arte Antica a Roma. Compie notevoli sforzi anche per migliorare la situazione militare dello Stato della Chiesa, anche se trascina le finanze della Chiesa al passivo: potenzia Castel S. Angelo; restaura il porto di Civitavecchia; costruisce bastioni e piazzeforti con l’installazione di cannoni.
La notizia della morte di Urbano VIII il 29 luglio del 1644 è accolta dal popolo, oppresso soprattutto negli ultimi anni da un aumento vertiginoso delle tasse, con manifestazioni di giubilo.

 

 


 

IL TIMONE N. 86 – ANNO XI – Settembre/Ottobre 2009 – pag. 54 – 55

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