Vincenzo Gioberti nacque a Torino nel 1801. A ventiquattro anni fu ordinato prete e l’anno seguente diventò cappellano di corte. A un intenso impegno di studio, affiancò ben presto l’attività politica.
Conobbe Viesseux, Leopardi e Manzoni e lesse le opere di Rosmini e Galluppi. Nel 1833 lasciò la carica di cappellano di corte e fu esiliato a Parigi a causa di certe simpatie per le ideologie e i moti rivoluzionari degli anni trenta. La cultura francese non lo attrasse; anzi, lo sospinse verso un convinto recupero della fede cattolica e dell’idea monarchica. Per dieci anni insegnò filosofia a Bruxelles: fu questo un periodo decisivo per la maturazione del suo pensiero e a esso risale la composizione dei suoi scritti più importanti. lasciato il Belgio, fece ritorno a Parigi, da dove, nell’aprile del 1848, mosse. alla volta dell’Italia, ove venne accolto molto positivamente. Fece parte del governo Casati e nel dicembre del 1948 ebbe l’incarico di formare un nuovo esecutivo; dimessosi nel febbraio dell’anno successivo, venne nominato ministro plenipotenziario a Parigi. Ben presto, però abbandonò la carica e si ritirò a vita privata. Morì nella capitale francese nella notte tra il 25 e il 26 ottobre del 1852. Al pari di Rosmini, Gioberti comprese bene che l’errore capitale della filosofia moderna consisteva nel soggettivismo e si impegnò a contrastarlo cercando di fondare l’oggettività del conoscere. A questo riguardo, egli ritenne che alla base della conoscenza dovesse essere posta l’intuizione stessa di Dio, affermazione prima e incontestabile, unica garanzia di quell’oggettività tanto necessaria per sconfiggere gli esiti solipsistici e relativistici del pensiero moderno, malato, appunto, di sensismo, di materialismo e di soggettivismo: “un Atto di umiltà – scrive Gioberti – è il principio e la condizione della scienza. Sudditanza intellettuale: vera libertà.”
Posto Dio al centro e al fondamento della conoscenza e della realtà, Gioberti sintetizzò la sua dottrina in una celebre “formula ideale”, contenente due affermazioni che suonano nei termini seguenti: “l’Ente crea l’esistente” e “l’esistente ritorna all’Ente”.
In tale formula Giobertì tentò di riassumere filosoficamente il messaggio della rivelazione cristiana, secondo il quale tra il Creatore e le creature esiste un rapporto causale e finalistico: Dio crea l’uomo e l’uomo è chiamato a ricongiungersi a lui, operando una palingenesi che consiste in una rigenerazione soprannaturale di tutto il creato, idea questa che attribuisce alla riflessione giobertiana tonalità spiccatamente mistiche.
Tutto viene da Dio e tutto a Dio deve tornare: l’uomo che si oppone a questo ritorno, commette peccato.
Su tali basi, Gioberti costruì le sue dottrine morali e politiche. Giudicata astratta l’etica kantiana e insufficiente la fondazione puramente razionale di essa, il filosofo torinese considerò l’affermazione di Dio il presupposto irrinunciabile della vita morale, l’unico che avrebbe permesso, anche in campo etico, di sfuggire al relativismo e al soggettivismo. Emblematico è a questo proposito ciò che Gioberti pensa dell’amore: poiché alla base dell’amore di sé e degli altri vi è Dio, amando, l’uomo opera concretamente la palingenesi, e ciò è particolarmente vero nel caso del rapporto coniugale, in cui egli vede un’autentica prefigurazione della purificazione e della restaurazione morale dell’umanità.
E come nell’atto morale buono Gioberti ravvisò un giusto equilibrio fra libera scelta e componente emotiva, fra arbitrio e affetto, così vide in un altrettanto giusto equilibrio fra attaccamento alla tradizione (momento affettivo) ed esigenza di innovazione (momento della libertà) la chiave di volta di una retta concezione politica: per questo egli optò per la soluzione federalista che, a suo giudizio, era in grado di coniugare il liberalismo e l’ideale dell’unità dell’Italia con il rispetto della tradizione regionalistica; la convinzione che a capo di questa federazione dovesse porsi il Papa rispondeva coerentemente all’idea centrale dell’intera filosofia del Gioberti.
Ha scritto Armando Rigobello:· “Se diamo uno sguardo d’insieme alla dottrina morale, alla filosofia della storia, al programma politico giobertiano, li vediamo articolarsi armonicamente attorno al centro metafisico-gnoseologico del sistema e disegnare, a livello etico e a livello storico, di cui la politica è uno strumento, un analogo della «formula ideale». Si tratta di un ritorno (platonico o meglio neoplatonica) all’Uno, realizzato al livello di volontà singola e di divenire storico, e proposto come programma di attività politica”.
Temperamento scontroso ed estremamente polemico, Gioberti si trovò al centro di numerosi attacchi e di critiche, e nelle sue opere furono ravvisati elementi non compatibili con l’ortodossia cattolica, tanto che esse vennero messe all’indice: le accuse più ricorrenti riguardavano uno scivolamento nell’immanentismo e nel panteismo e un’eccessiva acquiescenza nei confronti della cultura dell’epoca moderna. Da tempo, la critica guarda a Gioberti come a una “figura genuina di grande filosofo” (C. Mazzantini), protagonista di un percorso intellettuale complesso, ma sicuramente fecondo, e di un tentativo interessante, ancorché incompiuto e difettoso, di una sintesi tra tradizione cattolica, filosofia moderna e aspirazioni naturali.
GLOSSARIO
Solipsismo (dal latino solus ipse = io solo): teoria estrema, per cui si immagina di essere l’unica vera realtà, mentre tutto il resto è rappresentazione.
Sensismo: dottrina filosofica che riduce la conoscenza a sensazione.
Soggettivismo: teoria filosofica che ripone ogni valore di verità o di bene in ciò che si pensa o si desidera, senza aggancio a una norma oggettiva.
Palingenesi (dal greco palin = di nuovo e ghénesis = nascita): nuova nascita o rinnovamento del mondo, come ipotizzato da alcuni filosofi greci.
Panteismo (dal greco pan = tutto e theos = Dio): dottrina che identifica Dio con la natura o con lo spirito universale.
(Tratto da: Antonio Livi, La filosofia e la sua storia, Dante Alighieri, Città di Castello (PG) 1997, vol. III, tomo 2).
BIBLIOGRAFIA
È in corso la pubblicazione dell’Edizione nazionale degli scritti di Gioberti sotto il titolo Opere edite e inedite di Vincenzo Gioberti, a cura dell’Istituto di Studi Filosofici, Roma-Milano 1938 e seguenti.
U. A. Padovani, Vincenzo Gioberti e il cattolicesimo, Vita e Pensiero, Milano 1927.
L. Stefanini, Gioberti, Bocca, Milano 1947.
TIMONE N. 19 – ANNO IV – Maggio/Giugno 2002 – pag. 28 – 29