Lunedì 03 Novembre 2025

Quel sepolcro vuoto non è la nostra ultima dimora!

Nel giorno della Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo l'omelia di don Fabrizio Porcella.

Quel sepolcro vuoto non è la nostra ultima dimora!
Le donne che hanno seguito Gesù in vita, non lo abbandonano neppure ora, dopo la morte; si recano, la mattina presto, al sepolcro recando con sé gli aromi per l'imbalsamazione. Ma vengono sorprese da un evento inaspettato: la pietra che sigillava il sepolcro è rimossa ed il sepolcro è vuoto! Due angeli danno loro l'annuncio di Pasqua: non cercate tra i morti Colui che è vivo. Coloro che camminavano sui noti sentieri della morte, si trovano ora a camminare su una strada nuova, quella della resurrezione dai morti. Capita anche a noi di camminare nella vita senza aspettarci nulla di nuovo, ma solo un ineluttabile precipitare verso una tomba; alla fine tutto è noto, tutto è vecchio, tutto è morte. Sì,  cerchiamo magari di rendere più gradevole quel sepolcro, di profumarlo con aromi: così chiamiamo la morte "scomparsa", "dipartita", " è venuto a mancare", ma la direzione dei nostri passi non cambia: destinazione tomba. Nemmeno tutto l'amore che quelle pie donne nutrivano per Gesù le aveva fatte sospettare che ci sarebbe stata la resurrezione. Spesso, nel percorrere i sentieri polverosi di un'esistenza faticosa, anche noi cristiani ci dimentichiamo delle parole di Gesù. Dicono gli angeli alle donne: "Ricordatevi come vi parlò... bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato... crocifisso e risorga il terzo giorno". Le donne non ci pensavano più; noi, molte volte, non ci pensiamo più, non ci ricordiamo che alla fine del nostro percorso  - dopo la Croce! - non c'è la putrefazione di una tomba, ma un sepolcro vuoto, una Pasqua! È vero, non ci viene risparmiato il doloroso camminare,  la Croce appunto,  non ci viene tolta la tragica esperienza della tomba, ma ci viene assicurato che se rimarremo fedeli a Cristo anche nella prova, quella tomba non sarà la nostra ultima dimora. Per cui: Buona Pasqua di resurrezione, con la convinzione che essere uniti al Crocifisso vuol dire essere poi commensali del Risorto e condividere il suo identico destino.

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