La scena del vangelo di questa domenica è una scena intima, è una scena di amicizia. Gesù sta andando a Gerusalemme e poco prima di arrivare, dopo aver attraversato il duro deserto di Giuda, si ferma nella località di Betania. Ha bisogno di un luogo accogliente per riposarsi un po' e si ferma a casa di questi cari amici: Marta, Maria e Lazzaro. Tre fratelli.
Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è fatto un uomo vero e completo: ha un cuore capace di affetto, nulla di ciò che è positivamente umano gli è estraneo, e anche l’amicizia è una di quelle esperienze che sono state tanto care a Gesù.
Siamo commossi davanti al creatore dell’universo che si fa benevolo e familiare con queste sue piccole creature. Siamo anche commossi che l’Unigenito del Padre per cercarci si è fatto viandante e ha percorso le polverose strade della Palestina nella speranza di essere ospitato, ristorato, consolato da noi. Non solo dunque con l’amicizia si è fatto simile a noi, ma addirittura ha voluto farsi bisognoso di noi.
Gesù cerca un po' di posto, e di accoglienza nella nostra vita. Quante volte nelle apparizioni a diversi santi mistici, come nelle apparizioni del S.Cuore a S.Margherita Maria Alacoque, ha quasi mendicato l’amore e la consolazione degli uomini. « Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini…ma che riceve solo da essi ingratitudine, freddezze e indifferenza!»
Tanti cristiani “non hanno tempo” per Gesù, per Lui fatto uomo, per Lui il figlio di Dio e di Maria, presente notte e giorno in mezzo a noi soprattutto nel Santissimo Sacramento custodito in tutti i Tabernacoli delle nostre chiese. E’ soprattutto lì che vuole essere amato e ospitato in cuori amanti di Lui.
Gesù vuole essere mendicante sulla soglia della nostra casa: un mendicante che chiede solo un po' d’amore. Non vuole le nostre cose, vuole noi: vuole i nostri pensieri, i nostri sentimenti, la totalità di quello che siamo.
E’ però un insolito mendicante: più che ricevere, dona; più che farsi aiutare, arricchisce; più che farsi accettare, ci accetta e ci innesta nella sua stessa realtà.
Ci conviene quindi aprire la porta a questo divino mendicante, accoglierlo, ospitarlo, consolarlo, amarlo, soprattutto donando del tempo all’adorazione eucaristica. E’ lì che sembra che siamo noi a dargli tempo e affetto, e in realtà scopriamo pieni di stupore che è invece Lui che ci da tutto!
Scrive a ragione S.Ambrogio: «Tutto abbiamo in Cristo. Ogni anima gli si avvicini. O che sia malata per i peccati del corpo o come inchiodata dai desideri mondani oppure ancora imperfetta, ma sulla via della perfezione grazie all’assidua meditazione…ogni anima è in potere del Signore, e Cristo è tutto per noi. Se vuoi curare una ferita Egli è medico; se sei riarso dalla febbre, è fontana; se sei oppresso dall’iniquità, è giustizia; se hai bisogno di aiuto, è forza; se temi la morte, è vita; se desideri il cielo, è via; se fuggi le tenebre, è luce; se cerchi cibo, è alimento».
Dunque «gustate e vedete quanto è buono il Signore, beato l’uomo che in Lui si rifugia» ( De virginitate, 99)