Il Giubileo del Monastero Wifi e quei duemila che non fanno notizia (ma dovrebbero)
Giunto ormai alla settima edizione, il capitolo generale dell’apostolato nato da Costanza Miriano quest’anno ha preso la forma di un pellegrinaggio nel cuore di Roma e della cristianità. E ha tenuto i numeri – sorprendenti – di sempre.
Possono passare inosservate più di duemila persone che attraversano la città eterna a piedi, dalla Basilica di San Paolo Fuori le Mura alla Basilica di San Pietro, in un assolato sabato di settembre? Sicuramente sì visto il fiume di gente che si è riversato sulla capitale in questo anno giubilare che ha visto affacciarsi alla finestra un nuovo papato e salire agli onori degli altari due santi giovani come Carlo Acutis e Piergiorgio Frassati. E’ strano però come un simile evento non sia diventato una notizia almeno per la cattosfera così attenta alle nuove forme di evangelizzazione, al protagonismo dei laici, alla alla riscoperta di una fede vissuta con la carne, lungo le strade del mondo. Già, questo pellegrinaggio silenzioso e potente – il VII Capitolo Generale del Monastero WiFi – non ha fatto rumore, forse perché non cercava visibilità, ma conversione.
«I viaggi più importanti che facciamo – ha detto don Riccardo Cendamo, viceparroco a Santa Antiada Thouret a Roma che ha tenuto la prima catechesi nella Basilica di San Paolo – non sono per trovare qualcosa di nuovo, i viaggi più importanti della nostra vita sono sempre un ritorno, non è una scoperta, anche il Giubileo funziona così». Dopo di lui Padre Mauro Giuseppe Lepori, abate generale dei cistercensi: «Cristo è la porta che ormai rimane sempre aperta per offrire alla nostra vita, e a tutto ciò che la vita comporta, di bene e di male, di gaudioso o doloroso, il passaggio luminoso e glorioso della Redenzione pasquale. Cristo è la porta che ci chiama ogni giorno, ogni istante, in ogni circostanza a passare in Lui dalla nostra morte alla sua vita eterna. Cristo è la porta che cammina con noi per rendere possibile il grande pellegrinaggio della Pasqua, così che ogni passo, ogni piccolo passo quotidiano, fino all’ultimo della nostra esistenza, vive la pienezza di senso che dall’origine ci porta al destino».
Poi i duemila monaci 2.0 si sono messi in cammino, a piedi, lungo il Tevere, pregando il Rosario con le meditazioni di don Massimo Vacchetti e don Francesco Buono, un fiume orante che ha attraversato la città eterna senza clamori mediatici, un Giubileo condiviso, nell’offerta della propria fatica come atto d’amore. Ha ricordato Padre Maurizio Botta, viceparroco a Santa Maria in Vallicella, a Roma, nella catechesi sul lungo Tevere: «Farete questi passi e saranno passi di perdono, cioè in ogni singolo passo state perdonando di più chi vi ha fatto del male rispetto a quando eravate partiti. Altrimenti, ve lo richiedo, se non state provando l'attrazione che Gesù esercita su di voi, ma che cosa siete venuti a fare? A giocare? Avrete bisogno di vedere che nel club c'è ancora qualcuno? Volevate non sentirvi soli e vedere che qualche cattolico c'è ancora in giro? Davvero, davvero? O state camminando perché volete diventare, con la grazia di Dio,figli di Dio, cioè quelli che non giudicano, quelli che non condanno, quelli che perdonano, quelli che pregano per i nemici, quelli che amano tutti come ama Gesù. Ecco, ecco perché Gesù ci dice: "Chiedete, bussate, cercate". Ecco perché come qualsiasi pellegrinaggio bisogna stare in una mendicanza, stare lì, chiedere, bussare, cercare… Chiedere lo Spirito per che cosa? Per amare».
Una storia che avrebbe dovuto far notizia perché quelle duemila persone non fanno parte di un movimento, un’associazione, un comitato, sono solo “monaci wifi”, cercatori di Dio nel mondo contemporaneo, digitalizzato ma frammentato, connesso ma sempre più confuso, giunti a Roma senza input ma solo animati dal desiderio di pregare insieme.
L’incontro è culminato nella Messa celebrata da padre Aurelio Gazzera , Vescovo Coadiutore di Bangassou (Repubblica Centrafricana) e si è chiuso con il messaggio che Papa Leone ha mandato ai “monaci wifi” tramite Costanza Miriano, giornalista, scrittrice e anima di questo apostolato nato da un libro e portato avanti da un’amicizia. «Sua santità, grato per i sentimenti che hanno suggerito tale gesto, (cioè l’invito a partecipare monastero) esorta a perseverare nell’attività orante, perché ognuno di noi trovi consolazione nel rapporto personale con Gesù e impari dal suo cuore la compassione per il mondo, dove il Signore è la fonte da cui scaturisce ogni consolazione. Con tali auspici, Papa Leone XIV volentieri imparte la desiderata benedizione apostolica, con l’augurio di sperimentare, insieme a quanti si sono uniti nel premuroso attestato di ossequio e alle persone care, la forza illuminante dello Spirito Santo e dei suoi ineffabili Doni».
Appuntamento al prossimo anno con il Capitolo dedicato a “Maria, Madre della Chiesa”.