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Tra 2020 e 2021 ci ostiniamo a dire Te Deum laudamus
NEWS 1 Gennaio 2021    di Francesco Cavina

Tra 2020 e 2021 ci ostiniamo a dire Te Deum laudamus

Abbiamo concluso questo anno drammatico con le immagini, per rimanere vicino a noi, del pesante scisma che ha colpito la Croazia e con le notizie delle continue violenze, per non dire persecuzioni, di cui sono oggetto persone ed istituzioni cristiane, in diversi paesi europei.

L’esperienza che stiamo vivendo, segnata da fatica e grande dolore, provoca la ragione umana a trovare una risposta ad un interrogativo che ormai è divenuto ineliminabile: tutta la nostra vita si esaurisce dentro al tempo? L’uomo è prigioniero del tempo? Siamo costretti a navigare sempre a vista oppure abbiamo la possibilità di orientarci verso un porto definitivo e sicuro?

Queste domande sono ineliminabili alla ragione perché nel corso dell’anno che si è appena concluso, a causa del covid – la cui origine resta un enigma – è stata distrutta la pretesa dell’uomo, di potersi sostituire a Dio, rinnegando, così, l’unica vera certezza, la sola base del sapere, e cioè il riconoscimento che l’esistenza non è da noi, ma dono.

L’utopia, che ci portava a crederci “autosufficienti” e fautori del nostro destino, è stata sostituita, per cacciare dalla mente i pensieri sul nostro destino mortale, da due posizioni. La prima è il ritorno ad una visione fatalista della vita, che un amico ha espresso con la crudezza di queste parole: «chi tra le due disgrazie (covid o terremoto) ci ammazzerà?». La seconda esprime, invece, la visione retorica di chi fa appello alla volontà di ricominciare o continua a ripeterci che tutto, comunque, andrà bene.

Ben diverso è l’atteggiamento della Chiesa, la quale si congeda dall’anno che si conclude con il “Te Deum”, un canto di lode e di ringraziamento, con il quale essa si ostina a proclamare al mondo che Dio si è fatto uomo per salvarci. C’è dunque, Qualcuno, che se accolto, è capace di dare senso a tutto perché in grado di farci risorgere ed approdare ad una meta di bene. «In Te abbiamo sperato». In Te, Signore, – riaffermiamo questa sera – è la nostra speranza.

Nel Vangelo abbiamo sentito: «I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio». Che cosa è accaduto nella loro vita? Hanno trovato «un Bambino» che è il Figlio di Dio entrato nel mondo per farci diventare a nostra volta figli del Padre suo. Da quel momento hanno conosciuto che il loro destino era un Destino di Eternità, di Vita eterna. Certo, esternamente la loro vita non è cambiata, ma è cambiato l’orizzonte ultimo in cui si è svolta e si svolge la loro e la nostra esistenza: non più la morte, ma l’eternità. Siamo, dunque chiamati «a riscoprire la preziosità della nostra adesione a Cristo, colui che resta, che resterà sempre» perché eternamente vivo e con il fulgore della Sua presenza costantemente ci conforta, fino a quando Dio non sarà “tutto in tutti”.

La Vergine Maria interceda presso il Figlio Suo per la nostra salvezza e quella del mondo intero.


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