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Aborto, il vescovo sfida il presidente argentino
NEWS 19 Novembre 2020    di Andrea Zambrano

Aborto, il vescovo sfida il presidente argentino

Ci sono vescovi che le cantano ai presidenti della Repubblica e che avrebbero da insegnare qualche cosa anche in Italia. Succede in Argentina dove il presidente Alberto Fernandez ha appena portato in Parlamento il progetto di liberalizzazione totale dell’aborto. Era una promessa elettorale con la quale il peronista aveva guadagnato la Casa Rosada, ma la pandemia aveva congelato l’iter che si era già arenato nel 2018 con un clamoroso voto in Senato. Ora Fernandez ha deciso che i tempi sono maturi, anche se la pandemia in Argentina sta continuando, e ha mollato gli ormeggi.

Sul suo cammino però ha trovato un vescovo che non gliele ha mandate certo a dire. È monsignor Alberto Bochatey, presidente della commissione episcopale di pastorale della Salute e vescovo ausiliare di La Plata. Su Fernandez, il monsignore non ha certo usato parole all’insegna del politically correct: «E’ chiaro che il presidente Fernández sia fortemente compromesso con i gruppi e le lobby abortiste”. Le parole di Bochatey sono state pronunciate ai microfoni dell’emittente cattolica Radio Grote, nel corso della trasmissione en clave grote condotta da Tito Garabal.

Bochatey ha ribadito che «è davvero penoso che il presidente voglia dare compimento alla sua promessa in campagna elettorale dato che tutte le altre promesse non le ha mantenute, visto ad esempio l’aumento dei disoccupati da licenziamento. Mi porta a credere che stia usando il tema dell’aborto come uno schermo, è davvero miserabile». Il vescovo ausiliare de La Plata ha ricordato che dal dicembre scorso «praticamente il 95% delle istituzioni nazionali aderiscono al protocollo dell’aborto, perché allora si insiste con una legge dato che l’aborto si sta praticamente realizzando?». Infatti, la sola città di Buenos Aires ha registrato solo nello scorso anno, più di 8000 aborti e quest’anno sono già 4000. «Con l’approvazione della legge – ha insistito – sarebbe la prima volta che il legislatore argentino dopo più di 200 anni di vita della nostra democrazia assume una legge per uccidere, noi non abbiamo mai avuto una legge per uccidere gli esseri umani e ora dobbiamo introdurla per i bambini».

Bochatey ha inoltre fatto le pulci alle cifre messe in campo dalle lobby color verde: «Con tutti i “progressi” e i milioni di pesos spesi in anticoncezionali che vengono distribuiti è mai possibile che si continui a dire che ci sono tra i 370 e i 500 mila aborti in Argentina? Equivarrebbe a dire più di 1000 aborti al giorno e 50 all’ora. Non c’è nessun sistema sanitario che potrebbe reggere a numeri del genere. Sempre sul versante della demolizione delle fake news che girano, Bochatey ha chiesto provocatoriamente: «Parlano di tante donne morte a causa degli aborti clandestini. Eppure, se ci sono così tante donne che muoiono a causa di questo dove sono i cadaveri? Dovrebbero essere sepolte, un medico dovrebbe compilare un certificato di morte e i famigliari dovrebbero portarle al cimitero. Quindi nessun famigliare ha mai denunciato niente a nessuno?

Le parole di Bochatey hanno colto nel segno se il diretto interessato, il presidente in persona ha sentito il bisogno di intervenire rispondendo direttamente al vescovo: «Gli unici compromessi che ho fatto sono con lo Stato e con tutte le gestanti per i loro progetti di maternità e per prendersi cura della vita e della salute anche di chi ha deciso di interrompere la gravidanza». Ma la vita e la salute non è quella dei bambini, però.


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