di Laura Bencetti
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Sembra uno scherzo ma purtroppo è la triste realtà. Dopo i libri che promuovono le favole gay, arriva il libro che promuove l’aborto.
Si intitola “Sorella Mela, Sorella Maiale”. Scritto da Mary Walling Blackburn, la storia segue Lee, 3 anni, come un lui (o una “lei”, come ha sottolineato l’autrice) alla ricerca della sorella – che potrebbe essere una mela, un maiale, o altro.
Durante la storia, Lee decide che sua sorella è “un fantasma felice”, arrivando a dire di essere contento che sua sorella non sia in giro “a scomodare” i suoi genitori.
“Lee è l’unico figlio di papà e di mamma, per ora, anche se una volta c’era una sorella”, esordisce il libro. “Dove vive la sorella ora?”
È Lee che lo spiega al papà: “Beh, lei viveva dentro mamma ed ora non più […] lei ha vissuto prima di me, ma la mamma non poteva tenerla. Mamma dice che è un fantasma”.
Quando il papà le chiede se questa cosa lo rende triste o lo spaventa, Lee risponde con sicurezza: “Non sono triste che mia sorella sia un fantasma! Se aveste tenuto mia sorella, sareste diventati stanchi, tristi, e pazzi!”
Alla richiesta del motivo di questa affermazione, il bambino ribatte con altrettanta sicurezza che se sua sorella fosse nata, loro due avrebbero litigato sempre e la mamma non avrebbe avuto potuto comprare abbastanza cibo per entrambi, né avrebbe avuto il giusto tempo da dedicargli.
“Naturalmente” il papà osserva che si tratta di buone ragioni, e che forse Lee avrà un’altra sorella quando ci saranno più tempo e più soldi.
Durante tutto l’arco di questa storia grottesca, il bambino continua a confrontarsi sull’argomento con gli adulti che gli stanno accanto (il papà, lo zio, “l’amico dello zio”), cercando di dare lui stesso le spiegazioni del gesto compiuto dai genitori, quasi a giustificarli.
“Mamma ha avuto un aborto prima di avere me, ma – rassicura lo zio – mia sorella è un fantasma felice!”
E quando l’amico dello zio, Jess, chiede dove si trovi la sorella fantasma, Lee risponde che sua sorella ha le cose sue da fare, ma che “[…] ritorna quando la chiamo … se ho bisogno di lei”.
Il libro è dedicato “Ai piccoli amici, terreni e non” con un particolare avvertimento dell’autrice: “masochisti, guardate altrove” perché “tra queste pagine non troverete il “lusso del dolore”, né un forte senso di colpevolezza o di colpa pungente”.
Nei ringraziamenti, la Blackburn ha inserito la sua “sorella fantasma”, spiegando, in una nota, che il protagonista del libro “mitiga un possibile disagio psichico represso attraverso la formazione attiva di un alleato contro quell’ansia… un vero e proprio stratagemma politico… quando succede che il dolore e la paura diventino leggeri e proficui?”
Abraham Adams di Artforum ha presentato il lavoro della Blackburn come un “libro per bambini pro-choice”, precisando che in realtà non è indirizzato ai bambini ma che si tratta di una provocazione per gli adulti, un concetto che esegue la forma in quello che l’artista ha definito come una sorta di resistenza”.
La stessa Blackburn, ha descritto il libro come “il gioco dello sciocco, con la gente anti-abortista”, riferisce il Blaze Mike Opelka.
All’inizio di quest’anno, in uno dei suoi spettacoli d’arte, intitolato un “Giardino anti-fertilità” (“un antidoto per il carico che hanno le donne del controllo delle nascite, la risposta alla repressiva legislatura del Texas”) l’autrice ha letto il suo “capolavoro”. La scenografia comprendeva una bara dalle dimensioni di un feto ricoperta di glassa al cioccolato, sotto un dipinto commemorativo della data dell’aborto, nello stile dell’artista giapponese On Kawara.
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